CONSIGLIO REGIONALE (3): ATTUAZIONE DELLA LEGGE SU RICERCA, COLTIVAZIONE ED UTILIZZO DELLE ACQUE MINERALI (ANNO 2009) - L'AULA PRENDE ATTO DELLA RELAZIONE

Il Consiglio regionale ha discusso e 'preso atto' della Relazione sulla attuazione delle norme per la ricerca, la coltivazione e l'utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali predisposta dalla Giunta. Aumenta la produzione di acqua minerali delle 17 sorgenti regionali, con  384  lavoratori stabilmente occupati: il canone complessivo incassato dalla Regione è stato di 1.518.394 euro.

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22 Mar 2011 00:00

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(Acs)
Perugia, 22 marzo 2011 – Il Consiglio regionale ha discusso e 'preso atto' della Relazione sulla attuazione delle norme per la ricerca, la coltivazione e l'utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali, predisposta dalla Giunta e presentata in Aula da Vincenzo Riommi (Pd). Il consigliere regionale (relatore unico) ha riportato che “nell'anno 2009 si sono prodotti (utilizzati e imbottigliati) circa 1.250 milioni di litri di acqua minerale, facendo registrare un incremento del 2 per cento, confermando quindi  l'andamento di crescita fatto registrare anche negli anni precedenti. Tutto ciò in netto contrasto con l'andamento della produzione a livello nazionale che ha registrato un calo di circa 1 per cento. L'Umbria, per quanto riguarda le acque minerali imbottigliate, ha aumentato la produzione dalle 17 fonti esistenti. Le concessioni rilasciate per l'imbottigliamento sono rimaste invariate rispetto agli anni precedenti. Ci sono 18 concessioni rilasciate per l'imbottigliamento di acqua minerale e  10  sono gli  operatori titolari delle concessioni.

 

I titolari delle concessioni – ha spiegato Riommi - sono la Rocchetta spa nel comune di Gualdo Tadino (1 concessione), la Sangemini spa nei comuni di Acquasparta, Montecastrilli, San Gemini e Terni (4 concessioni), la Tione Srl nel comune di Orvieto (1 concessione), la  Nocera Umbra Fonti Storiche spa nel comune di Nocera Umbra (2 concessioni), la  Società per Azioni delle acque di San Francesco nel comune di Acquasparta (1 concessione), la Società Italiana Acque Minerali nei comuni di Cerreto di Spoleto e Gubbio (3 concessioni),  la Ditta Massenzi Evelino nel comune di Foligno (1 concessione), la Tulli Acque Minerali srl  nel comune di Sellano (1 concessione), la Idrologica Umbra srl  nel comune di  Massa Martana (1 concessione) e la Motette srl nel comune di Scheggia - Pascelupo (2 concessioni); complessivamente le concessioni rilasciate interessano una superficie di 2.413 ettari. Allo stato sono stati rilasciati i permessi per la ricerca di acque termali alla Poggiovalle srl nel comune di Fabro per 106,73 ettari (permesso attualmente sospeso), alla Camelia srl nel comune di Perugia (località Solfagnano) per 47 ettari (permesso attualmente sospeso), alla Principato di Parrano srl nel comune di Parrano per 299 ettari e alla Villa srl nel comune di Umbertide per 39,38 ettari (permessi attivi).

 

La situazione occupazionale registra 384 unità di lavoratori stabilmente occupati. La produzione in Umbria ha avuto un incremento del 2 per cento con una produzione di acqua minerale imbottigliata di 1 milione e 250 mila litri rispetto ad un consumo complessivo pari a 1 milione e 410 mila metri cubi di acqua minerale prelevata di cui una parte, l'11,4 per cento, viene utilizzata per il processo di imbottigliamento. Per quanto concerne le “acque termali”, le concessioni e il loro sfruttamento è rimasto invariato rispetto agli anni precedenti: i due stabilimenti termali di Città di Castello (Terme di Fontecchio) e di Spello (Terme Francescane) hanno fatto registrare 15.367 presenze con un calo complessivo di 384 presenze rispetto al 2008. Le Terme Francescane hanno registrato un incremento di presenze passando dalle 7.894 del 2008 alle 8.454 presenze (6.929 umbri e 1.525 provenienti da fuori regione). Le Terme di Fontecchio che hanno fatto invece registrare un calo di presenze, da 7.740 presenze (2008) sono passate a 6.913, con un calo dell'ordine del 11 per cento. Tale situazione di controtendenza, tra le terme di Fontecchio e quelle Francescane, sembrerebbe soprattutto legata ad una situazione territoriale dove un importante richiamo sarebbe esercitato da Assisi quale città turistica.

Per quanto concerne l'attività di cura praticata nei due centri Termali va evidenziato che le Terme Francescane hanno in essere soltanto delle convenzioni con le Asll mentre quelle di Fontecchio anche con l'Inps e l'Inail. Relativamente ai livelli occupazionale si sono registrate delle contrazioni, il personale medico e paramedico occupato è stato complessivamente nei due centri termali di 38 unità, mentre gli inservienti e altre figure professionali sono state 24 unità.

 

Per quanto riguarda i canoni assoggettati alle concessioni – ha concluso Riommi - a fronte  di 2.413 ettari di superfici date in concessione, il canone complessivo è stato di 1.518.394 euro.  Questo canone è costituito per 120.650 euro dai diritti di superficie (50 €/ettaro) e per 1.397.744 euro dal volume di acqua termale utilizzato (1 €/metro cubo). I canoni corrisposti dalle singole concessionarie sono stati: la Rocchetta spa 428.922 euro, la Sangemlni spa 13.732 euro, la Tione srl 171.312 euro, la Nocera Umbra Fonti Storiche spa 114.730 euro, la Società per Azioni delle acque di San Francesco 40.079 euro, la  Società Italiana Acque Minerali 402.965 euro, la Ditta Massenzi Evelino 759 euro, la Tulli Acque  Minerali srl 61.706 euro, la Idrologica Umbra srl 7.126  euro e la Motette srl 77.063 euro”.

 

DOPO LA RELAZIONE SONO INTERVENUTI:

PAOLO BRUTTI (Idv): “Ho espresso contrarietà in Commissione su un punto che dovrebbe essere modificato. Come avete sentito dalla relazione di Riommi l'Umbria è la regione d'Italia che imbottiglia la maggiore quantità di acque minerali. Ciò significa che nella nostra regione è facile, semplice e importante sviluppare questo tipo di attività. Sarebbe dunque naturale, seguendo le semplici regole della domanda e dell'offerta, che la nostra regione potesse trarre beneficio da una risorsa esigua e pregiata  di cui dispone. Oggi invece il costo delle concessioni è molto più basso che nelle regioni a noi vicine, nonostante il passaggio dal costo di imbottigliamento a quello basato sul volume di estrazione. Sarebbe quindi giusto procedere ad un adeguamento dei canoni concessori: ad esempio la San Gemini paga 13 mila euro si canone annuo. Un aggiornamento dei canoni sarebbe dunque naturale. E ciò non comporterebbe la crisi delle aziende di imbottigliamento: la stessa San Gemini è in difficoltà ma non certo per i costi degli oneri concessori, anche se questi venissero raddoppiati.

Si potrebbe agevolmente arrivare quindi a 3 milioni di euro di canoni concessori a fronte di un costo dell'acqua pubblica che risulta tra le più care d'Italia: serve quindi un adeguamento e un bilanciamento tra i costi dell'acqua pubblica e quelli dell'acqua minerale da imbottigliare”.

 

SANDRA MONACELLI (Udc): “Dalla relazione di Riommi si evincono dati piuttosto chiari. Nel settore delle acque minerali ci sono 384 occupati (dati 2008), i canoni pagati dalle società concessionarie superano di poco il milione di euro: questo ci dice che si tratta di un settore importante. Guardiamo alle esperienze delle regioni vicine: la Toscana ad esempio assegna una parte dei canoni concessori direttamente ai Comuni, dato che solo alcuni territori sono interessati dall'attività estrattiva. Al fine di salvaguardare questi territori è necessario usare un minimo di attenzione in più, assegnando parte dei proventi ai Comuni per fare interventi diretti di manutenzione e di salvaguardia territoriale. Si supererebbero così anche i problemi tra le imprese che prelevano l'acqua minerale, i territori e le popolazioni delle aree dotate di sorgenti”.

 

GIANFRANCO CHIACCHIERONI (Pd): “In Seconda Commissione c'è in discussione una legge che riguarda proprio quanto suggerito dal consigliere Monacelli. Quindi la Commissione valuterà la cosa e porterà il testo in Aula. La questione della competitività delle imprese che commercializzano l'acqua non è una cosa secondaria: come ha illustrato Riommi il prelievo è molto limitato rispetto al prelievo idrico totale dei 4 Ati. Occorrerà allora non solo ragionare su quanto viene estratto ma anche sulla competitività delle imprese che operano nel settore, per evitare che queste falliscano, con un danno per tutti. Non mi schiero con chi, in questa sede, tende a scatenare la caccia all'impresa”. MP/

Ultimo aggiornamento: 22/03/2011