TERZA COMMISSIONE: “CORRISPONDERE LE DOVUTE INDENNITÀ AI MEDICI CHE LAVORANO IN ESCLUSIVA PER IL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE” - AUDIZIONE DEI RAPPRESENTANTI SINDACALI

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei medici che lavorano in esclusiva per il Servizio sanitario regionale hanno chiesto stamani, nell'audizione in Terza commissione, che venga applicato anche in Umbria quanto previsto nell'accordo Stato-Regioni dell'ottobre 2011, con il riconoscimento delle indennità di esclusività e di una diversa posizione organizzativa per coloro i quali abbiano almeno 5 anni di attività.

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16 Giu 2014 01:00

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(Acs) Perugia, 16 giugno 2014 – I medici che lavorano esclusivamente per il servizio sanitario regionale sono tornati a chiedere la corresponsione delle indennità previste proprio per il loro rapporto di esclusività nel servizio pubblico (introdotto dalla legge Bindi, nel 1999), che la Regione Umbria non ha liquidato. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei medici sono stati ascoltati, stamani, dai membri della Terza commissione consiliare, presieduta da Massimo Buconi, il quale si è fatto carico di promuovere un incontro specifico con l'assessorato preposto e la direzione generale della sanità umbra sulle problematiche rappresentate.

I medici hanno ricordato che l'accordo Stato-Regioni firmato nell'ottobre 2011, recepito ed attuato in molte altre regioni italiane, stabilisce che non deve essere attuato il blocco degli stipendi, e quindi la non corresponsione di indennità, per coloro i quali da almeno 5 anni svolgano la loro attività esclusivamente per il servizio pubblico: dopo il quinto anno, e previa verifica da superare al cospetto di una commissione esterna, hanno diritto non solo alle indennità di esclusività ma anche ad un incarico diverso, con innalzamento della posizione organizzativa. Altro “step” dopo 15 anni, con la possibilità di accedere ai primariati. Sarebbero circa 400 in Umbria i medici che sono in attesa di questo riconoscimento, per un ammontare economico complessivo di 2 milioni e 400mila euro.

“In Umbria – ha spiegato il coordinatore delle rappresentanze sindacali, Pino Giordano - la presenza di medici in esclusività di rapporto è fra le più alte d'Italia, siamo circa il 90 per cento, la buona qualità del servizio sanitario regionale è frutto anche dell'impegno e dell'abnegazione con cui si lavora, anche ben oltre l'orario di servizio. Ciò nonostante, abbiamo la sensazione che stia maturando un cambio di cultura gestionale, che non condividiamo, per cui si sceglie di favorire il privato, dal momento che il terzo settore non viene ascoltato e si reintroduce la tassazione del 20 per cento sulle attività professionali, fattori che minano la competitività del servizio pubblico”.

Giordano ha poi ricordato che nell'ottobre 2011 l'allora assessore alla Sanità aveva loro assicurato che anche l'Umbria avrebbe aderito a quanto stabilito nell'accordo Stato-Regioni e, successivamente, c'era stato l'impegno del direttore regionale della sanità, Emilio Duca, di presentare entro dieci giorni una proposta perché venisse applicato in maniera omogenea in tutte le aziende sanitarie. “Ma non vi è stato alcun seguito – ha detto – e adesso molti medici potrebbero decidere di andare a lavorare nelle regioni contigue, ad esempio Marche o Emilia Romagna, che hanno attivato quanto previsto, oppure ricorrere al Tribunale del lavoro, come in diversi hanno già fatto. Ma prima di arrivare a questo – ha concluso – vorremmo un incontro per risolvere la situazione e chiarire se la Regione Umbria crede ancora nel modello di welfare fin qui perseguito o se le strategie sono cambiate”. PG/
 

Ultimo aggiornamento: 16/06/2014