(Acs) Perugia, 12 ottobre 2016 - “Gli atti ufficiali dell’Assemblea legislativa dell’Umbria e del suo Comitato per il Monitoraggio (https://goo.gl/xKqWyU) certificano definitivamente quel che il M5S sapeva, ha detto, denunciato, ribadito in merito alla gestione delle concessioni regionali sulle acque”. Così i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) per i quali: “le multinazionali della minerale, da decenni, danno alla Regione quasi nulla per lo sfruttamento del nostro oro blu, mentre le famiglie, per l'acqua di rubinetto, pagano quasi il triplo del canone applicato sulla minerale a questi signori. A sua volta la Regione – aggiungono - non trasferisce ai Comuni nemmeno le briciole del canone concessorio, viceversa dovuto nella misura del 20 per cento (circa 250mila euro ogni anno) del totale incassato in forza dell'inapplicata legge '22/2008'. Così i Comuni interessati non registrano alcuna tutela delle risorse del proprio territorio, deprivato del bene come fossero colonie”.
“I sindaci di questi Comuni, comunque – spiegano Liberati e Carbonari -, non proferiscono verbo, affetti da una stravagante sorta di mutismo collettivo, un silenzio imbarazzante rispetto a una Regione che, in otto anni, non ha trovato tempo di redigere il regolamento attuativo. I dirigenti regionali che dovrebbero presidiare rigorosamente la materia sono tutti immotivatamente, ma comodamente, al calduccio loro posto, apicali da sempre inamovibili”.
Secondo i due consiglieri regionale pentastellati, “è il cortocircuito delle concessioni minerarie, svendute per molto meno di trenta denari in tutta Italia e, in modo particolare, in Umbria, sede di marchi storici e prestigiosi grazie alla presenza di acque di qualità superiore. Un danno erariale legalizzato – rimarcano - che rallegra soltanto i capi delle multinazionali e i loro politici amici; trattamento opposto è ovviamente riservato a cittadini, piccole e medie imprese, famiglie, gente normale. Ma questa – concludono - è un’altra storia, che grida vendetta e che urge discutere in ogni sede, a partire da quella legislativa regionale, dopo 50 anni di favori e saccheggi”. RED/as