(Acs) Perugia, 13 settembre 2013 - “Giudizio positivo sul disegno di legge della Giunta regionale per le Politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini, ma nel testo non viene evidenziato il profilo istituzionale del Centro per le pari opportunità, ruolo, peraltro, previsto in maniera specifica nella Carta statutaria regionale”. Lo ha detto la presidente regionale del Centro per le pari opportunità, Daniela Albanesi stamani in Terza Commissione, invitata dal presidente Massimo Buconi circa l'esame dell'iniziativa legislativa della Giunta sulle politiche di genere. L'atto è stato illustrato in Commissione, la scorsa settimana, dalla stessa presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, per la quale “l'obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli alla piena parità fra uomo e donna nella vita sociale, culturale ed economica, nonché quello di promuovere la parità di accesso alle cariche elettive”.
Daniela Albanesi, dopo aver ricordato che il Cpo è un Ente di diritto pubblico con propria autonomia gestionale, ha definito il disegno di legge “una importantissima iniziativa politico-culturale della Regione, uno strumento di lavoro e non un semplice manifesto di intenzioni. In nessun'altra regione italiana esiste una legge complessiva sulla cittadinanza di genere”.
Parlando poi dell'attività del Centro, auspicando che la “marginalizzazione del suo ruolo venga recuperata”, la presidente Albanesi ha fatto sapere che dall'inizio dell'anno ad oggi al servizio 'Telefono donna' si sono rivolte 483 donne (338 della provincia di Perugia, 145 di quella di Terni) per denunciare violenze su di loro. Violenze – ha tenuto a precisare la presidente – che non sono soltanto fisiche, ma anche psicologiche e spesso economiche. Nel corso degli anni sono state oltre 9mila le richieste di aiuto a questo nostro servizio. Dal 1989 ad oggi, attraverso l'opera del Cpo è stata creata una capillare rete strutturata di servizi che riguarda le maggiori città umbre, ma che si sta espandendo in molte altre località della regione. Del resto, per combattere realmente e concretamente il fenomeno della violenza sulle donne è necessario mettere a punto una rete strutturata di servizi specialistici. È fondamentale lavorare su un protocollo unico regionale che regoli i rapporti di tutti i soggetti esistenti con un chiaro approccio metodologico di genere”.
Il disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale “norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”, nelle intenzioni della Commissione dovrebbe recepire altre proposte di legge come quella dei consiglieri Goracci e Stufara (“Norme in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza”); quella dello stesso presidente della Commissione Buconi, insieme ai consiglieri Carpinelli e Rosi (“Misure per prevenire e contrastare l'insorgenza e la diffusione dello stalking”). Per questo è stato prevista una sottocommissione specifica che dovrà lavorare fianco a fianco con gli uffici della Giunta, composta dal presidente Buconi e dai consiglieri Damiano Stufara (Prc) e Fiammetta Modena (Pdl).
Scheda della Legge:
La Regione intende costruire un quadro giuridico di riferimento alle molteplici azioni finalizzate a garantire pari opportunità e formare una adeguata politica di genere, allineandosi a quanto espressamente chiesto dalla Comunità europea e quanto già recepito da normative nazionali, che garantiscono parte dei finanziamenti. Trattandosi di legge quadro, l'aspetto finanziario prevede uno stanziamento della Regione di 400mila euro per intervenire su temi ancora mancanti di copertura economica, mentre si fa riferimento ai vari Piani regionali, quali quello sanitario e quello sociale, ma non solo, per coprire le necessità inerenti i servizi, gli asili, i trasporti e quant'altro impedisca alle donne una piena parità di diritti. Non secondario l'aspetto inerente le cariche elettive, di cui si terrà conto, a questo punto per legge, nel varare la nuova normativa elettorale, che dovrà tenere conto di una adeguata presenza delle donne nei posti decisionali. Per la stesura del testo si è tenuto conto delle risultanze di due anni di cammino partecipativo, che proseguirà con i lavori della Commissione, e del contributo di un apposito Comitato scientifico, istituito presso l'Agenzia Umbria ricerche, con alcune delle più autorevoli figure femminili.
Le finalità del disegno di legge, che allo stato attuale consta di 50 articoli suddivisi in 5 titoli, sono quelle di promuovere azioni volte ad affermare la libertà e l'autodeterminazione delle donne, la partecipazione paritaria delle donne e degli uomini nei luoghi di decisione e di governo, il favorire l'equilibrio tra attività lavorativa e vita privata e familiare per donne e uomini attraverso politiche di conciliazione e di condivisione delle responsabilità. La Regione promuove l'occupazione femminile e sostiene il lavoro qualificato delle donne nella pubblica amministrazione, nelle imprese private e nel lavoro autonomo, favorendone l'ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro, la progressione di carriera, la presenza negli organi decisionali e contrastando la discriminazione e la segregazione formativa e professionale. Inoltre, sostiene l'imprenditorialità femminile favorendo la creazione, lo sviluppo, la crescita dimensionale e la cooperazione tra imprese gestite da donne. Promuove la salute, la ricerca scientifica, farmacologica e lo studio dei fattori di rischio, delle diagnosi e dei trattamenti sanitari che tengono conto delle differenze tra donne e uomini e la diffusione e l'insegnamento della medicina di genere. Altro aspetto fondamentale è il contrasto della violenza degli uomini sulle donne. AS/PG