REDDITO CITTADINANZA: RIUNIONE CONGIUNTA DI PRIMA E TERZA COMMISSIONE CON L'ASSESSORE BARBERINI – PROSEGUE LA DISCUSSIONE SULLA MOZIONE LIBERATI E CARBONARI (M5S)
La Prima e la Terza commissione, in seduta congiunta, hanno continuato la discussione sulla mozione per l'introduzione del reddito di cittadinanza proposta dai consiglieri Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) con l'audizione dell'assessore Luca Barberini. L'assessore ha sottolineato che “nella legge di stabilità sono previsti 600 milioni di euro per il contrasto della povertà, che le Regioni possono integrare con misure attive”. Dai lavori è emerso che in 26 dei 28 paesi europei esiste un reddito minimo di inserimento, e che sono 18mila le famiglie umbre in povertà assoluta e 30mila in quella relativa.
28 Ott 2015 00:00
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(Acs) Perugia, 28 ottobre 2015 – La Prima e la Terza commissione, presiedute da Andrea Smacchi e Attilio Solinas, si sono riunite in seduta congiunta per continuare a discutere la mozione sull'introduzione del reddito di cittadinanza proposta dai consiglieri Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle). Dopo l'incontro con l'assessore Fabio Paparelli (http://goo.gl/Kf3JjG), oggi a Palazzo Cesaroni era prevista l'audizione dell'assessore Luca Barberini. Durante la seduta sono stati analizzati anche i lavori di approfondimento degli uffici dell'Assemblea legislativa, dai quali è emerso che in 26 dei 28 paesi europei esiste un reddito minimo di inserimento, e che le famiglie umbre sotto la soglia di povertà assoluta, nel 2014, erano 18mila mentre quelle sotto la soglia di povertà relativa 30mila.
L'assessore Barberini ha ricordato che “la settimana scorsa il Governo ha annunciato alle Regioni una misura nazionale per contrastare la povertà, che dovrebbe chiamarsi 'reddito di inserimento attivo'. La legge Stabilità individua 600 milioni di euro per il 2016, e un miliardo negli anni successivi, in favore di famiglie con minori e famiglie con Isee inferiore ai 3mila euro. Le Regioni diventano strategiche per l'integrazione e il sostegno di questa misura: o interveniamo sostenendo famiglie con Isee più alto, oppure sosteniamo famiglie non solo con minori ma anche con anziani o aggiungiamo nostre risorse al valore mensile individuato dal Governo. Servono misure attive per uscire dalla povertà, con progetti sostenibili, che possano andare avanti anche con le proprie gambe. Dobbiamo comunque potenziare la governance regionale, con una cabina di regia politica e un tavolo tecnico per indirizzare le risorse nel miglior modo possibile, evitando che ci siano duplicazione o abbandoni. Stiamo pensando anche ad una legge regionale per l'inclusione sociale e il contrasto alla povertà. Una norma che fissi i principi: avere una legge quadro che definisca in maniera puntuale bisogni e strumenti dà anche l'opportunità di indirizzare e spendere meglio le risorse che avremo a disposizione nei prossimi anni”.
Per Barberini “l'aumento marcato della povertà nella nostra regione è dovuto anche alla crisi economica senza precedenti, la peggiore dal dopoguerra. Non a caso nel programma di legislatura la lotta alla povertà è al primo punto delle politiche sociali. La povertà è un fenomeno che non può essere ricondotto solo alla capacità di produrre reddito. L'Umbria è da sempre all'avanguardia nelle politiche sociali: basta ricordare la legge regionale 'n.3/1997' che ha ispirato la legge quadro nazionale 'n.328/2000' in materia di assistenza e servizi sociali. Nel prossimo futuro dobbiamo affrontare la sfida dei servizi: ovvero garantire il diritto all'integrazione socio-lavorativa delle persone svantaggiate senza creare assistenzialismo. L'obiettivo è creare vera integrazione tra le politiche passive e quelle attive del lavoro: aiutare e sostenere ma in percorso di valorizzazione piena e non di mera assistenza. L'idea di un sostegno indistinto a tutti presenta impossibilità tecniche dal punto di vista finanziario. Negli ultimi 5 anni la Regione, solo per gli interventi essenziali, ha investito oltre 56 milioni di euro provenienti dal Fondo sociale regionale e dal Fondo nazionale politiche sociali. E nell'assestamento vogliamo potenziarli con un milione e mezzo per le politiche sociali e contiamo di mettere qualche ulteriore risorsa su famiglie e minori. Dal 2010 oltre 16 milioni sono stati destinati agli anziani, circa 7 milioni alle persone in situazioni di povertà, 19 ai minori, 12 alle persone con disabilità, un milione e mezzo di euro per l'integrazione dell'immigrazione e 2 milioni alle famiglie sopratutto per cercare di interrompere la traiettoria discendente verso forme conclamate di disagio dei nuclei a rischio. Nel 2016, comunque, vogliamo riscrivere il Piano regionale per la non autosufficienza”.
“In Umbria – ha spiegato Barberini - per fotografare la situazione abbiamo il V Rapporto sulle povertà dell'Aur. Nel 2008-2010 sono 6 mila 300 famiglie (1,7 per cento del totale) sicuramente povere che hanno una spesa inferiore a linea della povertà; 13mila 800 famiglie (3,8 per cento) le famiglie appena povere, con una spesa inferiore alla linea non oltre al 20 per cento; 19mila (5,2 percento) le famiglie quasi povere. L'89,3 per cento delle famiglie umbre sono sicuramente non povere. Questo dato nel 2002-2004 era dell'84,7 per cento, quindi nel 2010 rispetto al 2004 il 5 per cento delle famiglie sono uscite dalla condizione di povertà. La sensazione che abbiamo è che negli ultimi 5 anni gli effetti delle crisi potrebbero aver affievolito questa percentuale, ma non abbiamo una base scientifica. Gli strumenti finanziari che abbiamo a disposizione per la lotta alla povertà sono quelli della programmazione europea: il bilancio regionale, non avendo innalzato la pressione fiscale e in conseguenza ai tagli del Governo, ha una ridotta capacità finanziaria discrezionale. Per questo molto importante è la definizione del programma operativo del Fondo sociale europeo. Per la prima volta c'è l'opportunità di destinare risorse del Fse al contrasto della povertà. Nei fondi strutturali 2014-2020 il 20 per cento del Fondo sociale europeo deve essere destinato alla lotta alla povertà, in Umbria l'abbiamo portata al 23.4 per cento. Il Fse ha una dotazione finanziaria complessiva di 237 milioni di euro. Per l'Umbria questo significa raddoppiare la dotazione delle risorse destinate alle politiche di inclusione e al contrasto della povertà. Dei 237 milioni di euro 107 sono destinati a sostenere l'occupazione dei disoccupati e degli inoccupati, 56 ad istruzione e formazione, 9 milioni alla capacità istituzionale e amministrativa, oltre 9 all'assistenza tecnica, 55 milioni al contrasto alle povertà e all'inclusione sociale. Con queste risorse riusciamo a raggiungere un certo numeri di soggetti. La cosa positiva è che tutte queste misure introducono il concetto della sostenibilità: il percorso di sostegno è una fase transitoria. Il successo delle misure è conseguito sole se al termine del percorso i destinatari del sostegno riescono ad andare avanti da soli”.
GLI INTERVENTI
Andrea Liberati (Movimento 5 Stelle): “C'è una discrasia enorme tra quello che ha detto l'assessore Paparelli e quello che è stato detto oggi. Non si capisce bene se queste risorse europee verranno spalmate nello stesso modo oppure in modo diverso. I soldi sono 1-2 milioni l'anno o sono molto di più? Se parliamo di 2 milioni stiamo spendendo la stessa cifra per l'eradicazione dello scoiattolo grigio. Se sono queste le risorse allora sono poche. Rischiamo di rappresentare un bel quadro di Botticelli per poi accorgerci che è un falso d'autore”.
Giacomo Leonelli (Partito democratico): “Una delle distinzioni che emerge nel quadro europeo è tra inabili e abili al lavoro. Va tenuto presente nell'elaborazione della nostra proposta”.
Claudio Ricci (Portavoce centrodestra e civiche): “Tra le situazioni con maggiore riscontro operativo c'è stato l'ottimo funzionamento degli ambiti sociali che mettevano insieme in maniera integrata le risorse regionali e comunali. È giusto proseguire su questa strada come si sta facendo. Le 30mila famiglie povere in Umbria hanno necessità di avere in media almeno 300 euro in più al mese. Con questa cifra si potrebbe avere qualche risultato. Questo porta a dati complessi, difficilmente compatibili con il bilancio regionale. Bisognerebbe capire come agire pragmaticamente con una misura che sia effettivamente incidente, che porti a qualche reale utilità almeno per mille famiglie povere umbre”.
Maria Grazia Carbonari (M5S): “Servirebbe una stima precisa di quanti dei 600 milioni di euro per il 2016 spettano all'Umbria. E servirebbe anche una stima di quanto vuole metterci la Regione. 10 milioni per 30mila famiglie umbre sono 300 euro all'anno. Ridicolo. Dobbiamo calare i numeri nella realtà, e capire quanto spetta alla famiglia. Alla prossima riunione vorrei che arrivassimo con delle cifre concrete. Con i numeri assoluti non si capisce nulla”.
Valerio Mancini (Lega nord): “La strategia dell'assistenza sociale alla povertà portata avanti fino adesso dalla Regione ha fallito. C'è la necessità di rivedere la strategia per accorciare la filiera tra il centro di spesa e chi ha veramente bisogno. L'Europa funziona male ed è troppo burocratica”. DMB/
