(Acs) Perugia, 13 giugno 2011 – “Webred si comporta da società privata sul libero mercato ma non lo può fare, in quanto partecipata dalla Regione Umbria all’84 per cento e per il restante 15,92 per cento dalle due province di Perugia e Terni e da altri enti locali, mentre la Regione non si comporta come dovrebbe fare chi ne è il proprietario, considerando Webred alla stessa stregua degli altri fornitori di servizi”.
Su queste due contraddizioni gioca la denuncia del capogruppo di Futuro e libertà in Consiglio regionale, Franco Zaffini, che stamani ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Cesaroni per mostrare, dati alla mano (quelli della delibera numero 400 del 27/4/2011, riguardante il bilancio della Webred spa), le incongruenze dell’operato dell’azienda fornitrice di servizi informatici, che ha creato un’altra società, la HiWeb srl, per poter operare sul libero mercato, e quelle della Regione stessa che, secondo Zaffini, ha avallato nella legislatura precedente, sotto l’egida del precedente assessore al Bilancio, Vincenzo Riommi, quello che il capogruppo di Fli ha definito “il vecchio trucco delle scatole cinesi”.
E per sottolineare queste “incongruenze” Zaffini è tornato nuovamente alla carica con un’altra interrogazione, nella quale chiede all’assessore al bilancio di conoscere “quali azioni intenda mettere in campo per porre fine al ‘teatrino’ Webred, che fino ad ora – sottolinea – ha fatto generoso sfoggio di teatranti da premio Oscar”.
In conferenza stampa Zaffini ha commentato le osservazioni che i dirigenti della Regione hanno scritto a margine del bilancio di Webred, in cui si evidenziano inesattezze sulle cifre ed elementi di “dubbia liceità” su vari passaggi di risorse umane e di software (questi ultimi di proprietà dell’Ente) tra le due società Webred e HiWeb, che in comune hanno anche figure dirigenziali di spicco, oltre che macchinari. “Tale documento, completo delle osservazioni e dei dubbi espressi dai dirigenti regionali, dal 9 giugno scorso, data in cui ho presentato questa interrogazione – ha sottolineato –, non è più disponibile sul sito della regione Umbria”, ma il presidente di Fli ne ha fornito copia a tutti i giornalisti presenti.
Zaffini fa rilevare che invece l’attuale assessore, Franco Tomassoni, rispondendo ad una sua interrogazione dello scorso mese di febbraio, “ha riconosciuto la necessità di rivedere l’assetto societario di Webred, al fine di far rientrare l’operato dell’azienda ‘in house’ nei confini tracciati dalla normativa di riferimento (il Decreto Bersani, che vieta alle aziende ‘in house’ di fornire servizi a soggetti diversi dagli enti soci, in pratica di agire in modo imprenditoriale sul libero mercato, ndr).
“Occorre squarciare il velo di silenzio sullo scandalo dei servizi informatici regionali da Umbria 2000 fino ad oggi – ha concluso Zaffini – con l’attuale commistione di ruoli fra la società ‘in house’ e la sua costola operativa per il libero mercato, che però non può commercializzare i software prodotti da Webred perché appartengono alla Regione Umbria. Allora la questione conclusiva è: o la Regione mantiene la società Webred ‘in house’, senza fornire servizi a soggetti diversi dagli enti soci, oppure dismette questa partecipazione, che così fatta non serve a niente”. PG/
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