(Acs) Perugia, 8 febbraio 2017 - “La Giunta regionale verifichi che nelle strutture sanitarie dell'Umbria, pubbliche o accreditate, deputate all'interruzione volontaria di gravidanza presti servizio un adeguato numero di ginecologi non obiettori in modo da garantire il livello di servizi minimi essenziali in applicazione di quanto previsto dalla legge '194/78', affinché ogni donna possa ricevere le cure di cui ha bisogno, senza discriminazioni per credo etico o religioso da parte del medico deputato ad effettuare l'intervento”. Lo chiede, con una interrogazione di cui annuncia la presentazione, il consigliere regionale Attilio Solinas (Pd) ricordando che “il Consiglio d'Europa nel 2014 ha sanzionato l'Italia perché “ci sono troppi obiettori e il loro elevato numero negli ospedali non garantisce l'esercizio effettivo del diritto delle donne a interrompere la gravidanza. La protezione dell'obiezione di coscienza non deve limitare né aggravare l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla legge ed anche dalla Carta sociale europea”
“La mia sollecitazione – spiega Solinas - nasce da quanto avvenuto in questi giorni a Foligno, una città di quasi 60mila abitanti, nel cui ospedale opera uno dei servizi di ginecologia più attivi e qualificati della regione, nella quale è stata sospesa l'attività di interruzione volontaria di gravidanza perché l'unico medico non obiettore è stato trasferito altrove; pur essendo i vertici sanitari a conoscenza di tale situazione da tempo, non sono stati presi provvedimenti per la sua sostituzione. Bisogna considerare che le percentuali di medici obiettori di coscienza in alcune regioni sono molto alte. In Umbria raggiunge oltre il 65 per cento. In Italia ben 7 ginecologi su 10 si rifiutano di effettuare interruzioni volontarie di gravidanza per motivi etici e ogni anno circa 21mila donne emigrano per la Ivg”.
“Certamente – aggiunge il consigliere regionale - l'interruzione di gravidanza rappresenta una sconfitta per la madre, ma anche per la società di cui fa parte che non la mette in condizione di accogliere una nuova vita. È inoltre una pratica terribile e dolorosa che provoca una ferita non rimarginabile nella vita della donna. La '194' è una legge dello Stato italiano che si propone di far fronte alle esigenze e alle scelte consapevoli delle donne, evitando gli abusi e gli aborti illegali: la sua mancata applicazione determina una discriminazione e viola in modo incontrovertibile i diritti di cui ogni essere umano è titolare, con conseguenze politiche quanto etiche: il diritto alla salute, alle cure e la stessa laicità dello Stato.
“La Giunta regionale - conclude Attilio Solinas - assegni quindi adeguate risorse per applicare la legge '194', assicurando la presenza costante di un numero adeguato di specialisti ginecologi non obiettori presso ogni struttura ospedaliera, in modo da garantire il servizio”. MP/