(Acs) Perugia, 23 maggio 2013 - “Chiarire con quale criterio Umbria Mobilità ha assunto un manager, proveniente tra l'altro da fuori regione, che ha dimostrato più volte nella sua carriera scarse capacità di gestione (con accertate irregolarità, relative al periodo in cui prestava servizio presso l'Apam di Mantova), impiegando ingenti risorse economiche seppure non riesca a garantire stabilmente gli stipendi ai propri dipendenti”. Lo chiede, con una interrogazione rivolta all'Esecutivo di Palazzo Donini, il consigliere regionale Massimo Monni.
“Nonostante la grave crisi finanziaria che sta attraversando – spiega Monni - Umbria Mobilità nel novembre scorso ha stipulato un contratto di lavoro a tempo indeterminato con l'ex amministratore delegato dell'azienda di mobilità pubblica del Comune di Mantova (Apam). Il dirigente neo assunto di Umbria Mobilità percepisce una retribuzione complessiva annua lorda di 200mila euro, oltre agli incentivi che non sono inferiori al 20 per cento della retribuzione annua. Inoltre, come si evince dal contratto, vengono assegnati, anche per uso personale, un appartamento di servizio, un'autovettura e un telefono cellulare, i cui valori in termini di beneficio vengono determinati in base alle normative vigenti. Inoltre, nel caso di utilizzo del servizio ferroviario, in luogo dell'autovettura aziendale, le spese sostenute vengono rimborsate”.
Secondo l'esponente dell'opposizione “a conti fatti il nuovo amministratore delegato di Umbria Mobilità percepirà una retribuzione di gran lunga maggiore persino a quella della presidente della Giunta regionale. Il nuovo manager, come si evince nell'articolo pubblicato sulla Gazzetta di Mantova (dal titolo “Ancora una multa, ma stavolta Apam paga. Subappalti nel mirino” http://goo.gl/lxnx9), quando era ai vertici dell'azienda di mobilità Apam ha dovuto pagare una sanzione di 10.800 euro per subappalti irregolari al fine di evitare un procedimento penale. E non si trattava nemmeno della prima volta in cui i vertici della società di mobilità mantovana si vedevano costretti a pagare sanzioni per irregolarità con l'ispettorato del lavoro”. RED/mp