(Acs) Perugia, 9 giugno 2011 - “Una recente indagine in Italia sul 'bullismo' nelle scuole superiori ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33 per cento è una vittima ricorrente di abusi”. Lo scrive Maria Rosi (Pdl) che definisce il fenomeno come “l’espressione di un malessere sociale diffuso, un disagio relazionale riguardante adolescenti e giovani, socialmente e anche anagraficamente trasversale. Il bullismo – spiega - è il risultato di una società che è diventata distratta, superficiale, egoista e individualista”.”.
Per Rosi è necessario che la Regione attivi “campagne anti-bullismo ed intervenga efficacemente e in particolare nella sfera educativa nei suoi vari approcci: scolastici, televisivi e familiari. L’educazione – continua - deve prima di tutto partire dal coinvolgimento dalle famiglie, nucleo primario sia della vittima che del suo persecutore. Istituzioni famiglia e scuola devono lavorare insieme per combattere questo fenomeno. È importante usare lo stesso linguaggio dei ragazzi. La scuola deve chiaramente gridare no al bullismo ed impegnarsi direttamente per sconfiggerlo. Il bullismo e la violenza in genere si combattono rimanendo uniti. Bisogna poi selezionare bene i miti da proporre ai ragazzi”.
“Il bullismo – aggiunge l'esponente del Pdl - si evolve con l'età, cambia le proprie modalità, ed in età adulta sfocia poi in atti di prevaricazione sociali, lavorativa e familiare. Dai risultati di un’indagine tra i giovani delle scuole superiori – commenta Rosi - emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgono rispetto a quelle fisiche: il 42 per cento dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30 per cento ha subito delle offese e il 23,4 per cento ha segnalato di aver subito calunnie. Nelle violenze di tipo psicologico, il 3,4 per cento denuncia l'isolamento di cui è stato oggetto, mentre l’11 per cento dichiara di essere stato minacciato. Il fenomeno del bullismo – dice - è sottovaluto anche quando assume le caratteristiche di vero e proprio malessere sociale che riguarda sia chi commette il danno, sia chi lo subisce”.
In conclusione, Rosi invita tutti, “in particolare le istituzioni” a trattare questo argomento “con grande responsabilità ed equilibrio”. RED/as