GARANTE DETENUTI: ABBASSARE IL QUORUM PER L'ELEZIONE DOPO LA TERZA VOTAZIONE – LA PRIMA COMMISSIONE APPROVA A MAGGIORANZA LA PROPOSTA DI MODIFICA DELLA LEGGE. IL DIBATTITO E GLI ALTRI EMENDAMENTI
La Prima commissione dell'Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza, con il voto contrario delle opposizioni, la proposta di modifica (primo firmatario Oliviero Dottorini - Idv) della legge regionale “n.13/2006 - Istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale”. La proposta di legge, sottoscritta anche da Damiano Stufara (Prc – Fds) e Renato Locchi (Pd), a partire dalla quarta votazione, abbassa il quorum necessario all'elezione, rendendo sufficiente la maggioranza assoluta dei consiglieri e non più quella dei due terzi. Sì anche all'emendamento Mariotti (Pd) che prevede una maggiore discrezionalità, solo in riduzione, del compenso previsto per il Garante.
30 Gen 2014 00:00
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(Acs) Perugia, 30 gennaio 2014 – La Prima commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato a maggioranza la proposta di legge che, a partire dalla quarta votazione, abbassa il quorum necessario all'elezione del Garante dei detenuti, rendendo sufficiente la maggioranza assoluta dei consiglieri e non più quella dei due terzi. La modifica alla legge “n.13/2006” che istituisce la figura del “Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale” è stata richiesta da Oliviero Dottorini (Idv), primo firmatario di un atto poi sottoscritto anche dai capigruppo di Rifondazione comunista, Damiano Stufara e Partito democratico, Renato Locchi.
La proposta di legge (contro cui hanno votato Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Fratelli d'Italia e Unione di centro) mira ad “evitare una situazione di stallo che provocherebbe l'inefficacia della legge stessa, con la presente proposta di legge regionale si intende prevedere che, nel caso dopo la terza votazione non si sia raggiunta la maggioranza dei 2/3 richiesta, la designazione possa avvenire anche con la maggioranza assoluta dei Consiglieri regionali assegnati, a partire dalla quarta votazione”. La maggioranza qualificata prevista dalla legge del 2006, infatti, “se da un lato garantisce la massima condivisione nell'individuazione del Garante, potrebbe comportare la difficoltà di pervenire alla designazione, nel caso risultasse impossibile addivenire ad un accordo”.
Relativamente al trattamento economico del Garante, la Commissione ha respinto (5 no della maggioranza e 4 sì) la proposta di Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) di ridurne sensibilmente l'indennità mensile (facendola diventare una indennità annuale), ora “pari al 20 per cento dell'indennità mensile lorda spettante ai consiglieri regionali”. È stato invece accolto (6 sì e 4 astensioni dell'opposizione) l'emendamento di Manlio Mariotti (Pd) che considera quel 20 per cento un tetto massimo e non una percentuale obbligatoria (spetterà alla Giunta stabilire l'entità precisa dell'indennità). I commissari hanno infine convenuto sull'opportunità di portare alla discussione d'Aula una ulteriore ipotesi di modifica che preveda, in via di prima applicazione della legge, una durata dell'incarico “fino a fine legislatura”. Rimandando dunque l'attribuzione dell'incarico di durata quinquennale alla nuova Assemblea legislativa che verrà eletta nella primavera del 2015.
IL DIBATTITO
Franco Zaffini (Fd'i) ha espresso parere negativo sulla proposta, reputando “sbagliato modificare a colpi di maggioranza una legge che invece chiedeva di arrivare ad un accordo ampio. Non appoggeremo la nomina di un garante di parte e fare decisa opposizione a questa modifica, in alternativa alla quale esistono molte formule tecniche che arrivare ad un nome condiviso. Dovremmo occuparci delle condizioni di lavoro degli agenti, che operano tra mille difficoltà e in condizioni drammatiche: una situazione che poi si ripercuote inevitabilmente anche sui detenuti. Nel Lazio, dove il garante opera da 10 anni, si è visto che non serve a niente ed anzi può fare danni se scelto in modo ideologico”.
Damiano Stufara (Prc – Fds) ha rilevato che “in questi sette anni il quorum dei due terzi si è rivelato il principale ostacolo all'applicazione della legge. La scelta di un nome condiviso è stata resa impossibile da un potere di veto che ha di fatto impedito l'elezione del garante. Dobbiamo evitare che una 'dittatura della minoranza' impedisca l'attuazione della legge ed inoltre l'abbassamento del quorum dopo le prime votazioni è largamente previsto nella legislazione nazionale. Il principio della norma transitoria per la prima nomina, in vista della imminente nuova legislatura, andrebbe esteso anche ad altre figure di garanzia”.
Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) si è detto “contrario all'istituzione stessa del garante, che rappresenta una diminuzione dello status del consigliere regionale (a cui spetta già ora il potere di entrare nelle carceri e verificare la situazione dei detenuti) e un aggravio inutile per il bilancio della Regione. La nomina fatta in questo momento imporrà alla nuova Assemblea legislativa, per quasi 5 anni, una figura scelta ora da noi. L'indennità andrebbe quindi ridotta, rendendo quell'importo annuale e non mensile, e andrebbe prevista una norma transitoria che leghi l'elezione alla nuova legislatura”.
Per Renato Locchi (Pd) “sono state verificate le difficoltà esistenti ad eleggere un garante con il quorum dei due terzi. Se non si trova un accordo è quindi giusto procedere, dalla quarta votazione, con la maggioranza assoluta. Siamo chiamati a dare attuazione ad una legge rimasta inapplicata”.
Sandra Monacelli (Udc) ha rimarcato che “questa proposta di modifica chiama l'Assemblea regionale ad una riflessione sui costi di alcune strutture, sulle prerogative dei consiglieri regionali e sui tempi di nomine legate alla durata della legislatura”.
Per Raffaele Nevi (FI) “il vero garante dei detenuti è il consigliere regionale. Avevamo proposto di formare un gruppo di consiglieri che si occupasse prioritariamente proprio della condizione nelle carceri. Questa modifica punta a superare le divisioni della maggioranza e non certo l'ostruzionismo dell'opposizione, che era disponibile a valutare un nome condiviso, che però non ci è mai stato proposto”.
Manlio Mariotti (Pd) ha parlato di un ruolo del garante “importante anche se non risolutivo della difficile situazione carceraria. La sua istituzione non svilisce la funzione del consigliere regionale e la modifica del quorum non mette in discussione la possibilità di individuare un nome condiviso. Gli atti dei garanti delle altre Regioni dimostrano che queste figure si occupano in modo serio anche delle condizioni di lavoro degli agenti”.
Oliviero Dottorini (Idv) ha ricordato che “la procedura attivata per la scelta del garante non è avvenuta nel chiuso di qualche segreteria o in base alle logiche classiche di spartizione, ma anche grazie alla nostra proposta è stata pubblica e trasparente ed ora ci porta ad avere una lista di 10 nomi di persone competenti e impegnate sul campo tra cui scegliere per dare una risposta concreta a una vera e propria emergenza”. MP
