(Acs) Perugia, 18 gennaio 2011 - “Quali provvedimenti intende adottare la Giunta regionale per mettere in atto un sistema di prevenzione cardiovascolare primaria ed eventualmente entro quali tempi e con quali strumenti?”. È quanto chiede, attraverso una interrogazione (Question time) alla presidente della Giunta regionale, il capogruppo dell'Udc, Sandra Monacelli poiché – osserva - “sono stati riconosciuti e attivati presso le Asl della regione vari ambiti d'azione del Dipartimento di prevenzione, relativamente ad esempio a sicurezza dei luoghi di lavoro, igiene e sanità pubblica (alimentare, veterinaria, zootecnica), medicina sportiva, ma nulla è previsto per la prevenzione cardiovascolare primaria”.
Per Monacelli “la Regione deve porsi l'obiettivo di assicurare ai propri cittadini la qualità dell'assistenza erogata, ponendo l'attenzione sulla tutela alla salute come uno dei diritti fondamentali della persona. La prevenzione – sottolinea - rappresenta lo strumento più idoneo per la tutela della salute, includendo tra i suoi strumenti il coinvolgimento della collettività nel porre in essere comportamenti che possono rappresentare la prima forma di difesa rispetto a certe patologie, nonché un insieme di azioni volte alla creazione di reti istituzionali ed ambientali favorevoli alla salute, con l'obiettivo di aumentare il controllo degli individui stessi sui determinanti che la influenzano. Le malattie cardiovascolari – fa sapere l'esponente centrista - rappresentano la principale causa di morte nell'Unione europea e sono all'origine del 40 per cento circa dei decessi, per un totale di 2 milioni all'anno, e sono anche una delle principali cause di infermità di lunga durata e di abbandono del mercato del lavoro”.
“Nell'ottica di riuscire a prevenire le malattie cardiovascolari, piuttosto che curarle come fino ad oggi è stato fatto - va avanti Monacelli - sono affidate alla prevenzione primaria le speranze di un'ulteriore riduzione della mortalità; infatti nell’ultimo trentennio l’aspettativa di vita è aumentata di circa 6 anni, dovuto per l’80 per cento a un miglior trattamento delle cardiopatie, non a una diminuzione della loro incidenza. L'onere finanziario per i sistemi sanitari dell'Ue, connesso con questo gruppo di patologie, è stato stimato a poco meno di 110 miliardi di euro, pari a circa il 10 per cento della spesa sanitaria complessiva. Per questo – commenta il capogruppo Udc – l'Unione europea ritiene che la priorità assoluta sia quella di concentrarsi sui fattori che incidono sulla salute (i cosiddetti 'determinanti della salute') e sulla prevenzione, favorendo la messa a punto di adeguate politiche al fine di consentire ai cittadini di compiere scelte più sane e corretti stili di vita”.
Monacelli ricorda che “nei progetti ed indirizzi programmatici del ministero della Salute e nel Piano sanitario regionale umbro 2009 - 2011 viene sottolineata l'importanza della promozione e della prevenzione della salute del cittadino, attraverso l'adozione di provvedimenti che assorbano sforzi di contenimento delle spese sanitarie ed in particolar modo della spesa ospedaliera. Il nuovo Piano sanitario nazionale (Psn) 2011-2013 – continua - concentra la propria attenzione sulle attività di prevenzione, integrazione dei servizi con il territorio, deospedalizzazione e utilizzo di nuovi strumenti per la continuità assistenziale, in riferimento all'elenco delle patologie rilevanti, fra le quali campeggiano al primo posto quelle cardiocircolatorie, che rappresentano la prima preoccupazione del Ssn per costi e incidenza (ne è affetto un italiano su 4, sono la prima causa di invalidità nelle persone anziane, gli interventi chirurgici correlati a tali patologie valgono 650 milioni di euro pari all'1 per cento dell'intera spesa sanitaria nazionale). Lo stesso Psn 2011-2013 – scrive ancora Monacelli nel suo atto ispettivo - prevede quindi un aumento di interventi in termini di prevenzione, quali l'individuazione precoce dei soggetti a rischio o già affetti da cardiopatie, il potenziamento del sistema di reti hub&spoke, una maggiore attenzione allo scompenso cardiaco (interessa 2 italiani su 10 tra gli ultra 65enni e determina 150mila ricoveri l'anno), programmi di prevenzione dell'obesità e del diabete da parte di medici di famiglia e pediatri di libera scelta”. RED/as