(Acs) Perugia, 7 novembre 2011 – Quanto è giusto che un cittadino non autosufficiente paghi per accollarsi una parte dei costi della sua assistenza in strutture semi-residenziali diurne o della erogazione di servizi domiciliari; e quanto i comuni potranno garantire le quote a loro carico a fronte dell'invecchiamento della popolazione, della crisi finanziaria e degli ultimi tagli alla spesa pubblica.
Di questo si è parlato a Palazzo Cesaroni nel corso della audizione organizzata dalla terza Commissione consiliare, presieduta da Massimo Buconi, sui contenuti della proposta di modifiche al regolamento per la gestione del fondo regionale per la non autosufficienza che martedì 15 novembre verrà comunque messo ai voti come ultimo atto dovuto, prima della sua effettiva entrata in vigore.
Dalla partecipazione, con i soggetti maggiormente coinvolti nel delicato servizio della assistenza e cura degli anziani non autosufficienti e con le organizzazioni dei pazienti, sono emerse considerazioni diverse. Quelle dei comuni espresse dal rappresentate dell'Anci che si battono perché il paziente con un reddito adeguato partecipi ai costi della sua assistenza individuale, allargando così l'offerta dei servizi; a quello dei pazienti che fanno notare come i costi giornalieri che deve sostenere un disabile sono più alti di quelli di un semplice cittadino.
Nel merito della proposta di Regolamento, Paolo De Caro (Spi Cgil) ha detto, “diamo un giudizio sostanzialmente positivo: “vorremmo che il calcolo dell'Isee si facesse su base familiare, ma la legge attuale non lo consente. Speriamo che lo strumento del piano di assistenza personalizzato (Pap) che nel regolamento consente di superare questo divieto, sia utilizzato senza discriminare”.
Tutto incentrato sui rischi di “non sostenibilità dei costi a carico dei comuni a seguito dei tagli alla spesa pubblica”, l'intervento dell'Anci Umbria che, con Luciana Bianco, sindaco di Panicale ha detto: “Sul regolamento c'è stato un utile confronto preventivo con la Regione ed i comuni sono tutti orientati a favorire al massimo l'assistenza domiciliare o semi-residenziale. In questa logica occorre incentivare la partecipazione degli individui, specie quelli con un reddito più alto, ad esempio – ha detto - è poco chiedere di pagare il 70 per cento a chi ha un reddito di 28mila euro, perché bisogna rispondere ad una crescente domanda di servizi, anche ricorrendo ad un utilizzo maggiore delle risorse individuali”.
Diverse le considerazioni delle associazioni dei soggetti non autosufficienti. Con tre distinti interventi, Andrea Tonucci (Fisch Umbria), Pierangelo Cenci (Avi Umbria) e Anna Vecchiarini (Centro autonomia Umbria) hanno sottolineato come l'eventuale impiego dei patrimoni personali degli assistiti, in forme di compartecipazione individuali ai costi di assistenza, sia ben diversa fra un soggetto giovane che ha una lunga attesa di vita e potrebbe bruciare in poco tempo il suo patrimonio, e quella di soggetti molto anziani. Dai tre interventi sono emerse anche considerazioni sui costi aggiuntivi che un paziente disabile sostiene giornalmente (ad esempio chi ha subito una lesione midollare) e sulla compartecipazione delle famiglie alla spesa. Di fatto, è stato detto, la compartecipazione esiste già concretamente ed è inevitabile proprio per le esigenze aggiuntive dei pazienti disabili, anche se la legge formalmente ne nega l'obbligo.
Subito dopo l'audizione, la terza Commissione si è riunita ed ha fissato per martedì prossimo la data del voto finale sul regolamento che, ha precisato il presidente Massimo Buconi, potrà essere emendato su iniziativa dei consiglieri.
La Commissione ha poi esaminato l'assestamento del bilancio di previsione per il 2011 decidendo a maggioranza, con quattro voti favorevoli e quattro astensioni, di rinunciare ad un proprio parere, ma prendere atto di quello espresso dalla prima Commissione, titolare in materia di bilancio. GC/gc