PALAZZO ALBIZZINI: “RESTI AL 'GRUPPO INTESA': LA COMUNITÀ DI CITTÀ DI CASTELLO NON PUÒ RENDERSI COMPLICE DELL’ENNESIMO FAVORE ALLE BANCHE” - NOTA DI LIGNANI MARCHESANI (FD'I)

Il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) critica la decisione del Gruppo Intesa di vendere Palazzo Albizzini di Città di Castello alla Fondazione Burri, e  sostiene che i soldi e la liquidità che “sembrano esserci” nei conti correnti della Fondazione devono essere impiegati per progetti di sviluppo culturale e turistico e non “per fare l’ennesimo favore alle banche”.

Data:

08 Nov 2013 00:00

Tempo di lettura:

1 minuto, 36 secondi

(Acs) Perugia, 8 novembre 2013 - “Città di Castello ha 'già dato' con l’acquisto di Palazzo Vitelli: le Fondazioni cittadine non possono caratterizzare la propria azione e l’impiego delle risorse interne con operazioni immobiliari che sottraggono possibilità ad azioni positive sul territorio. Non è un caso che il Gruppo Intesa, dopo essersi liberato di Palazzo Vitelli, guardi con interesse all’alienazione di Palazzo Albizzini alla Fondazione Burri”. Così il consigliere regionale AndreaLignani Marchesani (Fd'I) il quale, nel rilevare che “oggi gli immobili rappresentano un evidente onere, tanto più se antichi e di pregio” si chiede perché la “Fondazione Burri debba imbarcarsi in un’operazione ad evidente saldo negativo”.

Secondo l'esponente di Fd'I, “riconquistare” alla città un palazzo storico è “una favola che non regge”. In primo luogo, spiega “perché il palazzo 'non scappa' e Banca Intesa avrebbe comunque l’onere di una manutenzione decorosa, a cui può essere gentilmente costretta sia con ordinanze sindacali sia con azioni della Sovrintendenza. Inoltre – aggiunge  - perché è in essere un comodato d’uso per 99 anni tra il gruppo bancario e la Fondazione Burri che, se denunciato, potrebbe portare all’estromissione dei rappresentanti di Banca Intesa all’interno della Fondazione Burri”.

Lignani Marchesani sostiene poi che i soldi e la liquidità che “sembrano esserci” nei conti correnti della Fondazione devono essere impiegati “per progetti di sviluppo culturale e turistico e non per fare l’ennesimo favore alle banche. Auspicabile quindi – sottolinea -, un ridimensionamento di fantomatiche politiche di grandezza che non si addicono certo all’attuale contingenza. Strano, comunque – conclude il consigliere regionale -, che l'impasse interno alla Fondazione sia stata risolta non appena circolate queste voci sull’acquisto del Palazzo: le cariche interne al CdA sono state infatti sbloccate in una seduta con quattro assenze e con il voto decisivo dei due rappresentanti presenti in quota Banca Intesa”. RED/tb

Ultimo aggiornamento: 08/11/2013