TERZA COMMISSIONE: PARERE FAVOREVOLE SUL NUOVO PRINA (PIANO REGIONALE INTEGRATO NON AUTOSUFFICIENZA) – PER IL 2014 QUASI 6MILIONI DI EURO DAL FONDO NAZIONALE E ALTRI 4 DA QUELLO REGIONALE

Parere favorevole della Commissione Sanità e Servizi sociali al nuovo Piano regionale integrato per la non autosufficienza, presentato stamani ai commissari dall'assessore Carla Casciari. Si sono astenuti Rocco Valentino (FI) e Franco Zaffini (FDI). Il Piano si avvale di risorse per 9 milioni e 814mila euro tra fondo nazionale e regionale per la non autosufficienza e punta molto sul potenziamento dell'assistenza domiciliare.

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24 Nov 2014 00:00

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(Acs) Perugia, 24 novembre 2014 – La Commissione Sanità e Servizi sociali, presieduta da Massimo Buconi, ha dato parere favorevole al nuovo Prina (Piano regionale integrato non autosufficienza), illustrato ai commissari dall'assessore Carla Casciari. Si sono astenuti i consiglieri Rocco Valentino (FI) e Franco Zaffini (FDI).

Il nuovo Prina, la cui finalità è quella di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti, può contare sul ripristino “quasi per intero”, ha sottolineato l'assessore Casciari, del Fondo nazionale per la non autosufficienza, che destina in Umbria, per il 2014, la somma di 5 milioni e 814mila euro, a cui si aggiungono ulteriori risorse regionali per 4 milioni di euro, che portano il totale a 9 milioni 814mila euro. “Per la prima volta – ha detto l'assessore – 2 dei 4 milioni del fondo regionale sono destinate direttamente ai Comuni, cui spetta l'accertamento delle condizioni necessarie e dei requisiti per il sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie, e almeno il 20 per cento dei due milioni dovranno essere destinati alla domiciliarità”.

Il tratto distintivo del nuovo documento, infatti, si ravvisa proprio nel rafforzamento del sostegno all'assistenza domiciliare, ritenuta maggiormente utile e funzionale sia per le famiglie che per le strutture sanitarie. Vi sono, infatti, minori costi per le aziende sanitarie e si viene incontro a una tendenza che si è acuita con la crisi economica, quella delle famiglie che decidono di tenersi a casa le persone non autosufficienti anziché tenerle ricoverate e destinare la loro pensione alle strutture che li ospitano. Sarà attuata una strutturazione diversa del semiresidenziale per tutte le categorie della non autosufficienza e, laddove possibile, una riconversione di posti residenziali in semi-residenziali oppure nei cosiddetti “ricoveri di sollievo”, per i casi di familiari che non possono seguire a casa i congiunti non autosufficienti per motivi di lavoro o altri e che quindi necessitano di ricoverarli.

Nella nuova accezione di domiciliarità rientrano anche due sperimentazioni: la prima è volta a garantire la condizione di vita indipendente a persone con disabilità che possono gestire in modo più autonomo la quotidianità attraverso strumenti alternativi a quelli standard, con la massima attenzione ai giovani disabili; la seconda è rivolta agli anziani fragili, attraverso l'aiuto alle famiglie che hanno difficoltà a riaccoglierli dopo le dimissioni dalle strutture socio-sanitarie. PG/

Ultimo aggiornamento: 24/11/2014