QUESTION TIME (5) UMBRAFLOR: “INVECE DI DISMETTERLA, TRASFORMATA IN AGENZIA E AFFIDATA A UN EX POLITICO” - A CARBONARI E LIBERATI (M5S) RISPONDE ASSESSORE CECCHINI “RISPETTATE NORME E PROCEDURE”

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21 Giu 2016 15:00

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(Acs) Perugia, 21 giugno 2016 -  “UmbraFlor è passata in poco tempo dalla dismissione ad una entità di diritto pubblico con i conti in disordine”. Lo ha sottolineato il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari nell'illustrare l'interrogazione firmata congiuntamente ad Andrea Liberati circa la “natura giuridica e l'attività d'impresa svolta dalla partecipata della Regione Umbria 'UmbraFlor, azienda vivaistica regionale'

Carbonari ha ricordato che “la Regione deteneva una partecipazione, in  questa azienda, pari al 99,54 per cento del capitale sociale e che con delibera (1551 del 23/12/2013) la medesima è stata trasformata in 'Azienda vivaistica regionale UmbraFlor (Ente pubblico economico)”. Secondo Carbonari “a definire 'non consentite' le partecipazioni di UmbraFlor è la delibera della Giunta '370/2015' che prevede 'l’indicazione di un percorso di dismissione della partecipazione regionale al capitale sociale' della UmbraFlor. Ma lo stesso atto riporta la decisione di 'trasformare la società di diritto privato (srl) in Ente pubblico economico (agenzia regionale), in quanto maggiormente confacente alla natura e all’oggetto dell’attività'. A tutti sfugge però cosa abbiano di particolare la natura e l'oggetto di UmbraFlor per essere considerata un ente pubblico economico”. Carbonari ha anche rimarcato che UmbraFlor ha un “debito verso la Regone pari a 549.700 euro per 'affitti' e 1.341.642 euro per 'personale comandato' ed inoltre beneficia di un contratto di affitto di concessione gratuito a partire dal marzo 2014”. Nell'atto ispettivo, i due consiglieri pentastellati hanno chiesto alla Giunta regionale se “ritiene l'attività d'impresa svolta da UmbraFlor compatibile con gli obblighi imposti dalla normativa nazionale e regionale, sia sotto il profilo dell'attività di impresa effettivamente svolta (vendita al dettaglio di piante e fiori), sia sotto il profilo dei criteri seguiti nella scelta di Sandro Vitali quale amministratore unico, in particolare di conoscere se sono stati indetti bandi per la sua scelta, il contenuto e la pubblicità del bando, quali sono stati i parametri di selezione e la composizione dell'eventuale commissione giudicatrice”.

L'assessore Cecchini ha risposto che “l'attività svolta da UmbraFlor è perfettamente compatibile con la normativa nazionale e regionale. In capo alla Regione non sta soltanto il compito di portare avanti azioni materiali o di investimenti, ma su tematiche legate all'ambiente e ai territori ci sono anche azioni che riguardano la tutela e la difesa della biodiversità, della diversificazione delle produzioni, della difesa delle piante autoctone. Quando nasce nel '80 e negli anni successivi, UmbraFlor si rafforza e specializza su determinate e specifiche piante, come il cipresso, i noccioleti, piante tartufigene. Si è quindi ritenuto importante stare dentro ad un ammodernamento aziendale rideterminando  e riselezionando obiettivi precisi poiché una regione come la nostra ha il diritto ed il dovere di avere un punto di riferimento nel settore floro-vivaistico: salvaguardia piante autoctone, ricerca, formazione, difesa della biodiversità. Particolare attenzione viene riservata alle piante poi utilizzate da parte delle istituzioni per i propri centri urbani, per le città, per i parchi. Per quanto attiene alla scelta dell'amministratore viene effettuata su base fiduciaria senza la necessità di dare corso a procedure concorsuali. Questo è quanto previsto dalla normativa, cioè attraverso un curriculum circa le competenze per ricoprire tale incarico. E nel caso specifico l'attuale amministratore dispone di tutte le competenze richieste. Abbiamo rispettato tutte le norme e procedure. Il compito di UmbraFllor non è quello di fare concorrenza ai privati, ma garantire un valore aggiunto per l'intero settore”.

L'intervento di replica è stato di Andrea Liberati che ha rilevato la mancanza di “un riscontro tecnico, giuridico e amministrativo da parte dell'assessore Bartolini. È evidente che quando la politica non dà risposte bisogna fare un passo più in avanti e muoversi in maniera diversa. Si tratta di soggetti lautamente pagati per svolgere questo tipo di attività. Qualunque fioraio o coltivatore vorrebbe essere lì per 90mila euro ogni anno per esercitare l'incarico di amministratore e accumulare una montagna di debiti che poi ripiana la Regione. È chiaro che in Umbria, le libertà economiche non sono di fatto nelle disponibilità dei piccoli e medio-piccoli imprenditori che, anzi, subiscono una concorrenza sleale da parte di questo organismo, che tuttavia non è il solo dato che la Regione sta facendo lo stesso su altre svariate attività entrando in competizione con gli operatori di mercato. Questo neo dirigismo è da respingere con forza”.  AS/

Ultimo aggiornamento: 21/06/2016