(Acs) Perugia, 10 giugno 2016 – “Da recenti notizie apparse su organi di stampa (umbriaon.it) si apprende che sarebbe in essere una causa di lavoro per mobbing intentata nei confronti dell’ente Consorzio di Bonifica Tevere-Nera da parte di un dipendente fino ad allora apprezzato ed encomiato, investito sempre più frequentemente di incarichi di rilevanza strategica”. Lo scrivono i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) annunciando la presentazione di una interrogazione per sapere se “la Giunta regionale sia informata sui fatti e se questi corrispondano a verità e se sia stata avviata un’indagine o una verifica interna a seguito delle pesanti denunce emerse sulla stampa”.
I due esponenti pentastellati aggiungono, nel loro atto ispettivo, che “il suddetto dipendente, di cui nei fatti di cronaca non vengono citate le generalità, aveva ricoperto anche la funzione di responsabile sindacale aziendale, nonché componente della segreteria nazionale del sindacato FILBI-UIL. I fatti narrati nell'articolo – aggiungono - si iniziano a manifestare dall’anno 2012 e le accuse, corredate da un dettagliato ricorso, avviano una controversia seguita al fatto che il dipendente avrebbe espresso in seno all'ente consortile molteplici perplessità relative a presunte anomalie circa l’affidamento diretto di alcuni lavori e l’esecuzione di gare d’appalto ‘informali’ riservate ad aziende invitate dal Consorzio Tevere-Nera”.
“Nel febbraio 2014- scrivono ancora nel loro atto Liberati e Carbonari - il dipendente riscontra anche la presenza di tre lavoratori irregolari (su cinque) in un cantiere affidato a Terni dal Consorzio, con un irregolare smaltimento dei fanghi di risulta dei canali di irrigazione della Conca ternana. Ne segue un doveroso ordine di servizio che, secondo la ricostruzione, finisce per costargli solo altri guai con l'Ente”.
Liberati e Carbonari evidenziano come “le questioni denunciate investono un settore estremamente delicato, particolarmente sensibile e permeabile, quale quello degli affidamenti e della gestione degli appalti, i quali verrebbero frazionati per rimanere negli importi c.d. ‘sottosoglia’ e così procedere ad affidamenti diretti o comunque a gare informali, in cui l’Ente avrebbe potuto scegliere liberamente le ditte da chiamare. In altre parole – concludono -, in assenza di un elenco di ditte fiduciarie e di chiari criteri di selezione, si potevano scegliere le ditte da invitare”. RED/as