QT 3 – “Chiarimenti sul progetto di centro di accoglienza permanente a Piegaro”

A Nilo Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica) risponde assessore Fabio Barcaioli: “La Regione non ha informazioni ufficiali e non ha potuto esprimere valutazioni sulla idoneità della struttura, sul numero delle presenze previste o sulla effettiva compatibilità territoriale”

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25 Lug 2025 13:19

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(Acs) Perugia, 25 luglio 2025 – Nella seduta di oggi dell’Assemblea legislativa, nella parte dedicata alle interrogazioni a risposta immediata (question time) il consigliere Nilo Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica) ha chiesto alla Giunta “Chiarimenti su iter, dimensionamento e rispetto delle esigenze territoriali sul progetto di centro di accoglienza permanente a Piegaro”.

Illustrando l’atto in Aula Arcudi ha spiegato che l’atto interroga l’Esecutivo di Palazzo Donini per sapere “se la Regione Umbria fosse formalmente a conoscenza del progetto di centro permanente per richiedenti asilo a Piegaro, e da quando; se la Regione è stata coinvolta in fase di definizione del progetto; quali valutazioni siano state espresse in merito alla compatibilità territoriale e sociale del progetto; se risulti rispettata la proporzione indicata da Anci tra numero di ospiti e popolazione residente; quali iniziative intenda adottare la Regione per tutelare i piccoli comuni come Piegaro, garantendo che ogni iniziativa di accoglienza sia proporzionata, condivisa con gli enti locali e supportata da risorse adeguate. Inizialmente la struttura era stata presentata come temporanea, ma è successivamente emersa l’intenzione di renderla permanente, senza un coinvolgimento diretto né del Comune né della popolazione locale. Il 21 giugno 2025, si è tenuta un’assemblea pubblica promossa dall’amministrazione comunale, con oltre 200 partecipanti, in cui è emersa una ferma opposizione della cittadinanza al progetto. Sono state espresse preoccupazioni concrete riguardo la carenza di infrastrutture adeguate (sanità, trasporti, servizi sociali), l’assenza di forze dell’ordine sul territorio, tale da non poter garantire un controllo adeguato ed il mancato rispetto del principio di proporzionalità (2,5 ospiti ogni 1000 abitanti), come da linee guida Anci. Sono state trasmessa alla Prefettura oltre mille firme raccolte tramite petizione popolare, chiedendo la sospensione o la ridefinizione del progetto. Inoltre è in formazione un comitato spontaneo di cittadini intenzionato a contrastare l’iniziativa. Il territorio del comune di Piegaro ha già dato prova di spirito di accoglienza in passato, ma richiede una pianificazione equa, condivisa e sostenibile”.

L’assessore Fabio Barcaioli ha risposto che “il progetto di attivazione di un centro di accoglienza straordinaria a Piegaro, così come è stato delineato, solleva alcuni interrogativi che considero con la massima attenzione. Ho incontrato il Prefetto di Perugia per analizzare alcune questioni. La Regione non è stata preventivamente informata e neppure coinvolta. L’attivazione dei Cas (Centri accoglienza straordinaria) è di competenza esclusiva del ministero dell’Interno, che opera per il tramite delle Prefetture, senza obbligo di consultazione con Regione e enti locali. Ciò evidenzia una criticità su come sono stati concepiti i Cas, che dovrebbero intervenire su una questione, come l’immigrazione, che di straordinario non ha più niente. La Regione non ha informazioni ufficiali e non ha potuto esprimere valutazioni sulla idoneità della struttura, sul numero delle presenze previste o sulla effettiva compatibilità territoriale. La soglia indicata da Anci non rappresenta un vincolo giuridico ma una indicazione utile per evitare concentrazioni squilibrate. Il Cas è un primo livello di accoglienza in attesa dell’arrivo dei documenti. Poi il richiedente asilo può decidere se scegliere una via autonoma, spesso all’estero, oppure passare per i Cai, che invece sono programmati con le Regioni e i Comuni, che indicano alla Prefettura le proprie disponibilità. I Cas sono pensati per ospitare una persona extracomunitaria per 3-4 mesi, in attesa dell’arrivo dei documenti, per poi essere inserita in un percorso di integrazione vera e propria con i Cai. Spesso però i mesi diventano 18 o 24. Il Ministero è consapevole dei ritardi, della mancanza di personale e delle disfunzioni del servizio e delle difficoltà del servizio. Servirebbero risorse maggiori, che magari non doveva essere utilizzate per il centro in Albania, sempre gestito dal ministero dell’Interno. Secondo La Stampa l’Italia paga 114mila euro al giorno per quelle strutture. Risorse che potevano essere messe a disposizione delle Prefetture per gestire il personale e il rilascio dei documenti, in questo modo i Cas rispetterebbero le tempistiche previste. La Regione Umbria continuerà a lavorare per un modello alternativo di accoglienza equo, sostenibile, partecipato e giusto, che tuteli i diritti dei migranti e rafforzi i legami con le comunità locali”.

Nilo Arcudi ha replicato che “il tema è delicato e richiede la ricerca di un equilibrio tra un'accoglienza giusta ed equilibrata e le dinamiche sociali dei territori. Siamo preoccupati per Piegaro proprio perché i tempi non vengono rispettati ed anche l’indice di 2,5 ospiti ogni 1000 abitanti non viene rispettato, rischiando di rompere un equilibrio. È necessario che la Regione e i Comuni siano coinvolti in queste scelte, dato che poi la tenuta sociale e i servizi aggiuntivi da fornire sono in capo agli enti locali”. MP

Ultimo aggiornamento: 29/07/2025