“Ridimensionamento scolastico a seguito della legge di Bilancio nazionale”

I consiglieri Paparelli, Bettarelli, Bori, Meloni (Pd), De Luca (M5S), Bianconi, Porzi (Misto) annunciano una interrogazione per conoscere i criteri che adotterà la Giunta “per garantire, tra l'altro, le specificità dei territori evitando così frizioni fra gli stessi”

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01 Ago 2023 09:30

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(Acs) Perugia, 1 agosto 2023 - “Quale sarà il criterio che verrà adottato dalla Giunta regionale per il ridimensionamento scolastico previsto a seguito della legge di Bilancio nazionale ('197/2022') al fine di garantire le specificità dei territori evitando così frizioni fra gli stessi”. È uno dei quesiti che i consiglieri regionali di opposizione, Fabio Paparelli, Michele Bettarelli, Simona Meloni (Pd), Thomas De Luca (M5S), Vincenzo Bianconi, Donatella Porzi (Misto) pongono all'Esecutivo di Palazzo Donini attraverso una interrogazione a risposta scritta.

Ma nel loro atto ispettivo chiedono anche di sapere: “se si è riunito l’Osservatorio scolastico regionale e quali iniziative urgenti sono state assunte al fine di salvaguardare il diritto all'istruzione ed i livelli occupazionali presenti, con particolare riferimento alle aree marginali e interne e per evitare il depauperamento degli istituti scolastici umbri con i numerosi disagi descritti sopra che ne deriverebbero; quale sia stata la posizione della Regione Umbria rispetto al confronto tra Governo e Regioni sui criteri di formazione delle classi e sul dimensionamento scolastico fortemente penalizzante per la Regione Umbria”. Ed ancora: “considerato che per i prossimi trienni scolastici, 2024/2025 – 2025/2026 -2026/2027, tale decisione comporterà la riduzione di circa 9 unità dirigenziali, quale è l’iter normativo previsto per il dimensionamento”.

Nel documento i consiglieri ricordano che la legge di Bilancio nazionale in questione “ha introdotto una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi” e che “la sua distribuzione tra le regioni ha comportato, di fatto, la riduzione, non solo delle sedi, che verranno inevitabilmente accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi. Tale personale sarà quasi dimezzato rispetto a oggi: si passerà, infatti, dai 6.490 del 2024-2025 ai 3.144 del 2031-2032; si tratta di oltre 3mila dirigenti scolastici in meno, il che andrà a impattare negativamente soprattutto sui territori già in difficoltà come le aree interne e le zone marginali del paese. Il precedente governo Draghi e la Commissione Europea – scrivono nella loro interrogazione - hanno formalizzato un accordo inserito nelle misure del Pnnr che vede la necessità di rendere sostenibile la gestione delle scuole, anche attraverso misure di accorpamento di istituzioni scolastiche ad oggi funzionanti con l’istituto della reggenza. Nei prossimi 10 anni la popolazione scolastica diminuirà di circa 1 milione di studenti, con una media di 90.000 studenti circa in meno ogni anno. Tale diminuzione della popolazione scolastica, non solo comporterà l’accorpamento degli Istituti scolastici più piccoli e periferici con la conseguente perdita della dirigenza, ma avrà una pesante ricaduta sulla componente del corpo docenti e del personale ATA che vedrà un riduzione di circa 130.000 unità nei prossimi 10 anni”.

“Secondo prime stime – aggiungono i sette consiglieri di opposizione -, a causa di tali norme, al termine del prossimo triennio, le attuali 8.000 istituzioni scolastiche dovrebbero diventare 7.300, per una perdita di circa 700 unità di direzione amministrativa. Scuole di ogni ordine e grado che potrebbero essere soppressi o accorpati su tutto il territorio nazionale. Appare evidente che tali disposizioni causeranno inevitabilmente ulteriori disuguaglianze educative. Queste norme, solo nella nostra regione, porteranno progressivamente alla riduzione di 9 istituti scolastici. Tra questi, tra gli altri, potrebbero essere accorpati Istituti a Cerreto di Spoleto, Amelia, Allerona, Fabro, Terni e Perugia che rappresentano importanti punti di riferimento per quelle località”.

“Il 24 maggio la Conferenza Unificata, convocata dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha discusso dell’Accordo sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione e del merito sui criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni per il triennio 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027’. Sullo schema di decreto sopramenzionato si è registrato il voto contrario di ben 6 regioni: Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna, Abruzzo e Toscana. Rispondendo ad una interrogazione – viene ricordato nell'atto - l’assessore Paola Agabiti ha affermato che 'il decreto avrebbe riconosciuto una ampia autonomia alle Regione nella scelta del dimensionamento. A seguito del mancato raggiungimento dell’accordo sono in corso ulteriori valutazioni. Siamo in attesa di capire quale scenario verrà individuato ma sarà nostra cura mantenere alta l’interlocuzione tra il ministero e l’Ufficio scolastico regionale, per salvaguardare le aree interne e quelle svantaggiate. La scuola rappresenta un presidio necessario e fondamentale per queste comunità. Abbiamo previsto di convocare l’Osservatorio scolastico regionale, in luglio, per valutare le proposte che arriveranno dal ministero e dall’Ufficio scolastico regionale. Alcune Regioni italiane, come Puglia, Emilia Romagna, Campania e Toscana, hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli sul dimensionamento scolastico della Legge di Bilancio’”.

“Tali soppressioni e accorpamenti – osservano i consiglieri di minoranza firmatari dell'atto ispettivo - determineranno nei centri urbani maggiori l’aumento notevole del carico di studenti frequentanti alcuni istituti, con ripercussioni negative sulla didattica rivolta agli alunni a causa del numero di studenti per classe su cui il decreto non apporta alcun correttivo rispetto al dpr 81/2009; conseguentemente il lavoro di docenti e personale amministrativo subirà un ulteriore aggravio e i dirigenti scolastici agiranno in modo sempre più rilevante la dimensione professionale amministrativo-organizzativa venendo meno la possibilità materiale di esercitare la leadership educativa che pure le norme tuttora vigenti e il CCNL assegnano loro, avendo la responsabilità di dirigere istituti con un numero di studenti considerevole e/o dislocati su molti plessi e comuni differenti. Questi tagli si inseriscono in un quadro nazionale già critico: dal rapporto di Save the Children 'Alla ricerca del tempo perduto - Un'analisi delle disuguaglianze nell'offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana', emergono dati preoccupanti: le cifre confermano infatti quanto la privazione educativa sia strettamente legata a quella materiale. I territori dove è più alto il numero di studenti che provengono da famiglie con livelli socioeconomici più bassi sono anche quelli dove gli stessi studenti hanno più difficoltà a raggiungere i livelli di apprendimento adeguati. Tali soppressioni aumenteranno, inoltre, notevolmente il carico di studenti negli altri istituti, con ripercussioni negative sulla didattica degli alunni a causa dell’elevato numero di studenti per classe e sul lavoro di docenti e personale amministrativo”.

“Come già chiaramente specificato nella relazione di controllo della Corte dei Conti – concludono gli interroganti -, la Regione Umbria, con l’accordo già concluso con la provincia di Perugia, nulla ha previsto per il finanziamento delle spese già sostenute dalla stessa nell’esercizio 2022, né per quelle riconducibili alle successive annualità delle funzioni delegate che comprendono l’edilizia scolastica e quindi l’eventuale adeguamento degli spazi a seguito di accorpamenti. Per salvaguardare i livelli occupazionali dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi amministrativi, del corpo docenti e del personale ATA è necessaria un’azione politica forte delle Regioni presso il Ministero dell’istruzione e del merito, al fine di rivedere i criteri di formazione delle classi e mettere una volta per tutte la parola 'mai più' alle classi pollaio”. RED/as

 

Ultimo aggiornamento: 02/08/2023