(Acs) Perugia, 5 maggio 2016 - “La 'cultura della prevenzione' di questa Regione prevede in realtà lunghissime liste d'attesa, un anno e mezzo/due, come dimostra l’ennesima denuncia di una donna di Perugia, che sarà obbligata, per una mammografia, pure a spostarsi ad Assisi, perché nel capoluogo resta 'tutto pieno' per l'intero 2017”. Lo scrivono i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari rimarcando come “già all'inizio della legislatura precedente, nel dicembre 2010, la presidente della Regione, Marini sembrava fermissima: 'L’abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie – diceva - è e resta uno degli obiettivi prioritari di questa Giunta. E lo scorso anno – aggiungono -, la stessa presidente, inaugurando due mammografi digitali, sosteneva: 'Abbiamo fatto crescere una cultura della prevenzione'. Parole cui però tuttora non seguono i fatti”.
Per Liberati e Carbonari, “la situazione è in realtà diffusamente critica; oggi registriamo nuove conferme di come occorra attendere tanto, troppo, soltanto per fare un esame che, pur non urgente, rientra nella logica della prevenzione: eppure nell’intramoenia, servizio che utilizza strutture dell'ospedale stesso, i tempi medi del 'Silvestrini' sono pari a una sola settimana, come verificato ieri presso gli uffici. Ha qualcosa a che fare con questa vergogna – si domandano i due esponenti pentastellati - il fatto che le mammografie pubbliche, al Silvestrini come altrove, per lungo tempo siano state effettuate soltanto di mattina? Un assessorato alla Sanità dimezzato – spiegano - e un super dirigente contestatissimo non aiuteranno certo nella risoluzione dei problemi esistenti”.
“In un tempo non lontano spiccavamo – aggiungono -: oggi rischiamo di diventare il fanalino di coda della Sanità nazionale. Si può proseguire così? Gli unici a sorridere in questo caos – commentano - sono i laboratori privati, ma anche coloro che lavorano in quella intramoenia su cui il Consiglio regionale, su proposta M5S, ora finalmente accenderà un faro e che, per talune prestazioni, andrebbe sospesa da subito: ma la Sanità non era pubblica? Ma la Sanità – concludono - non era gratuita? Ma la Sanità non dovrebbe essere un servizio universalistico, accessibile a tutti”? RED/as