ADOZIONI: “IN CHE MODO REGIONE UMBRIA E STRUTTURE DEPUTATE ALLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ASSISTONO LA FAMIGLIA UMBRA BLOCCATA IN CONGO” - LIGNANI MARCHESANI (FD'I) INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE

Il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani ha presentato una interrogazione alla Giunta regionale per sapere quali azioni sono state previste dalla Regione e dal responsabile regionale per la cooperazione internazionale ed i diritti umani, in relazione al caso della famiglia umbra bloccata in Congo ed impossibilitata a tornare in Italia con il figlio adottivo. Lignani rimarca la missione nel Paese africano effettuata dal Ministro italiano Kyenge con il preciso scopo di sbloccare le pratiche adottive, “ottenendo però, evidentemente, un risultato fallimentare”.

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20 Dic 2013 00:00

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(Acs) Perugia, 20 dicembre 2013 - “In che modo la Regione Umbria ed il responsabile regionale per la cooperazione internazionale ed i diritti umani assistono la famiglia umbra bloccata in Congo ed impossibilitata a tornare in Italia con il figlio adottivo”. È quanto chiede, attraverso una interrogazione alla Giunta regionale, il consigliere Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) rimarcando come “nella struttura burocratica della Regione Umbria è prevista la figura di 'supporto alle iniziative regionali in materia di cooperazione internazionale decentrata allo sviluppo, pace, diritti umani'. Una 'posizione organizzativa' – spiega - considerata di particolare importanza nell’ambito delle politiche della Regione, come dimostra il compenso di oltre settantamila euro lordi all’anno con cui è retribuito il responsabile della struttura”.

Lignani ricorda che “nella Repubblica Democratica del Congo si trovano attualmente ventisei famiglie italiane le quali, al termine di una lunga e doverosa trafila legale, prevista per l’adozione (colloqui con psicologi, forze dell’ordine, magistrati del tribunale dei minori), hanno ricevuto l’agognato via libera per incontrare quelli che a tutti gli effetti sono i loro figli e poterli conseguentemente portare in patria. E questa presenza nello Stato africano – aggiunge - è avvenuta su esplicito invito della 'Commissione per le adozioni internazionali', che aveva evidentemente ritenuto che ci fossero le condizioni burocratiche affinché dette famiglie potessero finalmente abbracciare i loro figli adottivi e rientrare in Italia. Per poter lasciare questo Paese, però, dette famiglie, debbono ottenere il visto di uscita dalle autorità congolesi, che normalmente si ottiene in circa due settimane, ma che sta tardando ad essere concesso per non meglio precisati 'motivi burocratici'”.

Lignani Marchesani ricorda quindi che “tra le ventisei famiglie presenti a Kinshasa vi è anche una coppia di coniugi perugini, anch’essi bloccati da quasi due mesi in questa situazione di stallo e che non possono far ritorno in Italia né da soli né tanto meno accompagnati dal bambino adottivo. Il Ministro italiano per l’Integrazione Cecile Kyenge, di origine congolesi, ha effettuato una missione a Kinshasa proprio con il preciso scopo di sbloccare le pratiche adottive, ottenendo però evidentemente un risultato fallimentare. Vista la presenza di cittadini umbri – conclude Lignani - si rende quantomai necessario l’intervento della figura che la Regione ha a suo tempo individuato proprio per garantire i diritti umani e favorire la cooperazione internazionale, e che non dubitiamo sia stata attivata per cercare di risolvere detto spinoso caso”. RED/as
 

Ultimo aggiornamento: 20/12/2013