(Acs) Perugia, 1 giugno 2010 – “Si rischia di pagare per ottenere la sanatoria fiscale e poi trovarsi a dover comunque abbattere il fabbricato perché non ha preventivamente ottenuto una piena legittimazione edilizia ed urbanistica: se la finanziaria del Governo non darà soluzioni a questa contraddizione, in Umbria saranno in 50mila a trovarsi in un paradossale ‘tilt’ burocratico ed amministrativo”. Lo scrive, in una nota, Andrea Smacchi (Pd) che lancia l’allarme su “un possibile fallimento generalizzato” della cosiddetta sanatoria degli immobili fantasma, la serie di misure previste nella manovra governativa mirate aduna regolarizzazione delle variazioni catastali.
Per Smacchi – che annuncia in merito la presentazione di un ordine del giorno in Consiglio regionale – “i provvedimenti del Governo, limitandosi a procrastinare i tempi di accatastamento, non risolvono di fatto il problema dell’abusivismo e pongono anzi i proprietari di fronte ad una delicata situazione di riconoscimento dei fabbricati irregolari, che rimangono comunque illegittimi per gli strumenti urbanistici dei Comuni”.
“L’accertamento condotto dall’Agenzia del territorio, attraverso la sovrapposizione delle mappe catastali con le fotografie aeree messe a disposizione dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), ha rilevato in Umbria circa 50mila presunte irregolarità – spiega l’esponente del Pd – sulle quali venivano indirettamente coinvolti i Comuni per quanto riguarda l’accertamento di conformità urbanistica. E’ ben comprensibile l’incongruità di procedere all’accatastamento di un fabbricato che non abbia preventivamente ottenuto la necessaria legittimazione urbanistica. Una situazione – continua – che mette il proprietario nella condizione di spendere per accatastare, assoggettandosi all’imposizione fiscale, per poi successivamente trovarsi a dover assolvere ad un eventuale ordine di demolizione”.
“Tenuto conto delle destinazioni di uso riscontrate in sede di accertamento sulla maggior parte dei fabbricati in questione – evidenzia Smacchi - si può rilevare, per quanto riguarda il territorio regionale, che le presunte irregolarità riguardano nella maggior parte dei casi immobili con destinazione compatibile con attività svolte prevalentemente in zona agricola”.
In questo quadro il consigliere di maggioranza auspica un intervento risolutorio da parte dell’Assemblea legislativa regionale, “per offrire un’adeguata soluzione al problema, rendendo legittimo un volume definito che risulti prettamente connesso alle sole esigenze reali dimostrate e comunque riconducibili a criteri di ruralità all’interno di attività strettamente agricole. Si tratta – conclude – di una via d’uscita utile sia al fisco che ai gestori di attività rurali, e che può rivelarsi quanto mai necessaria per venire incontro ad un’esigenza di tantissimi cittadini e allo stesso tempo capace di sostenere le imprese agricole, in un momento particolarmente difficile per l’intero comparto”. RED/as