(Acs) Perugia, 28 giugno 2013 - Privatizzazione di un ramo di azienda, grave situazione finanziaria e gestionale, ripercussioni negative sulla qualità dei servizi ai cittadini e sui lavoratori: la presidente del Comitato di Monitoraggio e vigilanza Maria Rosi lancia “di nuovo” l'allarme sulla situazione di Umbria Mobilità, la società di trasporto pubblico regionale e ritiene “indispensabile” che sull'intera vicenda sia pienamente investito il Consiglio regionale. Rosi ricorda che nelle scorse settimane aveva presentato (unitamente al consigliere Mantovani) una mozione urgente da discutere in Aula, “mozione – spiega – che il voto contrario della maggioranza non ha permesso di discutere, impedendo all'Assemblea di poter esprimere le proprie valutazioni su una vicenda di massimo rilievo politico-istituzionale”.
“Ogni passaggio della questione relativa a questa società pubblica – sottolinea Rosi – dovrà avvenire con il coinvolgimento pieno dell'Assemblea legislativa, e non nel chiuso delle stanze dell'Esecutivo o del Consiglio di amministrazione dell'azienda. Parliamo infatti del destino di oltre 1300 dipendenti, più i circa altri tremila dell'indotto, oltre che della vita quotidiana di migliaia di cittadini che ogni giorno utilizzano il mezzo pubblico per i propri spostamenti”.
Le questioni sul tappeto, secondo Rosi, riguardano in primo luogo la “difficilissima situazione finanziaria in cui versa l'azienda, aggravata giorno dopo giorno da perdite di esercizio rilevanti. In secondo luogo – aggiunge - la questione relativa alla privatizzazione del ramo di azienda 'Umbria mobilità esercizi' che assorbirà i mezzi ed i lavoratori. Si tratta ora di capire bene le modalità e gli obiettivi di questa operazione, nella consapevolezza che occorre garantire la vocazione pubblica del servizio, a garanzia della qualità ed universalità dei servizi resi. Come pure va garantito il fatto che una società pubblica, ancorché partecipata (e bisognerà vedere in che misura), non faccia impropriamente imprenditoria privata. Del resto, rispetto a ciò la precedente gestione di Umbria Mobilità non ha certo fornito un esito positivo con le iniziative imprenditoriali fuori regione di cui è stata protagonista. Oltre a ciò – sottolinea Rosi – occorre che in tutta la partita privatizzazione siano garantiti l'occupazione, sia diretta che indotta e, soprattutto, il livello dei servizi”.
Rispetto al taglio delle tratte operato in questi giorni, Rosi ritiene “comprensibile una razionalizzazione della rete, a patto però che non incida negativamente sulla domanda di mobilità dei cittadini, operando magari un'integrazione con il privato già attivo, cercando sempre di favorire l'indotto umbro”.
Rosi torna infine sulla nomina del nuovo amministratore delegato di Umbria Mobilità “una decisione – spiega – adottata con modalità e procedure molto discutibili e con compensi e fringe benefit che, seppur inferiori a quelli assegnati al precedente Ad, risultano comunque eccessivi in una situazione di gravissima crisi come quella attuale”. RED/tb