(Acs) Perugia, 22 maggio 2013 - Il consigliere regionale Paolo Brutti (Idv) critica la decisione degli enti proprietari di cedere Umbria Mobilità ai privati. “Stando a quel che si dice – spiega l'esponente dell'Idv - la scelta dovrebbe cadere su Busitalia di Ferrovie dello Stato, con condizioni che camminano sul filo del codice penale e conseguenze che aggraveranno i costi a carico degli enti locali e metteranno a rischio la sorte di mille e cinquecento lavoratori ”.
Brutti spiega che da parte dei soci “si è scelta la via della privatizzazione dell'azienda mediante lo scorporo del ramo di impresa che gestisce il servizio, mettendolo sul mercato, in tutto o in parte maggioritaria. La via scelta dalle amministrazioni – aggiunge - è la peggiore possibile ed espone i lavoratori di Umbria Mobilità ai maggiori rischi, aldilà di ciò che si pensi sulle privatizzazioni dei servizi pubblici che per essere produttive devono essere accompagnate dall'apertura del servizio alla concorrenza, altrimenti non si fa altro che sostituire un monopolio pubblico con uno privato. Il nuovo gestore – sostiene Brutti - entra in una società definita dagli stessi proprietari 'gravemente malata e bisognosa di una cura da cavallo'. E il nuovo proprietario gliela somministrerà ben oltre il pareggio dei disavanzi attuali, perché dovrà ripagarsi anche del costo dell'acquisizione del ramo d'azienda”.
Secondo Brutti “oltre la macelleria sociale che si profila, questo vuol dire che il costo del servizio e i relativi corrispettivi a carico degli enti locali sono destinati ad aggravarsi di molto e, penso, sarà la dote con cui verrà sedotto il futuro acquirente. Perché, allora, non dare questa possibilità alla gestione attuale di UM che è stata condotta in condizione di perdita strutturale nelle attività umbre proprio per l'insufficienza del contributo pubblico? È chiaro che la volontà di cedere a terzi prevale sul buon senso e autorizza ogni tipo di illazione sulla scelta preordinata del nuovo gestore, che, stando a quel che si dice, sarebbe Busitalia di Ferrovie dello Stato. Attenzione, perché si sta camminando sul filo del codice penale”.
“La sorte di mille e cinquecento lavoratori – conclude Brutti - dipende dalle scelte che si compiranno. Sono certo che i lavoratori di UM non accetteranno supinamente decisioni immotivate che mettono a rischio la qualità del servizio e la loro condizione di lavoro”. RED/tb