(Acs) Perugia, 7 dicembre 2010 - “Il Consiglio regionale ha recepito le linee guida disciplinanti l'interruzione volontaria di gravidanza con l'utilizzo del farmaco abortivo Ru486 perché frutto del contributo di autorità scientifiche e del coinvolgimento dei diversi attori interessati”. Lo scrive Orfeo Goracci (Prc-Fed.Sin.) che spiega come “le linee dispongono che la procedura di Ivg farmacologica venga di norma effettuata in regime di ricovero in day hospital, salvo condizioni cliniche particolari o difficoltà logistiche di accesso alla struttura sanitaria, per le quali si può prevedere il regime di ricovero ordinario. Si tratta – continua - di un percorso in linea con la '194', con quanto avviene nel resto d'Europa da oltre vent'anni, nel rispetto della libertà di scelta delle donne e del loro diritto alla salute”.
Goracci torna sulla mozione presentata stamani dai consiglieri del PD, Barberini e Smacchi che prevede un periodo iniziale di sperimentazione per la somministrazione della pillola in regime di ricovero ordinario fino al termine della procedura abortiva.
“In questo modo – osserva l'esponente di Rifondazione comunista - proseguono le polemiche ideologiche e strumentali che hanno preceduto e accompagnato questo provvedimento a livello nazionale e che si sono riprodotte anche nella nostra regione in nome di una supposta superficialità con la quale le donne si accingerebbero ad una scelta, come l’interruzione di gravidanza e da parte di chi, con una evidente ipocrisia, pensa di difendere la salute delle donne imponendo il ricovero in regime ordinario per l’assunzione della pillola, fingendo di non sapere che poi, le stesse donne decidono prevalentemente di firmare e tornare a casa”.
Per Goracci, quindi, “il ricovero in day hospital rappresenta un approccio più cautelativo rispetto a quello del ricovero ordinario, a cui la paziente può liberamente sottrarsi firmando la cartella clinica e non avendo più garantita, a quel punto, la continuità dell'assistenza all'interno di un percorso monitorato e garantito”.
“Nessuno nega il rispetto per le particolari visioni etiche e/o religiose che attraversano anche sessualità e procreazione, - rimarca Goracci - ma non si può utilizzare il corpo femminile come campo di battaglia per sostenere i fondamentalismi religiosi e gli opportunismi della politica”.
Il consigliere di Rifondazione comunista ricorda anche che “in occasione dell'audizione pubblica, organizzata dall'assessorato regionale alla Sanità, oltre ad una associazione dichiaratamente antiabortista erano presenti altre associazioni che da anni lavorano sul territorio occupandosi dei diritti alla salute e all'autodeterminazione femminile, e anche loro – conclude - hanno sostenuto le linee guida e l'approccio scientifico e pragmatico tenuto dai rappresentati dell'assessorato, dalle ostetriche, dalle ginecologhe e dai ginecologi, intervenuti nell'occasione”. RED/as