SANITÀ: “LA REGIONE CORRISPONDA LE INDENNITÀ DI ESCLUSIVITÀ AI MEDICI CHE LAVORANO SOLO NEGLI OSPEDALI PUBBLICI” - ROSI (FI): “IN TRE HANNO VINTO IL RICORSO, ALTRI 250 PRONTI”

Il consigliere di Forza Italia Maria Rosi torna a chiedere che la Regione Umbria riconosca ai medici che lavorano solo negli ospedali pubblici l'indennità di esclusività previste dalla legge, come hanno già fatto altre Regioni italiane. Rosi traccia anche un quadro negativo della sanità umbra: “eccellenti primari lasciano e vanno a operare fuori regione, mentre qui aumentano i primariati perché si avvicinano le elezioni”.

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27 Nov 2014 00:00

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(Acs) Perugia, 27 novembre 2014 - “La sanità umbra continua a penalizzare i medici che lavorano in esclusiva dentro gli ospedali del servizio sanitario, mentre cliniche di fuori regione prosperano coi soldi della Regione Umbria destinati ai malati che necessitano di chirurgia ad alta specializzazione, un settore che, di fatto, le Asl umbre stanno smantellando. Eccellenti primari, in età da pensione ma ancora nel pieno delle loro potenzialità, vengono lasciati andare altrove anziché sfruttare la loro esperienza e la professionalità e nel contempo non si trova di meglio che penalizzare la futura classe medica dirigente, non riconoscendo quanto gli spetta. E' questa la fotografia della sanità umbra”: lo dice Maria Rosi, consigliere regionale di Forza Italia, nel tornare a porre all'attenzione generale il problema delle indennità di esclusività ai medici del servizio sanitario regionale che altre Regioni hanno già concesso dopo un'intesa con i sindacati.

“I medici di regioni come Toscana, Marche e Emilia Romagna che hanno già conseguito almeno cinque anni di pratica con valutazione positiva – ricorda Rosi - hanno già ottenuto le indennità spettanti per il loro lavoro, svolto esclusivamente dentro le strutture pubbliche, e il conseguente avanzamento ad incarichi superiori di natura dirigenziale, come peraltro ratificato dalla Conferenza delle Regioni e come scritto nel contratto nazionale di lavoro. Quelli dell'Umbria, nonostante tre ricorsi vinti e altri 250 pronti a seguire lo stesso iter, continuano a non avere risposta dalla Regione, che resta sulla posizione del non riconoscimento delle indennità di esclusività perché considerate parte del tetto stipendiale, bloccato per legge dal ministero dell'economia e finanza”.

“Lo decisioni dello Stato su questa delicata materia devono essere uguali per tutti – sostiene Rosi – quindi se ai medici che lavorano solo negli ospedali pubblici spettano le indennità di esclusività, siano esse corrisposte a tutti, oppure siano tolte a tutti i medici, anche per non instaurare discriminazioni sui luoghi di lavoro per cui, ad esempio, un medico che opera a Sansepolcro guadagni ogni mese centinaia di euro in più di quelli che fanno lo stesso lavoro a Città di Castello, ad appena pochi chilometri di distanza”.

“Per fare del sistema sanitario umbro una vera eccellenza, che non sia limitata a qualche macchinario nuovo o alle punte dell'iceberg, come il benemerito centro trapianti di Perugia – aggiunge Rosi – bisognerebbe innanzitutto riuscire a trattenere i migliori specialisti quanto più possibile, evitando che se ne vadano per continuare ad operare fuori regione e creando invece qui i poli di eccellenza chirurgica, oltre che riconoscendo quanto dovuto a chi ha scelto di lavorare esclusivamente negli ospedali pubblici. Ma la strada intrapresa dalla Regione Umbria – conclude - è diversa: il primario di grido si lascia andare in pensione, tirandosi dietro pazienti costretti a viaggiare per farsi curare dai migliori (un diritto a cui chi può non rinuncia) e in Umbria aumentano i primariati, guarda caso sempre in coincidenza con le tornate elettorali”. RED/pg

 

Ultimo aggiornamento: 27/11/2014