LAVORI D'AULA (4): APPROVATO A MAGGIORANZA IL DISEGNO DI LEGGE PER LE POLITICHE DI GENERE – PREVEDE MAGGIORI TUTELE PER LE DONNE NEL LAVORO, NELLA SALUTE E NEL CONTRASTO ALLA VIOLENZA

Approvato a maggioranza, con 14 voti a favore (Pd, Socialisti e Fratelli d'Italia) e 7 astenuti (Forza Italia, Ricci presidente, Lega Nord e Movimento 5 stelle), il disegno di legge della Giunta regionale “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne”, una “legge-quadro”, com'è stata definita, che va ad intersecarsi con le leggi di settore e le politiche di servizio che la Regione mette in campo in diversi ambiti, dalla salute al lavoro. In più, questo disegno di legge contiene delle parti riguardanti il contrasto alla violenza sulle donne.

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22 Nov 2016 18:30

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(Acs) Perugia, 22 novembre 2016 – L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato a maggioranza, con 14 voti a favore (Pd, Socialisti e Fratelli d'Italia) e 7 astenuti (Forza Italia, Ricci presidente, Lega Nord e Movimento 5 stelle) il disegno di legge della Giunta regionale “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne”. Per la maggioranza si tratta di una legge che “vuol far fare culturalmente e con azioni di governo passi avanti verso la rimozione di ostacoli che impediscono una piena parità fra donne e uomini, oltre che sostenere i centri antiviolenza”. Per la gran parte dell'opposizione (di diverso avviso solo il capogruppo di Fratelli d'Italia, Marco Squarta), una “legge manifesto, che non incide sui reali problemi delle donne e non è stata sufficientemente condivisa dall'universo femminile quanto piuttosto dalle associazioni femministe”.

Si tratta di una “legge-quadro” che va ad intersecarsi con le leggi di settore e le politiche di servizio che la Regione mette in campo in diversi ambiti, dalla salute al lavoro. In più, questo disegno di legge contiene delle parti riguardanti il contrasto alla violenza sulle donne, come la Rete dei servizi antiviolenza, di cui fanno parte i Comuni, le aziende ospedaliere, le Ausl, il Cpo (Centro pari opportunità) e i Centri antiviolenza. Nello specifico l'atto è sostenuto da una norma finanziaria che prevede, già per il 2016, 200mila euro: 100mila per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; 50mila per la promozione della cultura della differenza nelle scuole e la formazione del personale, 40mila per le azioni della Regione riguardo la diffusione delle buone pratiche per nuovi stili di vita, la promozione di esperienze di vita solidali e sostenibili, 10mila per interventi di comunicazione e informazione”.

Durante la discussione sono stati aggiunti e votati alcuni emendamenti e un ordine del giorno: Eros Brega (Pd) ha ottenuto, con un ordine del giorno votato all'unanimità, che “sia vietata la pratica della maternità surrogata, con cui il corpo della donna e le sue funzioni riproduttive sono usate come bene di lusso, il corpo umano usato per guadagno finanziario o di altro tipo, in particolare nel caso di donne vulnerabili di Paesi in via di sviluppo”. La consigliera Carla Casciari (Pd) ha invece ottenuto con il suo emendamento, focalizzato su lavoro e welfare, l'istituzione dell'Osservatorio regionale sulle politiche di welfare aziendale e di una Giornata annuale del welfare aziendale. Altri emendamenti, di natura tecnica, sono stati aggiunti da Attilio Solinas (Pd) e da Catiuscia Marini, quello della presidente per aggiungere altre risorse in aggiunta alla posta di 200mila euro prevista.

INTERVENTI
RELATORE DI MAGGIORANZA – ATTILIO SOLINAS (PD): “LEGGE CHE RIMUOVE GLI OSTACOLI CHE IMPEDISCONO LA PIENA PARITÀ DI UOMINI E DONNE - Si tratta di un disegno di legge che si propone di rimuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica della nostra regione. La normativa comunitaria stabilisce che le politiche di promozione della differenza di genere e delle pari opportunità non si devono esaurire nella sola tutela dei diritti ma devono investire la sostenibilità degli attuali sistemi europei di sviluppo, la qualità dei sistemi del welfare e lo sviluppo del benessere e della qualità della vita di uomini e donne. Lo scopo di questo disegno di legge è proprio quello di attuare tali principi in tutti gli ambiti a partire dall'occupazione e dal mercato del lavoro, dall'istruzione e formazione, dal giusto equilibrio tra vita familiare e professionale, riconoscendo il valore e il ruolo delle donne nella società e nel lavoro. La parità di genere, infatti, non è solo una questione di giustizia sociale e di integrazione tra diversità, ma è anche uno dei presupposti per il raggiungimento degli obiettivi di crescita sostenibile, di occupazione, di competitività e di coesione sociale”.

RELATORE DI MINORANZA - SERGIO DE VINCENZI (RP): “LEGGE SCRITTA E PENSATA MALE, CHE DISSIPA SOLDI PUBBLICI IN MILLE RIVOLI SENZA EFFICACIA SOCIALE - La Giunta regionale ha voluto caparbiamente perdere un'occasione importante per dare al nostro territorio una normativa che potesse essere sostenuta da una larga maggioranza perché innovativa e rispettosa delle donne umbre. Ci aspettavamo legge organica nei contenuti e rispondente alle attese delle donne, non solo in ambito lavorativo ma anche familiare, come moglie e madre, e nelle tante situazioni difficili di cui si fanno carico le donne senza essere considerate, come la cura dei figli o familiari con disabilità o entrati nel vortice delle dipendenze. Con queste caratteristiche poteva riscuotere il consenso della minoranza perché sul tema del sostegno alla figura femminile non dovrebbero esserci. É una legge scritta e pensata male, connotata da tinte di femminismo ideologico sessantottino e veterofemminista, non è una legge quadro, ma un'accozzaglia disorganica di elementi a corollario del sostegno alla rete dei centri antiviolenza e alle associazioni che li gestiscono, una legge inemendabile, ideologicamente connotata dall'imprinting femminista che non valorizza la figura femminile come 'persona in relazione' e contribuisce invece ad alimentare la contrapposizione di genere senza offrire elementi di novità sul fronte della proposizione di più armoniose relazioni di genere, non valorizza né promuove la donna, creando i presupposti per una sua ulteriore discriminazione. Un atto lesivo della dignità delle donne e una palese montatura per dissipare soldi pubblici in mille rivoli di nessuna efficacia sociale, anzi moltiplicando danni e divisioni. Chi voterà a favore se ne assumerà tutte le responsabilità di fronte ai cittadini, ma soprattutto a tutte le donne, che sono palesemente prese in giro, perché i veri elementi di interesse non sono finanziati e probabilmente non lo saranno in futuro. Perciò la proposta della minoranza è di ritirare il disegno di legge e aprire un tavolo per elaborare una proposta condivisibile da parte di tutte le componenti interessate”.

EROS BREGA (PD): “VOTERÒ LA LEGGE ANCHE SE SI PUÒ MIGLIORARE, COME SULLA QUESTIONE DELL'UTERO IN AFFITTO. Per questo presenterò un ordine del giorno per far allineare questa Aula al documento del Consiglio d'Europa contro questa pratica. Dal punto di vista tecnico ci sono alcuni articoli che potrebbero essere migliorati, come l'articolo 1, altri che andrebbero riscritti, come l'articolo 5, ed altri eliminati, come l'articolo 14 quando parla di promozione della fertilità. Questa è una legge che ci consente di fare un primo passo, e spero che in futuro potremo lavorarci per fare qualcosa di più. Voterò questa legge anche per le parole ultimamente pronunciate da Papa Francesco”. 

CLAUDIO RICCI (RP): “LA LEGGE PONE TEMI DI INTERESSE PER LA DIGNITÀ E TUTELA DELLE DONNE, anche se mi auguro che le osservazioni di De Vincenzi possano far parte di una successiva implementazione di questo atto normativo, per un miglioramento ancora più incisivo. L'articolato normativo è molto ampio, anche con carattere descrittivo. Preferisco norme che contengono principi essenziali rimandando l'applicazione ad altre norme. Ci sono aspetti interessanti come l'idea della pari fruizione di arte, cultura e ambiente; la partecipazione paritaria alle decisioni di governo; l'archivio delle competenze per far conoscere le potenzialità inespresse; le banche del tempo e del baratto sociale; i servizi di mediazione; l'importanza della formazione; la maternità consapevole; l'attenzione allo sviluppo delle imprese femminili; la corresponsabilità nella crescita dei figli; la presa di posizione chiara contro la violenza; il ruolo delle zone sociali. Perplessità sulla creazione di un osservatorio autonomo, visto che siamo in un quadro di risorse carenti”.

MARCO SQUARTA (FdI): “LEGGE CON CONCETTI E PRINCÌPI CONDIVISIBILI E DI BUON SENSO - Il mio sarà un voto favorevole sulla legge perché punta al bene generale della comunità, è un passo avanti verso azioni di civiltà. Ci sono questioni da migliorare, traspare anche una certa superflua cultura sessantottina, poteva sicuramente essere fatta meglio, ma si tratta comunque di un passo in avanti nella lotta alle discriminazioni sulle donne. È previsto un maggiore riguardo per le donne, oggi fortemente svantaggiate nell'accesso al lavoro, all'istruzione e alla formazione. È importantissima la previsione di centri antiviolenza per donne e bambini. Come pure la tutela del post-parto, l'accesso alla locazione per chi ha subito violenze maschili. Previste azioni importanti, in tema sanitario, per la prevenzione rispetto alle malattie tumorali femminili. Ci sono concetti e principi condivisibili e di buon senso con un sostegno particolare anche alla qualità dei servizi sociali. Approvando questa legge facciamo sicuramente un passo in avanti perché vengono messe in campo azioni che portano ad un maggiore grado di civiltà”.

CARLA CASCIARI (Pd) “PREVEDERE OSSERVATORIO REGIONALE ED ISTITUIRE UNA GIORNATA PER PROMUOVERE IN TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE QUELLO CHE IN ALCUNE REALTÀ GIÀ È PRESENTE -  Oggi viene sancita una buona legge per l'Umbria che avrà così una legislazione sulle politiche di genere, che significano perseguire l'obiettivo di parità sociale ed economica. Questa legge ha elaborato lo sforzo di mettere a sistema importanti politiche che guardano verso interventi di programmazione delle azioni regionali. Oggi ho letto una notizia che mi ha fatto rabbrividire: il Consiglio regionale della Lombardia ha dovuto sospendere i lavori nell’approvazione della legge della parità di genere, perché il capogruppo della Lega ha detto che le donne non ci sono nei consigli di amministrazione perché preferiscono stare a casa a guardare i bambini, e se hanno uno stipendio, una retribuzione più bassa è perché non fanno gli straordinari. Si tratta di una cultura che, al dì la della legge, deve crescere molto. In merito al sostegno all'economia da parte delle donne, la Fondazione Brodolini, nei dati 2007, evidenziava che  rappresenta per la nostra regione quasi il 37 per cento del Pil. Le politiche in un’ottica di genere non tutelano soltanto i diritti delle donne, ma investono sulla sostenibilità dei sistemi di sviluppo e anche sulla qualità della vita di tutta la comunità. Le politiche sociali hanno portato anche la Regione Umbria negli anni scorsi a fare dei passi in avanti: penso ai servizi di mediazione familiare che sono già in programmazione nel POR FSE, o il sostegno alle politiche per la prima infanzia, le banche del tempo  già  finanziate all'interno della legge della famiglia. Penso che ci debba sempre più appartenere il rispetto per il ruolo nuovo che la donna deve avere, servizi che siano più vicini a noi, più vicini ai nostri orari, ai nostri bisogni, quindi innovazione, inclusione e sostegno. Ho presentato un emendamento proiettato verso un'ottica di  crescita e riguarda la previsione di un Osservatorio regionale che possa portare  in evidenza le buone pratiche, prevedendo l'istituzione di una giornata apposita per promuovere in tutto il territorio regionale quello che in alcune realtà già è presente. Nutrire la cultura del rispetto e della differenza è l'unico antidoto contro la violenza di genere, e questo nella legge è ben specificato. Nella legge viene anche riconfermato l'importante ruolo del Centro per le pari opportunità. Auspico infine che i punti di ascolto e sostegno per uomini autori di maltrattamenti diventino una realtà consolidata. Voterò convintamente e fermamente questa legge”. 

VALERIO MANCINI (Lega nord): “UNA LEGGE IDEOLOGICA, CHE DISTORCE ALCUNI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE, come il numero 3 sulla pari dignità sociale. Le risorse pubbliche per trasporti, mense, asili nido e mense vanno in gran parte ai cittadini extracomunitari e stranieri. La normativa in discussione è tutta incentrata sull'esaltazione delle differenze invece che dell'eguaglianza. La libertà e l'autodeterminazione devono riguardare tutti, non solo le donne. Per accedere a ruoli di responsabilità e di governo ci sono le elezioni, non altro. Bisognerebbe garantire eguaglianza alle donne, invece che differenze, anche sul luogo di lavoro. Serve un approccio diverso contro i reati verso le donne, violenze e femminicidi, che reprimano questi fenomeni. La famiglia non è solo quella delle donne adulte: ci sono le minori e le anziane, vittime di furti in casa e di mancanza di sicurezza. Ripartiamo dalla Costituzione, cercando di farla applicare a tutti i livelli. Ricordiamo che la Carta riconosce la famiglia fondata sul matrimonio, anche la la signora Cirinnà ha voluto alterare questo principio. Rivendico il no a questo provvedimento. Questo sembra un editto, che fa spesso  riferimento al potere e alla sua gestione. Non è questa la strada giusta, vanno solo applicate le leggi esistenti”.

SILVANO ROMETTI (SeR): “UN IMPORTANTE PASSO AVANTI PER LA PARITÀ DI GENERE - La Regione Umbria fa bene ad approvare questa legge. Ne condividiamo l'esame generale, anche se ho presentato vari emendamenti in linea con la mia cultura laica e riformista. La legge contiene una eccessiva sottolineatura delle differenze di genere, avrei preferito valorizzare i generi in modo paritario. Positivi il contrasto alla diversità retributiva tra uomo e donna, l'attuazione di una genitorialità responsabile, il rafforzato ruolo del comitato per la parità regionale. Voto favorevole alla proposta, che rappresenta un importante passo avanti per la parità di genere e rendere più efficace la rete dei servizi contro la violenza”. 

RAFFAELE NEVI (FI): “SI POTEVA FARE UN LAVORO MIGLIORE ED ARRIVARE AD UN PROVVEDIMENTO CONDIVISO. Questa legge è stata promessa in campagna elettorale, che quindi andava fatti in tempi rapidi e che serve a riconciliarsi con un mondo che rischiava di perdersi. Importanti alcuni aspetti positivi, come il contrasto alla violenza di genere. Non si può negare il fenomeno, il problema esiste e va affrontato in modo pragmatico, cercando di favorire la parità dei punti di partenza. Non condivido la posizione della Lega Nord, dato che oggi le donne hanno gravi difficoltà rispetto agli uomini. Di converso l'impostazione della consigliera Casciari è un po' sessantottina, per cui la donna non può stare in famiglia e il proprio successo può nascere solo all'esterno. Non mi convince l'intervento della Regione nel sostegno alle imprese femminili: se l'imprenditrice non è brava non riuscirà comunque al successo. La garanzia deve essere quella dei punti di partenza e non di quelli di arrivo. Non mi convince neppure il tema della formazione, va superata la visione statalista che cozza con il principio del libero mercato. Ci sarebbero altri ambiti su cui far confluire finanziamenti, come i centri antiviolenza, a cui mancano risorse. Su questo dovremo fare uno sforzo maggiore. Non servono antiche battaglie femministe ma soluzioni concrete. Non posso votare contro una legge che affronta aspetti fondamentali, ma neppure a favore visto l'approccio ideologico. Mi asterrò”.

ANDREA LIBERATI (M5S): “IL DISEGNO DI LEGGE È ISPIRATO DA PRINCIPI POSITIVI E IMPORTANTI MA CI SONO RIFLESSI IDEOLOGICI E DEMAGOGICI. Centinaia di parole che non cambieranno il destino delle donne, perché in questa Regione la donna non è mai stata considerata se non nel momento elettorale. Occorre più coerenza, al di là  di 45 pagine di legge che non cambieranno nulla ad eccezion fatta per i centri antiviolenza che devono avere risorse, ma sarebbe stato meglio farlo in una forma più concreta e meno ideologica. Nella legge mancano alcuni aspetti: ad esempio non ci sono abbastanza parole sulle donne anziane. Anche quando parliamo di violenza ci sono mille forme: dai suicidi ai tassi di esclusione di genere che in Umbria hanno tassi tra i più alti d'Italia. Però  governate voi da 45 anni: presentare questa normativa mi sembra che non porti molti lontano. C'è sicuramente un'anima femminista dietro, che ci ha portato tanto progresso ma non rappresenta tutte le donne: ci sono mille sensibilità. Bisognerebbe cercare un approccio ragionato e equilibrato. Mettere cose sulla carta per dire che abbiamo fatto un bel compitino è una cultura che non mi appartiene. Il reddito di cittadinanza sarebbe stato un modo per aiutare le donne. Ma voi l'avete rifiutato. Il tema della famiglia si fa scolorire creando una società di individui soli. Voi siete i primi a non rispettare le regole sulla parità, ad esempio sui sindaci delle società partecipate”.

CATIUSCIA MARINI: “LEGGE CHE VUOLE FAR FARE CULTURALMENTE E CON AZIONI DI GOVERNO PASSI IN AVANTI - Non è una legge omnibus che vuole essere risolutiva, ha come finalità atti di indirizzo all'azione di governo, rapporti con altri livelli istituzionali con una legge che sui temi e competenze della Regione su lavoro, impresa, welfare, servizi, istruzione e formazione permetta di affrontarle con condizioni di parità. In modo pragmatico impone responsabilità, non solo discrezionalità di carattere politico ma un impegno formale della Regione nel raggiungimento degli obiettivi. Non è ideologica, perché la strada verso la parità è complessa e difficile, sono stati fatti passi in avanti ma anche stop and go, con ritorni drammatici all'indietro. L'affermazione di diritti fondamentali è storia recentissima: nonostante la Costituzione, ci sono voluti 20 anni per avere donne in magistratura, 30 per cambiare il diritto di famiglia e avere gli stessi poteri dei padri, 50 anni per cambiare il codice penale sulla violenza sessuale da reato contro la morale a reato contro la persona. Vuole far fare culturalmente e con azioni di governo passi in avanti. Lo scenario dice che non è un percorso lineare, le ragazze di oggi potrebbero avere anche un percorso all'indietro, perdere diritti più delle madri e delle generazioni precedenti. Ancora oggi la disoccupazione femminile è il doppio di quella maschile, basso è il numero di imprese medie e grandi guidate da donne, a parte le figlie dell'imprenditore, difficile che conducano loro. Non c'è ancora parità di stipendi, compresa la PA, nell'impresa privata a parità di lavoro, c'è rinuncia a progetti di vita e fare figli. C'è quindi una responsabilizzazione della Regione che sui fondi strutturali ha degli obblighi cui adempiere nei confronti della parità. Coinvolge lavoro, scuola, istituzioni e associazioni nell'impegno a far fare passi avanti alla legislazione su questi temi. Detta priorità nell'allocazione delle risorse, organizzazione risorse, prevenzione, welfare, conciliazione tempi di vita e di lavoro, nei percorsi educativi e nel contrasto alla violenza. La legge permetterà a Regione e enti territoriali di avere quadro normativo di riferimento avanzato che tiene conto della evoluzione del dibattito pubblico. Organizzazione della rete antiviolenza, prevenzione, assistenza, centri, enti locali, livelli dello Stato, case rifugio, tutte figlie di lavoro dal basso di Regione, Comuni e associazioni. Diamo una risposta ad alcune cose. É anche un riconoscimento a chi ha aiutato a costruirla, in coerenza con lo Statuto regionale. Non è una legge manifesto, dà indirizzi su materie di competenza regionale. Una legge che prova a indirizzare una strada”. 

SCHEDA DELL'ATTO
“La Regione riconosce il valore della differenza e della libertà femminile e si propone di promuovere nuove forme di convivenza, più giuste e rispettose delle differenze, basate sul principio dell'interdipendenza che lega tra di loro gli esseri umani e questi agli altri esseri viventi, alle risorse naturali, produttive e culturali, in un'ottica di condivisione delle responsabilità tra i sessi e le generazioni e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. Il principio della trasversalità delle politiche di genere viene adottato in tutte le politiche regionali con particolare riferimento ai settori dell'istruzione, del lavoro, della formazione, delle attività economiche, del welfare e della sanità. La Regione promuove quindi azioni volte ad affermare la libertà e l'autodeterminazione delle donne, promuove l'occupazione femminile e sostiene il lavoro qualificato delle donne nella pubblica amministrazione, nelle imprese private e nel lavoro autonomo. 
Viene istituito l'ARCHIVIO DELLE COMPETENZE DELLE DONNE che lavorano o risiedono in Umbria, nel quale sono inseriti i curricula delle donne con comprovate esperienze di carattere scientifico, culturale, artistico, professionale, economico e politico.
E' istituito, presso il Centro per le pari opportunità, l'ALBO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI E DEI MOVIMENTI FEMMINILI E FEMMINISTI,  a cui possono iscriversi associazioni, movimenti e organizzazioni femminili, cooperative no profit, di genere, che hanno sede operativa nel territorio regionale e il cui statuto o atto costitutivo preveda attività finalizzate alla promozione di una cultura che favorisca relazioni rispettose della differenza tra donne e uomini appartenenti a generazioni, culture e religioni diverse.
E' istituita la RETE PER LE POLITICHE DI GENERE, di cui fanno parte la Regione, gli enti locali, le associazioni delle donne, le associazioni datoriali e sindacali, gli organismi di parità e di pari opportunità e il Cpo, finalizzata a attuare un programma integrato di politiche e interventi.
Uno specifico capo del disegno di legge è dedicato al contrasto alla violenza degli uomini contro le donne, che conduce alla RETE DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA, di cui fanno parte gli enti locali, le aziende ospedaliere, le Ausl, il Cpo e i Centri antiviolenza. La Regione istituisce TAVOLI DI COORDINAMENTO per il contrasto alla violenza maschile contro le donne e il loro reinserimento socio-lavorativo, con il compito di agevolare gli indirizzi di programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di contrasto alla violenza e la loro integrazione con le politiche sociali della casa e del lavoro. Più tutela anche per i minori testimoni di violenza, che saranno ascoltati in luoghi dedicati all'interno delle strutture pubbliche.
Altri interventi specifici riguardano i campi della SALUTE, del LAVORO, della FORMAZIONE e della SCUOLA: la Regione sostiene le scelte procreative delle donne e maternità e paternità consapevoli, favorisce la libertà di scelta dei luoghi dove partorire; le aziende organizzano, nell'ambito della rete ospedaliera dei punti nascita, delle aree demedicalizzate denominate “case della maternità”. Previste azioni di premialità per le imprese e il sostegno all'imprenditoria femminile. Nella formazione professionale il 50 per cento dei posti sono riservati a donne disoccupate e inoccupate iscritte ai servizi per il lavoro. Nella scuola la regione favorisce una ridefinizione delle discipline, dei libri di testo e dei programmi scolastici affinché sia valorizzata la differenza di genere e quindi la presenza sia delle donne che degli uomini nel mondo della cultura.
FONDO REGIONALE PER LA CONCILIAZIONE: finanzia interventi per asili nido interaziendali e territoriali, per sostenere specifiche forme di sostegno alla maternità  per le donne lavoratrici e il ricorso ai congedi personali da parte dei padri.
GRUPPO TECNICO PER LE POLITICHE DI GENERE: costituito dai rappresentanti delle strutture regionali, con particolare riferimento a quelle delle aree tematiche in oggetto, dalle consigliere di parità e da rappresentanti del Cpo, con funzioni di supporto alla programmazione regionale e di coordinamento, monitoraggio, verifica e valutazione delle azioni regionali per realizzare il mainstreaming di genere.
NORMA FINANZIARIA: Per l'anno 2016 sono in ballo 200mila euro. 100mila per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; 50mila per la promozione della cultura della differenza nelle scuole e formazione del personale, 40mila per le azioni della Regione riguardo la diffusione delle buone pratiche per nuovi stili di vita, la promozione di esperienze di vita solidali e sostenibili (carpooling, coworking, cohousing, acquisto collettivo, aggregazione sociale), 10mila per interventi di comunicazione e informazione. PG/AS/MP/DMB 

Ultimo aggiornamento: 23/11/2016