UMBRIA MOBILITA': “NON PRIVATIZZARE L'AZIENDA, MA SERVE LIQUIDITÀ PER GARANTIRE I SERVIZI E GLI STIPENDI” - AUDIZIONE DEI SINDACATI DA PARTE DEL COMITATO DI MONITORAGGIO

Servono risorse subito per garantire la continuità dei servizi ai cittadini e gli stipendi ai 1500 lavoratori di Umbria mobilità, senza contare le centinaia di persone che lavorano nell'indotto. Nell'audizione di oggi, effettuata dal Comitato di monitoraggio e vigilanza sull'amministrazione regionale, i sindacati chiedono alla Regione di intervenire garantendo la liquidità che manca all'azienda e che le banche non concedono in assenza di un Piano industriale e di un contratto di servizio.

Data:

26 Feb 2013 00:00

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(Acs) Perugia, 26 febbraio 2013 – La soluzione ai problemi di “Umbria mobilità” non è la privatizzazione dell'azienda ma una immissione di liquidità che garantisca la continuità dei servizi per i cittadini e la continuità reddituale per i 1500 lavoratori e per le centinaia di fornitori che fanno parte dell'indotto. Le banche non concedono più credito in assenza di un piano industriale e di un contratto di servizio che garantisca le entrate nel tempo. Senza contare il problema dei mancati introiti relativi alla partita del trasporto pubblico su Roma. L'azienda unica dei trasporti pubblici in Umbria è ancora strategica nella politica regionale o si pensa di cedere un servizio per sua natura pubblico ai privati? Sono i quesiti rivolti nell'audizione di oggi dai sindacalisti del settore trasporto pubblico ai membri del Comitato di monitoraggio e vigilanza sull'amministrazione regionale, che ha deciso di approfondire le problematiche in cui versa l'azienda, di cui la Regione Umbria è socia al 20 per cento.


 

Nel prendere atto delle istanze dei lavoratori, il Comitato di monitoraggio, presieduto da Maria Rosi (Pdl), si metterà al lavoro per redigere un atto di indirizzo che metta il Consiglio regionale nelle condizioni di decidere quale sia la migliore soluzione ai problemi di un'azienda che, è stato assicurato ai lavoratori, rappresenta un capitale che non si intende disperdere né svendere. Il consigliere Massimo Buconi (Psi) ha detto che per valutare la situazione nella sua interezza “occorrerà sentire anche la parte che ancora manca, dopo aver ascoltato l'assessore regionale competente e l'azienda, vale a dire i cittadini utenti dei servizi”. Per Paolo Brutti (IdV) devono essere prese in considerazione altre soluzioni, come quella di un prestito a breve che l'azienda potrà restituire visto che le potenzialità non mancano.


 

Sono state anche altre le considerazioni fatte dai rappresentanti sindacali sulle vicende di Umbria mobilità: Gianluca Giorgi (Fit Cisl) stigmatizza il fatto che a fronte di stipendi medi che si aggirano sul migliaio di euro “c'è un amministratore che ne guadagna 400mila”; secondo Roberto Perfetti (Ugl trasporti) il Comitato di vigilanza sull'amministrazione regionale “dovrebbe indagare su quella che è – a suo parere – un'assunzione illegittima, perché l'amministratore è componente del Cda e come tale non può superare lo stipendio del presidente della Regione, eppure per raggiungere la cifra sopra menzionata è stato anche assunto a tempo indeterminato come direttore di esercizio, carica però che nella pubblica amministrazione – ha sottolineato - può essere affidata solo dietro espletamento di concorso pubblico”. Per Cristiano Tardioli (Cgil) c'è anche “l'amaro in bocca perché non si intravede alcun percorso di chiarezza e di richiamo alle responsabilità di chi ha generato questa situazione anzi, alcuni membri del vecchio Cda dimissionario sono ancora nelle società controllate da Umbria mobilità”. Per Gianluigi Morozzi (Orsa) l'azienda “è ormai allo stremo, al punto che non si fa più manutenzione sui mezzi e senza l'immissione di risorse economiche nell'immediato, l'intera macchina potrebbe bloccarsi”. PG/

Ultimo aggiornamento: 26/02/2013