(Acs) Perugia, 11 maggio 2016 - “Il piano straordinario per l'abbattimento delle liste d'attesa presentato ieri non sembra proprio un atto di cui la Giunta Marini possa andare fiera. Si tratta infatti di una misura palesemente impropria e dal respiro corto, che cozza violentemente con il piano di programmazione dell'intero sistema sanitario regionale e certifica il fallimento della programmazione sanitaria. Un fallimento annunciato già nella scorsa legislatura e che ora esplode fragorosamente”. Lo afferma Sergio De Vincenzi, consigliere regionale del gruppo Ricci presidente.
Il vice presidente della Terza Commissione consiliare rileva che “ora si investono in via straordinaria 2,5 milioni di euro a fronte, evidentemente, di errori grossolani nella stima degli organici e delle richieste di prestazioni correlate a garanzia dei livelli essenziali di assistenza. La Giunta si vanta di non aver dovuto approntare piani di rientro della spesa sanitaria, ma l'ulteriore stanziamento annunciato per tamponare l'annoso problema delle liste d'attesa è un chiaro segno di inefficienza, che grava sul bilancio della Regione e sulla efficienza dei servizi erogati, e quindi sulle spalle degli umbri. Anche le modalità di attuazione del piano non sono chiare. Si dice – sottolinea De Vincenzi - che saranno ampliati gli orari di apertura ai pazienti degli ambulatori ma non si specifica se sarà assunto nuovo personale o si procederà all'ampliamento dell'orario di lavoro del personale in servizio, fermo restando la necessità del rispetto del limite massimo delle 48 ore. Ma il piano proposto cela un ulteriore e grave limite del sistema regionale umbro: lo scarso investimento in prevenzione programmato dalla Giunta”.
Sergio De Vincenzi spiega infatti che “a fronte di un budget nazionale che mediamente dovrebbe ammontare al 5 percento della spesa sanitaria complessiva, e come dimostra l'Osservatorio sulla salute dell'Università Cattolica del Sacro Cuore già le Regioni italiane ne spendono mediamente il 4,2, in particolare nella Regione Umbria per i Dipartimenti di Prevenzione non si spende più del 2 percento. E questo senza per altro sapere quanto effettivamente si destina alle attività che superano la prevenzione primaria, che offre il migliore rapporto costo benefici in termini di investimento. Se questo è lo stato dell'arte, anche a fronte di proiezioni che attestano il progressivo ridursi dell'aspettativa di vita, appare quanto mai improprio – conclude - investire in piani di rientro senza affrontare alla radice le questioni con appropriati strumenti di programmazione”. RED/mp