(Acs) Perugia, 5 maggio 2017 – “Una riorganizzazione scellerata, quella dei servizi infermieristici domiciliari nel distretto del Perugino, che non vede ancora una regolarizzazione giuridica della continuità terapeutica, alla quale si aggiunge una gestione per niente chiara di ciò che gli infermieri svolgono nell’ambito della pronta disponibilità che, invece, è ben normato dalle linee guida del Ministero della Salute”. Così il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (RP) che sollecita la Giunta regionale a “intervenire in modo risolutivo per ripristinare il rispetto delle norme che regolano l’espletamento dei servizi. In ogni caso, per rispetto del personale dipendente e dei pazienti, annunciamo l’invio di una segnalazione al Ministero della Salute, ricordando che tale riorganizzazione dei servizi assistenziali domiciliari è frutto della delibera di Giunta '1084/2015', dichiarata nulla da una sentenza del Tar dell’Umbria nell’aprile del 2016”.
“Dopo la riorganizzazione dei servizi infermieristici domiciliari nel distretto del Perugino – spiega De Vincenzi - introdotta il primo febbraio scorso c'è stata un’ulteriore nota della Asl Umbria 1, a firma del dirigente Bacchetta, in merito alla istituzione della pronta disponibilità infermieristica sviluppata sulle 12 ore (dalle 07 alle 19) nei giorni festivi e nelle domeniche. Una modifica che rende ancora più gravoso il servizio ed aumenta ulteriormente i rischi sia per il personale dipendente che per i pazienti, contravvenendo alle indicazioni della normativa di settore. Come anche indicato dalle linee guida elaborate dalla 'Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei Lea', emanate del Ministero della Salute, gli infermieri deputati all’assistenza domiciliare integrata ai quali siano stati assegnati specifici livelli di assistenza domiciliare, sono chiamati a rendersi disponibili solo ed esclusivamente per l’assistenza ai pazienti prevista dalla normativa e non per 12 ore”.
“Non è pensabile infatti – prosegue De Vincenzi - che un infermiere al quale sia stato affidato esclusivamente il terzo livello di assistenza domiciliare e le cure palliative, venga messo nelle condizioni di dover espletare anche il primo e secondo livello di assistenza, mettendo così a serio rischio la propria incolumità e quella del paziente, generando responsabilità civili e penali del personale nei confronti dell’Asl e dell’utenza. A tutt’oggi i coordinatori infermieristici dei Centri di Salute forniscono, ai pazienti e ai loro familiari, un unico recapito telefonico con cui attivare l’infermiere reperibile sia che si tratti di pazienti di terzo livello e cure palliative, come da normativa nazionale, sia che si tratti di quelli di primo e secondo livello. Quest’ultima condizione pone a rischio in primis il personale infermieristico, che viene ad operare senza mandato aziendale quindi senza tutela giuridica, ma anche i pazienti stessi. Questo perché tale assistenza viene, di fatto, imposta fuori dalle norme giuridiche che tutelano il lavoro infermieristico di coloro che devono espletare esclusivamente il terzo livello di assistenza e le cure palliative e non altro. Come già avevamo fatto notare lo scorso 30 gennaio con un’interrogazione all’assessore Barberini (che aveva minimizzato il problema), la riorganizzazione dell’assistenza infermieristica dell’Asl Umbria 1, ha contratto il personale addetto alla continuità terapeutica, sovraccaricando gli infermieri chiamati a svolgere assistenza senza tutela giuridica, in quanto la normativa nazionale non consente loro di espletare livelli differenti rispetto a quelli assegnati”. RED/dmb