RIFORMA ATER: TROPPA FRETTA, RISPARMI NON CHIARI E DUBBI BENEFICI – DALLA AUDIZIONE DELLA PRIMA COMMISSIONE MOLTE CRITICHE AL DISEGNO DI LEGGE DELLA GIUNTA
L'audizione sulla riforma delle Aziende regionali di edilizia residenziale, indetta dalla Prima commissione del Consiglio regionale e svoltasi oggi a Palazzo Cesaroni, ha fatto registrare molte critiche al disegno di legge della Giunta regionale. All'incontro hanno partecipato direttori e presidenti degli Ater di Terni e Perugia, rappresentanti sindacali dei dipendenti delle due Aziende provinciali e dei sindacati degli inquilini, mettendo in evidenza un quadro che a loro modo di vedere è ricco di criticità e punti non chiari.
Data:
20 Lug 2010 01:00
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(Acs) Perugia, 20 luglio 2010 – Una partecipazione troppo limitata, una fretta eccessiva, un quadro dei costi e dei risparmi troppo poco chiaro e le ragioni stesse della riforma che non sembrano comprensibili. È questo il quadro emerso dall'audizione sulla riforma delle Aziende regionali di edilizia residenziale, indetta dalla Prima commissione del Consiglio regionale, che si è svolta oggi a Palazzo Cesaroni. All'incontro hanno partecipato direttori e presidenti degli Ater di Perugia e Terni, rappresentanti sindacali dei dipendenti delle due Aziende provinciali e dei sindacati degli inquilini, mettendo in evidenza un quadro che a loro modo di vedere è ricco di criticità e punti non chiari. Alfredo Di Patrizi (direttore Ater Terni) ha sottolineato che “la semplificazione a cui questa riforma dovrebbe portare è tutta da verificare. Il nuovo organo di gestione dell'Ater regionale si troverà a dover affrontare un lavoro enorme per il solo funzionamento dell'Azienda unificata, col rischio di bloccare l'intera attività dell'Ater”. Secondo Furio Benigni (presidente Ater Perugia) non esistono motivi per opporsi all'unificazione, ma “chi si troverà a gestirla dovrà affrontare problemi molto seri, anche soltanto per allineare le procedure informatiche e tutti i processi delle due Aziende”. Rossano Iannoni (Sunia, Sicet, Uniat) ha evidenziato che non è chiaro il motivo per il quale, a fronte di giudizi molto positivi sull'operato dei 2 Ater ora si voglia procedere alla loro riforma, andando così a toccare un sistema che funziona, ha un bilancio in attivo e che ha stabilito un rapporto stretto ed efficace con i territori”. Per Gaetano Iacona (Pensionati dell'Unione Inquilini Perugia) potrebbe essere positiva la creazione di una sede unica dell'Ater a Perugia, per razionalizzare la spesa riducendo costi e strutture, a patto di salvaguardare i livelli occupazionali e magari riducendo le consulenze esterne a beneficio delle professionalità esistenti. Roberto Curti (Rsu Ater Terni) si è detto “in totale disaccordo con la riforma: la riduzione dei costi non si fa sulle aziende sane che producono utili, ma su quelle inutili e che non funzionano. Gli sprechi della politica sono ben altri, come gli uffici che la Regione Umbria affitta a Palazzo Gazzoli (a Terni) mentre possiede un intero palazzo che rimane chiuso ed inutilizzato. Volendo davvero razionalizzare si potrebbe adottare una struttura come quella dell'Arpa, con un solo dirigente regionale e due sedi provinciali. Contro questa riforma scenderemo in sciopero già la prossima settimana”. Fausto Tognellini (AssoCasa Ugl) ha chiesto “chiarezza per garantire che i servizi agli utenti restino efficienti e che i posti di lavoro all'Ater non venga messo in discussione. Non vorremmo che i dipendenti della società ex Res venissero assunti nella nuova Ater, portando così ad un aggravio e non ad una riduzione dei costi”. Per Domenico Rosati (presidente Ater Terni) non è comprensibile come mai i 2 Ater di Perugia e Terni, pure definiti “fiori all'occhiello” debbano essere riformati, intervenendo in un ambito sociale di grande delicatezza e con una eccessiva fretta. La dimensione attuale dei due Ater umbri è proprio quella ottimale per questo tipo di servizi: i dipendenti dell'Azienda a volte fanno anche da assistenti sociali a persone che vivono situazioni di grande disagio; allontanando troppo i momenti decisionali e quelli di controllo dai territori si rischia di perdere in efficacia” Donatella Di Giovanni (Rsu Ater Terni) ha criticato l'intero impianto della legge: “non tiene conto delle diverse realtà e dei diversi patrimoni dei 2 Ater provinciali. Gli inquilini non verranno più seguiti e il territorio ternano rischia di essere impoverito. I costi del nuovo Ater saranno maggiori di 80 mila euro all'anno rispetto a quelli attuali, senza contare che oggi l'Ater di Terni ha un attivo di 320 mila euro e paga 700 mila euro di Irap, senza contare le altre tasse. I consigli di amministrazione e i dipendenti delle Ater non sono stati coinvolti e non hanno potuto partecipare in alcun modo alla stesura della nuova legge”. Patrizia Paciotti (Cgil Ater Perugia) ha evidenziato la contrarietà della Cgil a una “riforma di facciata che non serve agli utenti, ai dipendenti e neppure alla Regione. Questa proposta di legge andrebbe ritirata: le Ater hanno bilanci positivi e per armonizzare le due strutture serviranno investimenti notevoli; anche la scelta della sede unica regionale creerà grossi problemi”. Corrado Chieli (Cda Ater Perugia) propone di “tenere conto dell'esperienza maturata nelle due Ater e del rapporto che esiste con i territori. Non credo che ci saranno esuberi, dato che verranno assegnati nuovi compiti ed anche nuovi fondi. Serve una nuova politica per la casa e bisogna seguire l'evoluzione delle politiche sociali per l'edilizia residenziale”. Maria Antonietta Dionigi (Rsu Ater Perugia) ha riportato quanto emerso dall'assemblea dei dipendenti dell'Azienda di Perugia, chiedendo di valutare quali saranno i veri risparmi che la riforma produrrà e i nuovi costi che dovranno essere affrontati per uniformare le due strutture. C'è stata una fretta eccessiva nel percorso di questa legge e un coinvolgimento molto scarso dei dipendenti. Non ci sono indicazioni precise su dove sarà la sede regionale e questo produrrà scontri tra Perugia e Terni”. Quanto emerso nell'audizione di oggi contribuirà al dibattito in seno che alla Prima Commissione, che domani alle ore 10 sarà chiamata a discutere il disegno di legge di riforma predisposto dall'Esecutivo di Palazzo Donini. MP/mp