(Acs) Perugia, 21 luglio 2010 – “Seguire, anche in Umbria le indicazioni di tipo medico e normativo espresse dalle più autorevoli istituzioni sanitarie italiane. L’aborto farmacologico con la cosiddetta ‘pillola Ru486’ e successiva prostaglandina preveda esclusivamente il regime di ricovero ordinario per la donna che dovesse scegliere tale procedura. Monitorare le possibili criticità di tipo gestionale, segnalate nelle linee di indirizzo trasmesse dal Ministero alle Regioni, per le eventuali dimissioni volontarie della donna contro il parere medico, al fine di evitare irregolarità nella compilazione delle SDO e della conseguente gestione amministrativa”. E’ questo il contenuto di una mozione sottoscritta da tutti i consiglieri regionali dell’opposizione e facenti parte dei gruppi: Pdl, Per l’Umbria, Udc, Lega nord.
Gli esponenti del centro destra sottolineano come “la recente commercializzazione in Italia del farmaco abortivo mifepristone, noto come “pillola abortiva Ru486”, e la conseguente introduzione della procedura di aborto farmacologico, prevede l’assunzione della pillola Ru486 e, a seguire, 48 ore dopo, quella di prostaglandine. Il primo parere in merito, - continuano - espresso dal Consiglio superiore di sanità (Css) del 18 marzo 2004, nel quale si afferma che ‘alla luce delle conoscenze disponibili, i rischi dell’interruzione farmacologica di gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell’interruzione chirurgica, solo se l’interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero’. Nel secondo parere (20 dicembre 2005) si afferma che ‘l’associazione di mifepristone e misoprostolo debba essere somministrata in ospedale pubblico o in altra struttura prevista dalla predetta legge e la donna debba essere ivi trattenuta fino ad aborto avvenuto. Nel parere successivo (18 marzo 2010) si dichiara che il Css ‘ritiene necessario al fine di garantire il rispetto della legge 194/78 su tutto il territorio nazionale, che il percorso dell’interruzione volontaria di gravidanza medica avvenga in regime di ricovero ordinario fino alla verifica della completa espulsione del prodotto del concepimento’”.
I consiglieri del centro destra ricordano anche che “nella indagine conoscitiva svolta dalla commissione Sanità del Senato, conclusa il 26 novembre 2009, la Commissione ha, di fatto, specificato nelle sue conclusioni che ‘per quanto riguarda la compatibilità con la normativa vigente e come peraltro indicato dai due pareri del Css, l’intera procedura abortiva, nelle sue fasi, sia effettuata in regime di ricovero ordinario. Anche lo schema alternativo di documento conclusivo della stessa indagine conoscitiva, - scrivono - presentato dai senatori di minoranza Finocchiaro, Bianchi, Bassoli, Bosone, Cosentino, Chiaromonte, Ignazio Marino e Soliani chiede che ‘è essenziale che il Governo, con le linee guida, realizzi precisi impegni. In particolare […] lo svolgimento della intera procedura abortiva, nelle due diverse fasi, confermando perciò l’indicazione del regime di ricovero ordinario, nella consapevolezza che esistono specifiche implicazioni, legate sia al rischio clinico che di carattere psicologico, che vanno affrontate con strumenti adeguati. Verificato che nella comunicazione da parte del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, alla Commissione europea, si legge che ‘…la vendita, la fornitura e l’uso della specialità Mifegyne, nota anche come pillola Ru486, per uso abortivo, è subordinata al rispetto delle condizioni di seguito indicate’ e che ‘l’intera procedura abortiva, e fino all’accertamento dell’avvenuta espulsione dell’embrione, deve essere effettuata in regime di ricovero ordinario nelle strutture sanitarie, in presenza di una specifica sorveglianza da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi del metodo, in particolare relativi alla eventuale richiesta di dimissioni anticipate della paziente’.
Per i consiglieri dei gruppi Pdl, Per l’Umbria, Udc e Lega nord, - in conclusione – “le linee di indirizzo del Ministero della Salute ribadiscono come la procedura di aborto farmacologico con la ‘pillola Ru486’ avvenga nel pieno rispetto della legislazione vigente e con la massima tutela della salute della donna, ed è quindi necessario che avvenga in regime di ricovero ordinario, cioè ricovero continuativo fino alla verificata espulsione del prodotto del concepimento”. RED/as