(Acs) Perugia 19 gennaio 2012 – “A fronte di una bozza ministeriale del Governo Monti, denominata Patto per la Salute che verrà presentata il 26 gennaio alla conferenza Stato Regioni e che prevede la riconversione o chiusura dei piccoli ospedali sotto i 120 posti letto (in Umbria circa la metà) e Aziende sanitarie con minimo 500mila abitanti, sarebbe assurdo ed anacronistico tentare di far sopravvivere, in una Regione di 800mila abitanti, le attuali 4 Asl, 2 Aziende ospedaliere e l'Agenzia unica sanità”. Parte da questa premessa la nota con cui Sandra Monacelli, capogruppo Udc in Consiglio regionale, interviene sulla riforma annunciata dalla Giunta regionale.
Rifiutando a priori “il rebus dei numeri (“2+2, 2+1, etc.”)”, Sandra Monacelli afferma testuale: “Guardiamo con realismo e senso di responsabilità ad una Regione che potrebbe tranquillamente vivere anche con una sola Asl, come le limitrofe Marche, ed una Azienda ospedaliera: per cui ogni proposta volta ad una riduzione massima in tal senso, troverà il nostro appoggio”. In questa logica ed in considerazione del fatto che “il Fondo sanitario nazionale si ridurrà di 4 miliardi di euro nei prossimi due anni, comportando per l'Umbria 38 milioni in meno nel 2013 e 83 nel 2014”, l'esponente Udc, con riferimento alla cronaca di questi giorni, ammonisce: “La Giunta non può limitarsi a guardare dall'oblò, in attesa che le decisioni siano obbligate per causa di forza maggiore, scaricando la colpa dei su altri; ma proceda con decisione, secondo una progettualità chiara e definita, perché le minori risorse alla sanità creeranno seri problemi di sostenibilità”.
“Avanti dunque con il monitoraggio dei ricoveri impropri - continua Monacelli -, con una seria riconsiderazione della spesa per mantenere in vita strutture piccole, con una maggiore sinergia tra medicina territoriale e Aziende ospedaliere, per ridurre sprechi e doppioni, con la riduzione dei centri decisionali aziendali, la centralizzazione degli acquisti, una vera integrazione fra strutture e professionisti secondo il più volte sbandierato modello delle reti cliniche. Ma soprattutto, ammonisce ancora la capogruppo Udc, “grande forza nell'arginare l'assalto da parte dei campanili: non possiamo più permetterci che l'orgoglio localistico, sentimento sano in altri contesti, servendosi di una inopportuna strumentalità politica, freni le riforme”.
Così chiude Sandra Monacelli: “Siamo il Paese dei De Falco e degli Schettino, dove è divenuto un eroico gesto ciò che dovrebbe essere normale. In questa amata Umbria allora, travolta anch'essa da una sorta di schettinismo, risuona la colonna sonora che in questi giorni sta rappresentando l'Italia che si sente migliore: ‘Torni a bordo presidente Marini!’”. RED/gc