ARRESTO GIAN GAETANO CASO: “LA PONTI EDITORIALE ACQUISTATA CON SOLDI PUBBLICI E CEDUTA A IMPRENDITORI SPREGIUDICATI” - NOTA DI DOTTORINI (IDV)

Il consigliere regionale dell'Italia dei valori, Oliviero Dottorini, interviene sulle vicende della società Ponti editoriale e si chiede "Dove sono finiti i milioni usati per il suo salvataggio? Quante le imprese coinvolte?”. Per Dottorini emerge la necessità di “rivedere le politiche per lo sviluppo ed in particolare i bandi Por Fesr 2007-2013 che hanno individuato i poli di eccellenza da finanziare con ingentissime risorse”.

Data:

21 Apr 2010 01:00

Tempo di lettura:

2 minuti, 31 secondi

(Acs) Perugia, 21 aprile 2010 - “Lo avevamo detto in tempi non sospetti: la Ponti editoriale e i suoi proprietari sono stati molto abili nell'intercettare risorse pubbliche, ma non altrettanto nel garantire continuità occupazionale e ricadute economiche sul territorio. La notizia dell'arresto del socio di maggioranza Gian Gaetano Caso deve farci riflettere. Dobbiamo chiederci a quali persone abbiamo consegnato le nostre aziende e il futuro di centinaia di famiglie tifernati”. Con queste parole Oliviero Dottorini, consigliere regionale dell'Italia dei valori, commenta la notizia dell'arresto di Gian Gaetano Caso, socio di maggioranza della Ponti editoriale, “con accuse gravissime, tra cui bancarotta fraudolenta, tentata truffa aggravata, abusivismo bancario per oltre 200 milioni di euro, 9 milioni di euro di fatture false, 80 milioni di euro di fittizi aumenti di capitale sociale”.

Per l'esponente dell'Italia dei valori “aver consentito l'ingresso di un'imprenditoria d'avventura nella compagine di una società rilevata anche con soldi pubblici si rivela oggi in tutta la sua gravità. Qualcuno, sempre pronto al taglio dei nastri, dovrebbe avere il buon gusto di spiegarci come tutto questo sia potuto avvenire e come si è potuto dare credito a certi imprenditori. In gioco c'è il futuro di decine di famiglie, ma soprattutto la dignità di una città e di un comprensorio. Certa imprenditoria rischia di inquinare pesantemente il nostro tessuto economico, con ripercussioni pesanti sulla tenuta dell'intero sistema. Ci piacerebbe sapere – continua Dottorini - quanti altri imprenditori locali sono stati coinvolti, loro malgrado, in questa vicenda. Quante sono le aziende creditrici che rischiano di vedere compromesso il loro futuro per aver dato fiducia a iniziative imprenditoriali rivelatesi inconsistenti e, a giudicare dalle azioni giudiziarie in atto, spregiudicate. Una riflessione a parte deve essere rivolta alle azioni per spingere l’economia regionale. Occorre che la Regione corra subito ai ripari, rivedendo le politiche sullo sviluppo ed in particolare i bandi Por Fesr 2007-2013 che hanno individuato i poli di eccellenza da finanziare con ingentissime risorse. Come sono stati identificati questi settori di eccellenza? Siamo certi, ad esempio, che il settore della meccatronica sia strategico per l'Altotevere e in grado di incentivare iniziative serie e durature per la nostra economia? Sarebbe insostenibile, adesso che è chiara la qualità di certe realtà imprenditoriali, dovere assistere all’ennesimo intervento ritagliato su gruppi che hanno dato pessima prova di lungimiranza e affidabilità. Occorre ridisegnare un profilo delle politiche industriali in Umbria che sappia individuare gli imprenditori seri che lavorano e investono sul territorio, evitando di tornare a commettere altri errori che l’Altotevere e l’Umbria non possono più permettersi”.

“A fronte dei milioni di euro pubblici (finanziamenti e leasing) di cui il gruppo Ponti negli anni ha goduto - spiega Dottorini - ci ritroviamo di fronte a un epilogo drammatico, che è tanto più grave in quanto erano conosciute a tutti le modalità imprenditoriali di Caso. Sicuramente dovevano essere chiare a chi gli ha ceduto una società che aveva già goduto di ingenti finanziamenti pubblici. Ora sarà importante che qualcuno spieghi dove sono finiti quei soldi e quali ricadute hanno avuto per i cittadini”. RED/mp

Ultimo aggiornamento: 21/04/2010