POLITICHE DI GENERE: VALUTAZIONI SOSTANZIALMENTE POSITIVE PER IL DISEGNO DI LEGGE DELLA GIUNTA, MA QUALCHE CRITICA ALL'IMPOSTAZIONE DELL'ARTICOLATO – PARTECIPAZIONE DELLA TERZA COMMISSIONE
Si è tenuta stamani, a Palazzo Cesaroni, la fase di partecipazione al disegno di legge della Giunta “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”, alla presenza dei rappresentanti di numerose associazioni e di enti pubblici coinvolti nel progetto. Valutazioni sostanzialmente positive dalla gran parte degli intervenuti ma anche qualche critica sull'impostazione del testo.
05 Nov 2013 00:00
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(Acs) Perugia, 5 novembre 2013 – Si è tenuta stamani, a Palazzo Cesaroni, la fase di partecipazione al disegno di legge della Giunta “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”, alla presenza dei rappresentanti di numerose associazioni e di enti pubblici coinvolti nel progetto. Il presidente della Commissione sanità e servizi sociali, Massimo Buconi, ed i consiglieri regionali presenti hanno accolto valutazioni sostanzialmente positive provenienti dalla gran parte degli intervenuti, ma anche una critica decisa, quella del presidente del Forum delle famiglie, Simone Pillon, secondo il quale è inconcepibile un disegno di legge sulle relazioni tra uomini e donne dove non si parla di famiglia.
Si tratta di un disegno di legge organico che contempla tutte le politiche di genere, intervenendo anche su ambiti dove non si era mai legiferato. L'obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli alla piena parità fra uomo e donna nella vita sociale, culturale ed economica, nonché quello di promuovere la parità di accesso alle cariche elettive. La Regione intende costruire un quadro giuridico di riferimento alle molteplici azioni finalizzate a garantire pari opportunità e formare una adeguata politica di genere, allineandosi a quanto espressamente chiesto dalla Comunità europea e quanto già recepito da normative nazionali, che garantiscono parte dei finanziamenti. Trattandosi di legge quadro, l'aspetto finanziario prevede uno stanziamento della Regione di 400mila euro per intervenire su temi ancora mancanti di copertura economica, mentre si fa riferimento ai vari Piani regionali, quali quello sanitario e quello sociale ma non solo, per coprire le necessità inerenti i servizi, gli asili, i trasporti e quant'altro impedisca alle donne una piena parità di diritti. Altro aspetto fondamentale è il contrasto della violenza degli uomini sulle donne. Novità assoluta la possibilità, per casi gravi come gli omicidi, che la Regione possa costituirsi parte civile. Non solo prevenzione, dunque, ma anche difesa delle vittime, con strumenti finanziati ad hoc, come pretende anche l'Unione Europea per l'assegnazione di fondi strutturali.
La gran parte degli intervenuti ha manifestato soddisfazione per i contenuti del testo sottoposto a partecipazione, evidenziando dove si potrebbe ancora intervenire. I Centri per le pari opportunità e le consigliere di parità dei vari enti pubblici hanno chiesto di valorizzare quanto già fatto in questa regione dalle strutture e dalle associazioni che da anni si impegnano nell'aiuto alle donne. Emersa la necessità di cambiare la legge elettorale. Sono intervenute Elena Tiracorrendo, consigliera regionale di parità, Barbara Bittarelli, consigliera di parità della Provincia di Terni, Gemma Paola Bracco, consigliera per le pari opportunità della Provincia di Perugia, Rita Cecchetti del Comune di Gubbio, Alessandra Manfredi del Comitato di garanzia del Comune di Perugia, Lorena Pesaresi, assessore alle pari opportunità del Comune di Perugia, Rita Zampolini dell'Anci Umbria, Raffaella Chiaranti della Cgil Umbria, Stefania Curti della Rete donne anti-violenza, Luciana Bassini del Collegio ostetriche, Sylvia Liuti dell'Associazione formazione Perugia, Loucia Demostenovi dell'Associazione La Goccia.
Non sono mancate le critiche al disegno di legge predisposto dalla Giunta: il presidente del Forum per le associazioni familiari, Simone Pillon, ha rimarcato il fatto che nel disegno di legge “non si parla di famiglia: la donna è avulsa da qualsiasi rete familiare, tranne che per i legami genitoriali, una figura monade, mentre la gran parte delle donne vive in un contesto familiare. La famiglia – ha sottolineato Pillon – viene citata solo come luogo della violenza, mentre i dati Istat dicono che il 68 per cento dei casi di violenza riguardano situazioni di assenza del contesto familiare, ove vi sono rapporti personali instabili (convivenza, famiglie in crisi, divorzi), e solo per il 7,5 per cento dei casi avviene tra marito e moglie. Non si vuole ammettere che una famiglia serena e stabile è l'antidoto naturale alla violenza e, anzi, porta ad un reciproco riconoscimento di pari dignità”. Pillon ha contestato anche la “volontà di imporre la piena occupazione femminile quando tante donne – ha detto - sceglierebbero un lavoro endofamiliare, che deve essere riconosciuto in tutta la sua valenza sociale ed economica”.
Il presidente di Confprofessioni, Bruno Toriolatti, ha chiesto di non escludere il comparto professionale: “Giusto favorire la crescita e lo sviluppo di imprese gestite al femminile – ha detto – ma perché non gli studi professionali?”.
Critiche al ruolo dei media quando la cronaca si occupa di casi di violenza sulle donne sono state espresse da Roberta De Angelis, in rappresentanza dell'Ordine degli psicologi dell'Umbria: “Bisogna smettere di usare frasi come 'L'ha uccisa ma l'amava molto' oppure 'omicidio passionale', piuttosto occorre promuovere belle storie di donne, modelli positivi che sovvertano la subcultura della masculinità, ed una adeguata attività di prevenzione nelle scuole, con progetti formativi per operatori, medici, forze dell'ordine, magari giornate a tema rivolte a tutti i cittadini”. PG/
