(Acs) Perugia, 14 ottobre 2013 - “Mille e trecento famiglie umbre in attesa dello stipendio di ottobre nel bel mezzo della crisi economica e i mezzi del trasporto pubblico locale che potrebbero fermarsi a cavallo fra Eurochocolate e i 'baracconi', senza contare che i nostri figli vanno a scuola con mezzi stipati ben oltre le capacità di trasporto, situazione che tutti conoscono ma che viene ignorata perché finora non è successo niente. Queste le sono questioni alle quali la politica deve dare una risposta, perché si tratta del trasporto pubblico e di soldi pubblici, visto che alla fine chi paga i servizi, ed anche i disservizi causati da scelte politiche sbagliate, sono i cittadini che tirano fuori i soldi dalle proprie tasche”. Così Maria Rosi, consigliere regionale di Forza Italia e presidente del Comitato di monitoraggio e vigilanza sull'amministrazione regionale che, assicura, riconvocherà presto i vertici di Umbria mobilità per capire quale sarà il futuro dell'azienda unica per il Tpl.
“La Regione ha fatto da tappa-buchi – ricorda Rosi – immettendo risorse pubbliche su un'azienda fatta di soci pubblici che ha perseguito però strategie da incauto privato, andando ad offrire servizi fuori regione in cambio di crediti inesigibili perché bloccati da altre burocrazie politiche, con il risultato che Umbria Mobilità è adesso un pozzo senza fondo e nessuno si assume le responsabilità di un dissesto dalla gravi conseguenze per i cittadini, oltre che per le mille e trecento famiglie dei dipendenti”.
Per Maria Rosi, la Regione “non può continuare a finanziare Umbria mobilità, perché la sua mission principale è quella di utilizzare le risorse per lo sviluppo, non per tappare i buchi di una voragine economica causata da scelte politiche sbagliate. E invece – continua – la politica ha assistito con inerzia prima alla mancata ricapitalizzazione dell'azienda, la primaria risposta alle crisi di bilancio, poi alla decisione di cedere i rami aziendali produttivi, affidandosi a un privato con la speranza che, oltre a fare utili, unico obiettivo certo di un'azienda privata, mantenga in piedi i servizi esistenti, di cui i cittadini già si lamentano. Ma non siamo in grado di sapere cosa possa accadere dopo la gara di affidamento dei servizi”.
“Servirebbe – conclude – un'azienda comunque pubblica, che non faccia impresa tout court puntando solo al profitto, intendo dire, ad esempio, che non venda e gestisca servizi altrove se non è in grado di assicurare il trasporto pubblico locale in casa propria. Di questo passo, continuando a rinviare il problema e a congelare rate di mutui insostenibili, Umbria mobilità non arriverà alla fine dell'anno”. RED/PG