(Acs) Perugia, 1 aprile 2016 – “Nei pochissimi giorni avuti a disposizione per esaminare il Bilancio 2016 della Regione Umbria, un tomo di 265 pagine inviato ai consiglieri regionali tre giorni prima dell'approvazione in Commissione, abbiamo preso atto che è quasi impossibile intervenire su un testo strutturato in titoli, missioni e programmi ma privo di indicazioni su qualsivoglia capitolo di spesa, in ossequio al decreto legislativo '118/2011': lo dice il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (gruppo Ricci presidente), secondo il quale “solo la Giunta regionale deciderà dove e come allocare le risorse, mentre i consiglieri sono chiamati soltanto a votare l'atto in Aula, producendo eventuali emendamenti”.
“Tuttavia – spiega De Vincenzi – 'missioni' e 'programmi' sono aggregati troppo generici per consentire ai consiglieri regionali di produrre emendamenti mirati e contribuire a migliorare il documento più importante dell'intera legislatura: ad esempio non viene specificato l'ammontare dei finanziamenti per i Livelli essenziali di assistenza (Lea), perché rientrano nella voce 'spese sanitarie', quindi non sappiamo se è vero che sono stati tagliati farmaci salva-vita per la fibrosi cistica. Oppure risulta impossibile conoscere a quanto ammontano le spese per gli anziani e per i minori, a chi vanno i 4milioni di euro per la disabilità. Insomma, al singolo consigliere regionale non è dato sapere se una certa somma destinata alla disabilità servirà per acquistare presìdi medici o per finanziare convegni. Oppure quali soggetti, fra quelli compresi nella cooperazione e nell'associazionismo, beneficeranno delle risorse regionali”.
“In queste condizioni – conclude De Vincenzi – pur riconoscendo che la Giunta regionale abbia rispettato la normativa di riferimento, le possibilità di intervento di un consigliere regionale sono precluse, a meno di tentare di indirizzare somme su aggregati che contengono un gran numero di destinazioni, sulle quali poi sarà la Giunta a orientare le risorse. Un altro passo indietro sul versante della tanto sbandierata trasparenza”. RED/pg