STATUTO: “RIDARE CENTRALITÀ ALLA REGIONE, COINVOLGERE I CITTADINI NELLA RIFORMA” - LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE STATUTO, SMACCHI - IL DIBATTITO
Il presidente della Commissione Statuto, Andrea Smacchi, ha presentato questa mattina all'Aula di Palazzo Cesaroni il programma di lavoro e le priorità individuate dall'organismo consiliare, puntando l'attenzione sulla necessità di riforme condivise e partecipate, mirate a valorizzare il ruolo e l'autonomia della Regione. Durante il dibattito che ha seguito l'illustrazione, i consiglieri Lignani Marchesani, Monacelli, Nevi e Cirignoni hanno espresso le relative posizioni circa l'inserimento di riferimenti relativi ai Santi e al federalismo, e alla necessità di una riforma il più possibile condivisa e in linea con il sentire degli umbri.
25 Gen 2011 00:00
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(Acs) Perugia, 25 gennaio 2011 – L'Aula di Palazzo Cesaroni ha preso atto della relazione sul programma dei lavori della Commissione Statuto stilata e presentata in Consiglio regionale dal presidente Andrea Smacchi.
Smacchi ha annunciato che i lavori della Commissione speciale saranno “principalmente orientati a dare definitiva attuazione alla Carta regionale e ad elaborare proposte di revisione dello Statuto stesso e del Regolamento interno del Consiglio. Crediamo – ha detto - che il nostro compito debba consistere nel valutare la rispondenza delle norme statutarie alla realtà di oggi, al fine di mettere il Consiglio regionale nelle condizioni di decidere se e come modificare o integrare lo Statuto, in una logica di confronto con tutti i soggetti istituzionali e della società civile, dalla Chiesa ai partiti, dai Comuni ai sindacati, dagli studenti agli insegnanti, dagli imprenditori alle Università. Non mancheranno però interventi tesi a promuovere la conoscenza dei valori e dei principi dello Statuto regionale (in particolare tra giovani e studenti), rafforzare l'autonomia funzionale del nostro Consiglio, ad attribuirgli una sostanziale centralità nella sua qualità di Assemblea legislativa dell'Umbria (denominazione che verrà aggiunta a quella attuale del Consiglio), e tesi a contribuire concretamente al processo di integrazione europea della Regione”. Il presidente Smacchi ha spiegato che “ci sono temi e istituti ad oggi non attuati, o attuati solo parzialmente, oppure ancora da riconsiderare: questioni che meritano di essere portate a compimento. Come le norme in materia di programmazione regionale, di conferimento delle funzioni amministrative, di potere sostitutivo in caso di inerzia dei Comuni e delle Province nell'esercizio delle funzioni amministrative conferite, di organizzazione del Consiglio, di agenzie regionali, di prerogative dei consiglieri. Ed ancora, lo Statuto, le leggi attuative dello stesso ed il Regolamento interno del Consiglio, hanno nel corso del tempo posto problemi applicativi, ovvero di mancata chiarezza, a causa di alcune norme che potrebbero essere meglio calibrate. Si possono citare, il caso della definizione dei ruoli svolti dal Centro per le pari opportunità e dal Consiglio delle Autonomie locali, come pure quello della necessità di aggiornare la normativa sugli istituti di partecipazione, con particolare riferimento alla consultazione, adeguandola a forme di contatto nuove rispetto a quelle tradizionali”.
“L'approccio che la Commissione Statuto intende adottare – ha sottolineato Smacchi - sarà improntato alla consapevolezza che la Carta fondamentale della Regione rappresenta un documento che custodisce idee, valori e principi che non possono essere certo piegati ad interessi di parte o di una determinata fase storico-politica. Ciò impegna tutti ad attente valutazioni nel momento in cui si deciderà di operare modifiche ad un testo che anche grazie alla sua storia ed assenza di interventi innovativi, ha rappresentato un solido riferimento per la comunità regionale. Oggetto del nostro lavoro saranno anche le proposte di revisione dello Statuto provenienti da tutti i soggetti interessati. Ad oggi sono già state presentate tre proposte di modifica statutaria, tese ad inserire tra i principi fondamentali dello Statuto quello della tutela dell'acqua quale bene comune (Stufara e Goracci Prc-Fds); il riferimento alla sussidiarietà e ai Santi Benedetto e Francesco quali protagonisti religiosi del patrimonio morale, civile e spirituale dell'Umbria; di eliminare l'accostamento delle forme di convivenza al concetto di famiglia di cui all'articolo 9 dello Statuto medesimo (Monacelli Udc); a rafforzare nello Statuto il valore del federalismo in Umbria, a sottolineare l'importanza della storia, delle tradizioni e delle radici del popolo umbro, a rafforzare l'esigenza del rispetto della legalità, del diritto all'informazione dei cittadini sulla qualità dell'ambiente e sui rischi per la salute, nonché a rendere effettivi i diritti dei disabili ed a valorizzare il ruolo del Terzo settore (Cirignoni Lega Nord)".
“Altra questione fondamentale che intendiamo affrontare – osserva Smacchi - concerne il rapporto dell'ordinamento regionale con quello europeo. Il quadro normativo statale ha riconosciuto un ruolo rilevante alle Assemblee legislative come organi distinti dalle rispettive Giunte, che va ben oltre il mero obbligo di attuazione della normativa dell'Unione europea (cosiddetta fase discendente). In quest'ottica la Commissione Speciale intende predisporre gli atti necessari alla costituzione di una Commissione consiliare 'Affari europei e internazionali'”. In relazione all'esigenza di coinvolgere la comunità regionale nel processo riformatore, Smacchi ha rilevato che “l'idea è che le politiche regionali debbano essere il risultato di un concorso partecipato di soggettività diverse in un clima culturale di pluralismo, non solo accettato ma convinto. Saranno quindi considerate come un arricchimento gli apporti provenienti, pur nella loro diversità, dalle autonomie sociali, locali e funzionali, dal mondo delle imprese, del lavoro e della ricerca, e da tutte le alte personalità del mondo della cultura, della scienza e della tecnica. Le consultazioni saranno mirate e programmate su argomenti specifici e predefiniti, e comporteranno lo svolgimento delle sedute della Commissione in tutto l'ambito del territorio regionale. Saranno ascoltate personalità rappresentative delle varie espressioni della comunità civile della nostra Regione e ci saranno confronti con organi similari al nostro delle altre regioni e del Parlamento”. “L'auspicio – ha concluso - è quello di un sempre maggior coinvolgimento della società civile nelle decisioni regionali, soprattutto quando detto coinvolgimento riguardi proprio la carta fondamentale della nostra Regione, ciò al fine di favorire lo sviluppo dell'Umbria anche in un quadro di integrazione europea che, come tale, impone sempre di più nuove forme di collaborazione e di raccordo tra soggetti diversi”.
IL DIBATTITO
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Pdl): “NECESSARIO UN CONFRONTO ALTO TRA DIVERSE CULTURE E RIFERIMENTI. SI PUÒ RAGGIUNGERE UN RISULTATO IMPORTANTE E CONDIVISO - Questa può essere l'occasione per rimarcare dal punto di vista politico alcune questioni che sono emerse in queste settimane. In questi giorni ci sono le celebrazioni del 150ennale dell'Unità d'Italia, un evento che con l'Umbria c'entra molto. Una ricorrenza che ha molto a che fare con la nostra regione: all'epoca fu istituita la Provincia dell'Umbria (che comprendeva le attuali Perugia, Terni, Rieti), di cui non facevano parte Gubbio e Città di Castello. La ricerca della nostra identità passa anche per questi momenti di natura contraddittoria. Il processo unitario di 150 anni fa ci deve far ricordare l'esigenza della solidarietà tra territori e soprattutto verso il sud. Le provincie, oggi difese dalla Lega, hanno rappresentato il centralismo del Regno sabaudo. Il federalismo non va confuso con il regionalismo: il primo ha coinciso con tendenze all'unificazione mentre oggi il nostro Stato va a riconoscere autonomia (con un processo decentralizzante) alle Regioni. Queste regioni non hanno una loro identità storico e culturale (fatte salve forse Toscana e Veneto): in Umbria l'identità è fatta di tante periferie con tendenze campanilistiche. Sulla questione dei Santi da inserire, come riferimento, nello Statuto ribadisco che personalmente avrei preferito il riferimento alle radici cristiane mentre avrei eliminato quello alla Resistenza. Non si può andare dietro a varie richieste, pure autorevoli. I tempi di queste riforme non possono essere piegati ad esigenze esterne e la questione è troppo importante per essere affrontata in modo frettoloso. Il riferimento ai Santi può essere un principio unificante, che non deve essere visto come elemento di separazione ma di unione: la storia di S. Francesco, ad esempio, ha influenza anche molti movimenti di sinistra. La qualifica di Santo fa parte della storia dell'Umbria e non di una confessione: fare proclami che poi devono essere rimangiati, come ha fatto il presidente della Provincia, significa che è opportuno non porsi scadenze temporali. Con i tempi adeguati si può arrivare ad una condivisione dei riferimenti e dei valori da inserire: altrimenti meglio che resti tutto come è ora”.
SANDRA MONACELLI (UDC): “NESSUNO SCONTRO IDEOLOGICO SU TRATTI IDENTITARI RICONOSCIUTI DA TUTTI - Il programma presentato è stato oggetto di una condivisione piuttosto ampia in commissione. Va però affrontata la questione del tratto caratterizzante della Commissione Statuto. Fin tanto che non si scioglie il nodo di quello che è il tratto identitario di questa Regione saremo tutti costretti ad indossare maschere a seconda delle convenienze. Il dibattito vero per ora in Commissione non c'è stato. Ricordo che proposte di modifica dello Statuto già ci sono, come ha ricordato il presidente Smacchi, e ci sono questioni che sono rimaste aperte fin dalle ultime modifiche dello Statuto. Evitiamo scontri ideologici che sono frutto del passato: è quindi positivo l'invito del consigliere Lignani a superarli. Non capisco questa forma di paura, da parte di certe forze della maggioranza, di ribadire una storia che è comune e non appartiene solo ai cattolici. Si tratta di una storia che caratterizza l'Umbria, che fa parte della sua storia, che fa conoscere la nostra regione in Italia e anche all'estero. È paradossale che questi tratti caratterizzanti siano riconosciuti da tutti tranne che da noi. Rimettiamo dunque al centro una questione che fa parte della nostra storia, senza strumentalizzazioni e senza forzature legate alla conferenza sulle religioni di Assisi”.
RAFFAELE NEVI (CAPOGRUPPO PDL): “LE MODIFICHE ALLO STATUTO DEVONO RICONOSCERE QUELLO CHE SIAMO E ANTICIPARE QUELLO CHE VOGLIAMO ESSERE - La commissione Statuto deve recepire le modificazioni sociali e culturali che emergono. Il ruolo della Commissione speciale dovrà essere quello di affrontare le grandi modifiche culturali, sociali ed economiche della nostra regione facendo in modo che si compia un percorso che rintracciamo anche nei lavori del 2005 per la riscrittura dello Statuto. Ci spaventa il modo in cui, all'interno del centrosinistra, è stata affrontata la questione dei riferimenti a S. Francesco e S. Benedetto. Una esigenza che è nata ben prima dell'intervento di monsignor Paglia: se la questione viene posta sempre come scontro tra ex Margherita e ex Ds non ne usciamo più. Questi vecchi schemi vanno superati per collegarsi al sentimento popolare vero, che riconosce ai due Santi un ruolo fondamentale nella storia della nostra regione. Servirà un ampio consenso consiliare per modificare lo Statuto, ma soprattutto servono delle modifiche che siano in sintonia con il sentire popolare. La storia del francescanesimo e del movimento benedettino fa parte del patrimonio regionale, della sua arte, e un mancato riconoscimento nella Carta sarebbe una lacuna per lo Statuto. L'Umbria nel mondo, anche come operazione di marketing turistico, può essere associata sempre di più alle figure di San Benedetto e San Francesco: due riferimenti positivi, di apertura e di pace che possono caratterizzare l'Umbria. Le modifiche allo Statuto devono riconoscere quello che siamo e devono anticipare quello che vogliamo essere: sarebbe una sconfitta per la politica rimanere distante dalle esigenze e dalle richieste del sentimenti popolare. Procediamo a una revisione non tecnica dello Statuto, una modifica che duri almeno per i prossimi 20 anni”.
GIANLUCA CIRIGNONI (LEGA NORD): “NECESSARIO RIMETTERE AL CENTRO I RIFERIMENTI ALLE RADICI CRISTIANE DELL'UMBRIA - Necessario rimettere al centro i riferimenti alle radici cristiane dell'Umbria, per far capire anche a chi viene da fuori quali sono le nostre radici e la nostra storia. Non credo che i riferimenti alla Resistenza umbra possano essere liquidati con tanta superficialità come è avvenuto questa mattina, perché è da lì è nata la nostra Repubblica che, certo, sarebbe stato meglio si fosse caratterizzata fin da allora come federalista. La storia dell'Unità d'Italia è stata caratterizzata dal centralismo. Andrebbe invece inserito nello Statuto il riferimento al federalismo e al rispetto della legalità”. MP/mp