RIFORMA PROVINCE: AUDIZIONE DELLA PRIMA COMMISSIONE A PALAZZO CESARONI - NUMEROSI INTERVENTI E OSSERVAZIONI SU PERSONALE, FUNZIONI, UNIONI DEI COMUNI E CONSORZI DI BONIFICA

Questa mattina si è svolta, a Palazzo Cesaroni, l'audizione della Prima Commissione sul disegno di legge della Giunta regionale sulla riforma delle Provincie. Dall'incontro, molto partecipato, sono emersi rilievi al trasferimento di personale e funzioni, al finanziamento regionale per la riforma, alla possibilità di ricollocare i dipendenti di province e comunità montane, al trasferimento delle funzioni dei consorzi di bonifica.

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12 Mar 2015 00:00

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(Acs) Perugia, 12 marzo 2015 – Si è svolta questa mattina a Palazzo Cesaroni, sede dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, l'audizione convocata dalla Prima commissione in merito al disegno di legge della Giunta regionale sul “Riordino delle funzioni amministrative regionali, di area vasta, delle forme associative di Comuni e comunali - Conseguenti modificazioni normative”. Dall'incontro, a cui hanno partecipato rappresentanti di Cgil e Cisl, Provincia di Terni, Consorzi di bonifica, Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Rsu e Usb provinciali, sono emersi rilievi relativamente al trasferimento di personale e funzioni, al finanziamento regionale per la riforma, alla possibilità di ricollocare i dipendenti di province e comunità montane, al trasferimento delle le funzioni dei consorzi di bonifica.

CLAUDIO RICCIARELLI (CISL): “È un disegno di legge partecipato, in fase di stesura e  condiviso dalla Cisl, soprattutto per quanto riguarda l'esigenza di ridefinire un quadro più chiaro di governo di area vasta, con la definizione dei compiti delle provincie, determinare le condizioni per favorire l'associazionismo comunale, riducendo i costi impropri e garantendo l'occupazione, il reddito e le professionalità esistenti. Tutto questo è reso più difficile dai forti tagli ai trasferimenti decisi dal Governo nazionale. Spetterà quindi alla Regione trovare le risorse necessarie e procedere anche alla definitiva liquidazione delle comunità montane e alla riassegnazione del personale. Ci sono però alcuni punti da definire meglio. Innanzitutto la necessità di dare un carattere transitorio a questa legge, anche in considerazione delle riforme istituzionali in corso a livello nazionale. Secondo, le forme di associazionismo nazionale: serve capire come la Regione intende sostenere le unioni comunali. Ad esempio con la garanzia della Regione sulla copertura dei costi per tre o quattro anni per i 165 dipendenti delle ex comunità montane che dovrebbero passare alle Unioni. Con la possibilità di avere una corsia preferenziale per l'accesso ai fondi comunitari per i comuni associati. Il terzo punto è prevedere la possibilità che le Unioni comunali, per quanto riguarda le opere di bonifica, idrauliche e di irrigazione, si affidino all'Agenzia forestale, dove non ci sono i consorzi di bonifica. Quarto, chiarire le modalità del passaggio del personale alla Regione, definendo criteri chiari. Infine garantire ai dipendenti delle comunità i loro stipendi. È necessario prevedere una norma transitoria che consenta di erogare i trasferimenti ordinari alle comunità montane mettendo al riparo le quote destinate agli stipendi da eventuali azioni bancarie. Ci sono quasi 80 dipendenti che da due mesi non percepiscono lo stipendio. Ci auguriamo che sia possibile approvare questa legge prima dello scioglimento del Consiglio regionale”.

WALTER TRIVELLIZZI (Cia – Confederazione italiana agricoltori): “La scelta della Giunta regionale discende dalle decisioni del Governo. È un progetto di riforma condivisibile, che si muove nel solco della sussidiarietà. La questione dei consorzi di bonifica non viene citata nel testo anche se le funzioni relative vengono affidate alle associazioni dei comuni. Contestiamo questa scelta per quanto riguarda le zone dove da decenni operano i consorzi di bonifica, che sono strumenti importanti di governo del territorio. È inopportuno che la Regione non tenga conto della questione ancora aperta davanti alla Consulta sulle funzioni dei consorzi, rischiando di vedere impugnata la legge”.

LEOPOLDO DI GIROLAMO (Presidente della Provincia di Terni): “Anci e Cal hanno fornito un parere molto articolato sulla legge, che la Regione ha recepito in modo ampio. Non ci sono quindi elementi di problematicità da segnalare. Le nuove province, soprattutto per quanto riguarda la viabilità, avranno bisogno di ulteriori risorse, in linea con quelle assegnate dallo Stato per le funzioni conferite. Sulle unioni dei comuni, servono elementi incentivanti rispetto all'accesso ai fondi comunitari. Abbiamo verificato che le unioni dei piccoli comuni comportano non una riduzione ma un aumento dei costi. È quindi necessario aggregare anche comuni medi e grandi. Per questo abbiamo previsto anche l'associazione di comuni con più di 30 mila abitanti. Sui consorzi di bonifica, condividiamo il testo e siamo per rafforzare il rapporto tra unioni dei comuni e Agenzia forestale. Sulle partecipate, andrebbe modificato l'articolo, dato che confligge con la norma della legge di stabilità, che prevede tempi diversi. È necessario approvare quanto prima la legge”.

VANDA SCARPELLI (Cgil): “Parlo anche a nome di Cisl e Uil del pubblico impiego. Siamo preoccupati perché la legge non risponde alle aspettative. Ci sono nodi ancora da risolvere: non ci sono certezze rispetto alle risorse e alla capacità assunzionale della Regione, mettendo i 1400 dipendenti delle provincie in una situazione di grande incertezza. Serve un protocollo di intesa sulla materia o uno stanziamento adeguato. Non ci sono criteri certi che stabiliscano come i lavoratori transiteranno alla Regione rispetto alle funzioni svolte. La legge regionale sulla riforma delle comunità montane ha dimostrato grandi difficoltà sulla questione dei lavoratori delle comunità montane stesse. Serve certezza sulla ricollocazione dei dipendenti nelle unioni dei comuni e nelle altre forme associative. Se non verrà risolto il problema degli stipendi delle due comunità montane non daremo un parere positivo sulla legge di riforma”.

MARTA LUCARONI (Coldiretti): “Positiva la scelta un ente, una funzione, una risorsa. La data del 31 dicembre 2015 per la costituzione delle Unioni dei comuni ci sembra troppo ravvicinata perché mancano i tempi per il trasferimento di funzioni da parte della Regione alle Unioni dei comuni. Assoluta contrarietà alla soppressione delle funzioni dei consorzi di bonifica, in contrasto con i principi dell'ordinamento in materia. Queste disposizioni tra l'altro esulano dall'oggetto della legge. I consorzi sono enti di autogoverno finanziati con i contributi dei consorziati, soprattutto imprenditori agricoli. Vanno quindi cancellati gli articoli sui consorzi e va ripresa in mano la riforma del sistema della bonifica e dell'irrigazione, già presente nel programma elettorale della attuale Giunta”.

GIOVANNI ROCCATELLI (Rsu provincia di Perugia): “In questo disegno di legge ci sono errori fondamentali, dato che tocca le comunità montane, le unioni dei comuni, i consorzi di bonifica e le province. Invece sarebbe servita una legge apposita per le province. Le province hanno subito forti tagli da parte del Governo nazionale, bisogna tutelare i lavoratori e le funzioni svolte. La Regione deve operare questa riforma in modo trasparente, soprattutto perché siamo in periodo elettorale e ci sono funzioni e personale da salvaguardare e garantire. La legge non può rinviare ad un successivo atto della Giunta. La legge di stabilità ha tagliato del 50 per cento i fondi per le province, quindi se non spostiamo personale e funzioni in modo rapido rischiamo di vedere bloccato il pagamenti degli stipendi. Le funzioni trasferite riguardano in gran parte il controllo ambientale, il rischio idraulico, l'urbanistica: la Regione le assuma e permetta a quei lavoratori di continuare a lavorare con un buon livello di efficienza”.

ALESSANDRO SDOGA (Confagricoltura): “Non bisogna perdere il livello di efficienza attuale ma anche cercare di implementarlo. Gran parte dei fondi comunitari riguarderà le aziende agricole, che avranno bisogno di autorizzazioni e procedure. E queste dovranno essere fornite da quegli uffici che dovranno essere trasferiti dalla Provincia alla Regione. Nel riordinare le funzioni sarà necessario garantire omogenee risposte alle istanze degli imprenditori agricoli. Sui consorzi di bonifica, condividiamo la salvaguardia delle loro funzioni e chiediamo quindi la modifica dell'articolo relativo, in modo che essi conservino le proprie funzioni”.

GRAZIELLA CETORELLI (Usb Terni): “Ci siamo opposti al progetto nazionale di riforma delle province. Ora ci troviamo a doverlo affrontare. La Regione ha tenuto conto delle osservazioni che abbiamo avanzato. La provincia negli anni ha accumulato una serie di funzioni e competenze parcellizzate, difficili anche da mappare. Questo disegno di legge è  però irricevibile, perché carente dal punto di vista tecnico finanziario. Da quello finanziario manca un piano preciso sulle funzioni, ci troviamo di fronte ad una delega in bianco, mentre per polizia locale e politiche del lavoro si rimanda a decisioni nazionali. Si parla di 'neutralità finanziaria del progetto affrontato'. Questo significa che a fronte di una riduzione dei trasferimenti dallo Stato si arriverà ad una riduzione dei servizi e dei posti di lavoro. I comuni non hanno le risorse per riassorbire personale e capacita assunzionali per dare risposte ai 100 esuberi previsti. C'è poi il tema della viabilità regionale ex Anas, che richiederà personale e risorse. È necessario esplicitare il finanziamento e i trasferimenti per le funzioni che delega e che assume a sé”.

RAFFAELLA CHIARANTI (Cgil Umbria): “Non c'è coerenza tra la necessità di portare a termine una riforma e quella di dare risposte ad oltre 800 dipendenti che si trovano nell'incertezza. Lo spirito riformatore sembra piegato all'esigenza di far tornare i conti. Anche l'obiettivo di separare le funzioni in modo netto non viene raggiunto e ci sono ambiti in cui permangono le competenze di più enti. Ci sono vari elementi di incoerenza nel testo che non sono stati risolti, manca poi una autocritica sul mancato funzionamento delle precedenti riforme istituzionali. Si rinvia di nuovo ai comuni il compito di creare forme associative di cui non è chiara neppure la sostenibilità economica. La Regione non si assume neppure completamente la responsabilità sul mantenimento dei servizi su cui non c'è garanzia delle risorse necessarie. Paradossalmente c'è però l'esigenza di procedere all'approvazione di questa legge, per evitare di danneggiare i lavoratori coinvolti. Non c'è un vero piano di mobilità verso le altre amministrazioni e i servizi esistenti verranno suddivisi a macchia di leopardo senza certezza sulla loro sostenibilità. Serve chiarezza sulla assegnazione delle funzioni e sul futuro occupazionale del personale, compreso quello delle ex comunità montane. Sui consorzi di bonifica, serve coerenza con le leggi precedenti e va modificato il relativo articolo. La Regione deve prevedere la garanzia propria per quei servizi in attesa di una riforma di settore. Va riaffermata in modo chiaro l'intenzione di creare le unioni dei comuni”.

MARIO MORI (Consorzio di bonifica Valdichiana): “La legge si occupa di consorzi di bonifica anche se la norma dovrebbe occuparsi di altro. Mi chiedo se questo provvedimento sia stato riletto da chi lo ha scritto e dall'assessore competente. Nell'allegato B della legge si parla del trasferimento delle funzioni proprie dei consorzi. Di fatto, si procede ad una soppressione dei consorzi di bonifica, che si occupano di prevenzione idrogeologica e che forniscono le risposte che i comuni non sono in grado di fornire. Si sta smontando un sistema che funziona per attribuire funzioni ad organismi che ancora non esistono. L'unico ad intervenire sul fiume Paglia, ad esempio, è stato il consorzio di bonifica, perché nessun altro era in grado di farlo. Invece di parlare di progetti e prevenzione si cerca di sopprimere un ente che funziona e fa cose concrete e fornisce risposte. Si parla spesso dell'importanza della prevenzione idrogeologica ma poi si smonta l'unico organismo che davvero se ne occupa”.

CANDIA MARCUCCI (Consorzio bonificazione umbra): “Nell'allegato, e non  nella legge, si prevede la soppressione di fatto di consorzi che coprono il 40 per cento del territorio regionale,  per affidare le funzioni ad organi che non esistono ancora. Questa legge viola la Costituzione sopprimendo di fatto i consorzi senza avere il coraggio di affermarlo apertamente e senza spiegare chi svolgerà quelle funzioni. La manutenzione degli argini vengono fatte con i fondi dei consorzi: quando questo spetterà alle unioni dei comuni, con quali fondi provvederanno? Serve un provvedimento apposito ed organico. Faremo ricorso”.

CARLA PAGLIARI (Consorzio bonifica Tevere-Nera, Terni): “La prevenzione costa 5 volte di meno delle riparazioni conseguenti agli eventi. I consorzi sono enti antiburocratici, che si occupano di cose concrete. Ci sono stati problemi con argini e fossi che noi abbiamo affrontato e risolto con grande rapidità. Sarebbe meglio evitare di approvare una legge su cui la prossima Giunta dovrà subito rimettere le mani. Giusto questa mattina abbiamo presentato in Regione un progetto da 400 mila euro per i canali del centro di Terni e si tratta solo del primo stralcio per un territorio ricco di acqua, che va gestita”. MP/

Ultimo aggiornamento: 12/03/2015