SANITA’: “QUANTE DONNE HANNO ABORTITO CON LA PILLOLA RU486 E QUANTE DI LORO SI SONO RIPRESENTATE PER IL ‘FOLLOW UP’ PREVISTO DAL REGOLAMENTO” – INTERROGAZIONE DI MONACELLI (UDC)

Sandra Monacelli (Udc) interroga la Giunta regionale per sapere “quante donne fino ad oggi hanno chiesto e ottenuto l’aborto con lo strumento farmacologico denominato RU486, specificando in particolare quante di queste si sono ripresentate al follow up previsto dal regolamento. Per la capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale “l'attenzione evidenziata verso i controlli successivi è volta a scongiurare il rischio di contrarre infezioni, anche mortali, sono quindi da evitare atteggiamenti di tipo ideologico”.

 

Data:

27 Gen 2012 00:00

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(Acs) Perugia, 27 gennaio 2012 – Il consigliere regionale Sandra Monacelli (Udc) ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale per sapere “quante donne fino ad oggi hanno chiesto e ottenuto l’aborto con lo strumento farmacologico denominato RU486, specificando in particolare quante di queste si sono ripresentate al follow up previsto dal regolamento”.

 

La capogruppo dell’Udc ricorda che riguardo l'utilizzo del farmaco Mifepristone (RU486) vi sono linee guida del Ministero della Salute che segnalano possibili criticità per quanto riguarda rimborsi e diagnosi nel caso di dimissioni volontarie anticipate, contro la volontà del medico, e che vi sono stati tre pareri del Consiglio Superiore di Sanità, espressi in anni differenti e da ministri diversi, che indicano la necessità del ricovero ordinario, oltre che altre linee di comportamento riguardo questa procedura abortiva. Inoltre, vi è stato anche un parere del governo alla Commissione Europea circa la compatibilità della procedura abortiva farmacologica con la legge italiana, che afferma come l'uso della pillola RU486 sia compatibile con la nostra legislazione solo in regime di ricovero ordinario, cosa di cui la Commissione Europea ha preso atto.

 

Secondo Monacelli, “in barba a queste autorevoli raccomandazioni, la Regione Umbria ha adottato pratiche di aborto a domicilio, ignorando colpevolmente i numerosi casi di donne decedute nel mondo a causa degli effetti collaterali della procedura di aborto mediante RU486, mentre i pareri sopra richiamati esprimono un indirizzo sull'uso della pillola con contenuti irrinunciabili dal punto di vista sanitario, oltre che indicazioni di tipo legale e amministrativo”.

 

La Regione Umbria – spiega – ha costituito il Comitato tecnico scientifico per l'introduzione nei servizi delle Aziende Sanitarie della Regione Umbria delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica, composto da membri della Regione Umbria e delle Aziende sanitarie regionali, con il compito di predisporre le linee guida e i protocolli clinici, compresi quelli per le visite di controllo successive alla IVG, per verificare l’eventuale insorgenza di complicanze e adottare le terapie opportune. Quindi la Giunta ha adottato le linee guida sull'interruzione volontaria di gravidanza con l'utilizzo del farmaco RU486, predisposte dal Comitato tecnico scientifico, avviando così la fase di sperimentazione delle tecniche di interruzione della gravidanza, con l'impegno di monitorare periodicamente e, alla conclusione, verificare l’opportunità di apportare eventuali modifiche alle linee guida predisposte dal Comitato, in particolare dando mandato alle Aziende sanitarie regionali di monitorare tutta la procedura applicativa al fine di assicurare la piena presa in carico della donna dal primo al 14° giorno. Alla sopracitata delibera – continua - è allegata un'articolata modulistica, dove è previsto un percorso di follow up nei giorni successivi all'assunzione del farmaco, con lo scopo di tutelare la salute della donna attraverso periodici ed accurati controlli”.

 

Ricordando che “l'attenzione evidenziata verso i controlli successivi è volta a scongiurare il rischio di contrarre infezioni, anche mortali, sono quindi – per Monacelli - da evitare atteggiamenti ideologici, fuori luogo in un contesto in cui è importante porre al centro dell'attenzione la salute della donna, sulla cui pelle non è possibile consumare nessuna battaglia politica”. RED/pg

Ultimo aggiornamento: 27/01/2012