POLITICHE DI GENERE: “PERSA L'OCCASIONE DI SVILUPPARE UN PROVVEDIMENTO CONDIVISO E REALMENTE RISPONDENTE ALLE ATTESE DELLE DONNE” - DE VINCENZI (RP) CRITICA IL DDL APPROVATO IN III COMMISSIONE
Forti critiche da parte del vicepresidente della Terza commissione, Sergio De Vincenzi, al disegno di legge sulle Politiche di genere approvato stamani a maggioranza: “una legge scritta male, ideologica, inemendabile, che spreca i 200mila euro dei contribuenti e non sortirà alcun miglioramento della condizione della donna. Vedremo se in Aula la componente 'bocciana' del Partito democratico confermerà il sostegno a questo atto, come ha fatto oggi Guasticchi votando a favore”.
19 Ott 2016 18:00
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(Acs) Perugia, 19 ottobre 2016 - “Il grande assente da questo provvedimento è il concetto di dignità della donna in quanto 'persona in relazione', a tutto vantaggio di una visione individualistica e autoreferenziale di una non meglio declinata figura femminile. Per questo credo fermamente che le donne umbre debbano far sentire la loro voce di risentimento e dissenso rispetto ad un provvedimento che le ghettizza e le discrimina ulteriormente”: questo il commento di Sergio De Vincenzi (Rp) sull'approvazione in Terza commissione del disegno di legge della Giunta “Norme per le Politiche di Genere e per una Nuova Civiltà delle Relazioni tra Donne e Uomini”, avvenuta stamani con il suo voto contrario e dopo che i lavori si erano interrotti per mancanza del numero legale con l'abbandono dei lavori da parte dello stesso De Vincenzi, che della commissione è vicepresidente, e dei colleghi di opposizione Marco Squarta (FDI) e Maria Grazia Carbonari (M5s).
“Che le donne in tante occasioni di vita quotidiana non siano adeguatamente valorizzate, e talvolta anche fortemente ignorate o addirittura penalizzate, come in certi ambiti lavorativi, o anche a rischio della stessa incolumità fisica o psichica, è questione che – rimarca De Vincenzi - certo non sfugge a nessuno, né tanto meno al sottoscritto. Ma dal riconoscere la necessità di valorizzare e tutelare la figura femminile ad avallare un atto normativo che non rende assolutamente giustizia alle donne, come se non avessero capacità e strumenti per farsi valere, il divario è evidentemente troppo ampio per essere sottaciuto. Su questo disegno di legge di quasi 50 articoli si potrebbe scrivere un libro, io credo nero. Ma se si volesse sintetizzarne gli effetti, per quanto la presidente Marini si sforzi di dimostrare il contrario, sarà quello di finanziare le associazioni femministe, e alimentare barriere fra i generi, piuttosto che offrire strumenti che favoriscano l'incontro, il rispetto e la relazionalità fra gli uomini e le donne. In estrema sintesi: una legge scritta male, ideologica, inemendabile, che spreca i 200mila euro dei contribuenti e non sortirà alcun miglioramento della condizione della donna”.
“Il disegno di legge che oggi è passato a maggioranza in Terza commissione – spiega - è di fatto un'accozzaglia disomogenea di temi e di politiche che presenta in numerosi passaggi il carattere veterosessantottino di un femminismo ideologico e stantio, fermo a stereotipi largamente superati nei fatti. Alcuni esempi? Si parla di libertà, di potere, di autodeterminazione e soprattutto di violenza sulle donne. Ma delle altre forme di sfruttamento e di lesione della dignità cui le donne sono sottoposte molto più frequentemente o in forma emergente nessun accenno. Vogliamo parlare di donne oggetto nella pubblicità e nello spettacolo, di prostituzione, di sovrastimolazione ormonale per la donazione di ovuli o di utero in affitto, alias maternità surrogata? Ma di tutto ciò nella legge non si fa menzione, eppure lo scorso 10 ottobre, ad esempio, la pratica dell'utero in affitto è stata bocciata dall’Assemblea (Apce) del Consiglio d'Europa, l’organizzazione paneuropea specializzata nella tutela dei diritti umani. Che significa questo? Significa solo che non è giusto e corretto, se non addirittura strumentale e volutamente fuorviante, sia nel metodo che nel merito, richiamare quando fa comodo i valori dell'Europa, per poi voltarsi dall'altra parte quando il 'politicamente conveniente' sfuma. Significa, in altri termini, che nell'affrontare il tema della valorizzazione e della tutela della donna non si può solo viaggiare sull'onda ideologica e occorre invece in maniera più serena e onesta farsi carico di tutte le realtà della società, superando gli steccati e mostrando una sintonia profonda su valori di fondo come la dignità della persona. Per questo le leggi fanno cultura e le nuove generazioni saranno quelle che sconteranno i danni di una cultura falsamente femminista che a parole dice di difendere le donne e nei fatti le ghettizza e le emargina”.
“Gli argomenti affrontati da questa norma – continua De Vincenzi - che è stata definita dalla presidente Marini una sorta di 'legge quadro regionale sulle pari opportunità', sono tanti, ma certo è che la precisazione nel titolo che fa riferimento ad una 'Nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini' reca in sé tutta l'ipocrisia di una politica autoreferenziale e farneticante che ha l'ardire di credere di poter risolvere la questione della distonia relazionale fra uomini e donne nella società attuale ricorrendo solo a percorsi preferenziali di formazione e di accesso al lavoro, all'educazione di genere nelle scuole, alla raccolta di curriculum di competenze, all'albo delle associazioni e dei movimenti femminili e femministi e alla creazione di una rete antiviolenza, imponendo una propria visione sulla natura umana a prescindere da quelle che sono le forme dell'accoglienza e del rispetto che solo nascono da un corretto clima relazionale intrafamiliare e da processi di educazione e di imprinting fisiologici a partire sin dalla più tenera età delle persone, processi che trovano nella relazione madre-figlio/a il cuore del problema. In questo senso, di tutte le politiche proposte forse l'unica che potrebbe e dovrebbe essere potenziata è proprio quella che fa riferimento ai servizi di mediazione familiare e all'educazione al ruolo genitoriale e nelle relazioni. Non resta che auspicare, passando la legge il guado dell'Aula, che la maggior parte di quei 40mila euro stanziati per le azioni territoriali previste dagli articoli 8, 9 e 10, siano impiegati in questa direzione, piuttosto che nel carsharing, il carpooling, il cohousing, il coworking, le forme di acquisto collettivo, il turismo responsabile, le banche dei beni e dei tempi e chi più ne vuole più ne metta. E chissà cosa c'entra tutto questo con la tutela delle donne. Da vedere anche se, in Aula, la componente 'bocciana' del Partito democratico confermerà il sostegno a questo atto, come ha fatto oggi il consigliere Guasticchi in commissione”.
“Resta infine il fatto – conclude - che ci sono tante mamme, tanto per citare una condizione, che a fronte della promozione di una cultura della differenza nella scuola attinente al genere, vedrebbero di buon occhio che quei 50mila euro previsti per queste attività venissero invece destinati in servizi per la disabilità dei propri figli che, piaccia o meno, loro si che sono fortemente discriminati”. RED/pg
