Negli Statuti regionali approvati dopo le riforme costituzionali del 1999/2001 entra a far parte una nuova forma di controllo fino a quel momento poco utilizzata: il “controllo sull’attuazione delle leggi e la valutazione degli effetti delle politiche”.
Questa formulazione mette in evidenza la duplice natura dell’attività informativa destinata ai membri delle Assemblee legislative.
Da un lato si “controlla l’attuazione" delle leggi, cioè si verifica l’esecuzione delle disposizioni contenute nelle norme e si cerca di comprendere quali siano state le concrete modalità d’attuazione, se vi siano stati deficit nella loro implementazione e quali siano i motivi di eventuali ritardi o inadempienze.
Dall’altro si “valutano gli effetti" delle politiche. Si cerca cioè di verificare se specifiche ricette di policy, contenute nelle leggi e, quindi, approvate in passato dalla stessa Assemblea regionale, si siano rivelate efficaci nell’affrontare determinati problemi collettivi.
Questa funzione cambia focus e dall’indagine su ciò che è stato o non è stato effettuato dall’Esecutivo passa prima ad analizzare il processo di implementazione (controllo dell’attuazione delle leggi), poi verifica il cambiamento apportato nell’ambito che la legge intendeva modificare (valutazione delle politiche).
Sono due momenti entrambi indispensabili, ed il primo è propedeutico al secondo.
Questa nuova interpretazione ha trovato collocazione all’interno degli Statuti di molte Regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Friuli Venezia Giulia ecc.) che aderiscono al progetto CAPIRe.
In tutti questi Statuti c’è stata la volontà di introdurre un’attività conoscitiva dai contenuti nuovi ed infatti non ci si limita soltanto ad introdurre affermazioni di ordine generale ma si prefigura l’impiego di strumenti innovativi e meccanismi legislativi, che hanno la funzione di guidare e al tempo stesso di legittimare la successiva attività di controllo e valutazione.
Tra questi meccanismi nuovi spiccano le cosiddette clausole valutative.