(Acs) Perugia, 11 marzo 2011 – “Plaudo all'iniziativa presa da Monsignor Bassetti di andare nelle discoteche perugine per tentare di parlare con i giovani, perché così facendo la Chiesa apre una porta di dialogo con i giovani e insegna a tutti noi a scendere dalla cattedra”.
Lo afferma Maria Rosi, consigliere regionale del Pdl che così prosegue: “In effetti non possiamo parlare di disagio giovanile se non stiamo vicino nel concreto alle nuove generazioni, cercando di parlare la loro lingua nei loro luoghi. Invece la politica continua a fare convegni che ci ripetono una verità che conosciamo già: i giovani considerano la politica come una cosa lontano da loro; ma che pretende di conoscere e dibattere questioni importanti come l'abuso di droga, ignorando del tutto la realtà del mondo giovanile che frequenta le nostre scuole medie, inferiori e superiori. Con troppa demagogia e poca conoscenza del problema, osserva Rosi, la politica prende posizioni, magari difendendo le droghe leggere, senza nulla sapere dei veri danni psichici e fisici che queste sostanze possono causare. Ciò crea confusione e può indurre alcuni giovani a sentirsi legittimati nell'abuso di droghe. Da parte mia, aggiunge il consigliere del Pdl, considero qualunque tipo di droga causa e sintomo di un disagio profondo: una fuga dalla realtà o la sua distorsione temporanea; una sconfitta generazionale a cui non possiamo rassegnarci. Dobbiamo offrire modelli positivi da emulare, favorire la nascita di comunità giovanili, con spazi di libertà organizzati dai giovani per i giovani, con teatro, musica, sport. Come fa monsignor Bassetti dovremmo andare nelle scuole con esperti psicoterapeutici a parlare di droga. Insegniamo ai giovani a essere imprenditori di se stessi, con veri e propri bandi pubblici per assegnare mezzi e risorse necessarie a realizzare quelle occasioni di crescita di cui i ragazzi hanno bisogno, e che troppo spesso faticano a trovare. Anche l'assegnazione di premi che valorizzino le eccellenze di chi ha il coraggio di mettersi in gioco, potrebbe essere un'ipotesi percorribile, capace di creare un effetto trascinante fra i giovani.
La grave crisi giovanile impone a tutti noi, nessuno escluso, di invertire l'approccio politico nei confronti del mondo giovanile. Non possiamo ricordarci di loro ad intermittenza, avvicinandoli solo quando c’è bisogno del loro voto. Nostro compito, conclude Maria Rosi, è contribuire alla ricostruzione di un tessuto lacerato, offrendo a questa generazione la suggestione culturale di far parte di un destino comune, come fu per noi. Le ragazze e i ragazzi italiani non chiedono e non vogliono aiuti pubblici e non si lasciano comprare con la droga libera, i concerti gratuiti, gli idoli di plastica: pretendono solo di essere messi in condizione di dare il proprio contributo al progresso dell’uomo e dell’Italia”. GC/gc