(Acs) Perugia, 7 marzo 2011 - “L'azienda 'Merloni' (stabilimento di Colle di Nocera Umbra) rappresenta l'emblema della crisi economica e produttiva dell'Umbria. Per di più la crisi di questa azienda morde nell'area economicamente più debole di tutto il territorio regionale”. Lo scrive, in una nota il consigliere regionale Orfeo Goracci (Prc-Fed.Sin.) che, nel ricordare di aver “seguito direttamente, in vari ruoli istituzionali la vicenda”, sottolinea come la crisi dell'azienda abbia messo in ginocchio oltre mille lavoratori diretti e altrettanti legati all'indotto.
Goracci rimarca come dagli “importanti” incontri tra i presidenti delle Regioni Marche ed Umbria con i potenziali acquirenti (cinesi in primo luogo) e “dalle descrizioni e dalle letture si alternano speranze e preoccupazioni. I punti di vista anche per quanto riguarda il mondo del lavoro non sono univoci. Il Governo – osserva Goracci - deve e dovrà fare molto di più, perché – ribadisce l'esponente di Rifondazione comunista - la crisi dell'Antonio Merloni in questa area appenninica, in maniera proporzionale pesa molto di più di quanto non abbia pesato la crisi dell' Alitalia per l'intero Paese”.
“I presidenti Catiuscia Marini (Regione Umbria) e Gian Mario Spacca (Regione Marche), gli assessori delegati che seguono la vicenda, come 'il nostro' Gianluca Rossi, hanno conoscenze, autorevolezza, sensibilità per conseguire dei risultati concreti. Potrà sembrare pleonastico, - sottolinea Goracci - ma credo che non sarà inutile ribadire che certamente Governo, Regioni, istituzioni locali, mondo del credito e associazione degli industriali (soggetti questi ultimi spesso assenti, non ci sono quando c'è da fare o dare, sempre presenti quando c'è da da prendere o da spartire) faranno la loro parte rapportandosi con i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali. Tutto ciò – continua – potrà però avvenire soltanto se ci saranno garanzie e certezze occupazionali per tutti i lavoratori dell'Antonio Merloni. Senza questa precondizione – puntualizza Goracci - non ci possono essere margini, e pur senza rinnegare le mie visioni 'internazionaliste' non posso non ricordare che se si procederà con smembramenti e spacchettamenti sarà evidente che l'impianto e le prospettive dello stabilimento di Colle di Nocera (e dunque della parte produttiva dell'Umbria) saranno infinitamente più negative della situazione che attualmente insiste su Fabriano”.
In conclusione, per Goracci “è opportuno trovare una forma di comunicazione istituzionale volta al coinvolgimento e all'informazione di tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti e interessati dalla vicenda dell'azienda 'Antonio Merloni'”. RED/as