QT: “PROTOCOLLO IN MATERIA SANITARIA SOTTOSCRITTO DA REGIONE UMBRIA E UNIVERSITÀ PERUGIA” - A MANCINI (LEGA) RISPONDE PRESIDENTE TESEI: “ATTO FONDAMENTALE PER LA MIGLIORE GESTIONE DEI DUE OSPEDALI REGIONALI”
25 Ott 2022 12:30
4 minuti, 41 secondi
(Acs) Perugia, 25 ottobre 2022 – Nella sessione riservata al Question time della seduta odierna dell’Assemblea legislativa, il consigliere Valerio Mancini (Lega) ha interrogato la presidente della regione, Donatella Tesei, circa il Protocollo generale d’intesa in materia sanitaria sottoscritto tra Regione Umbria e Università degli Studi di Perugia.
Nello specifico, il consigliere leghista ha chiesto di sapere “se sia fondato quanto evidenziato dall’Intersindacale medica Umbria nella nota del 20 maggio 2022 in merito al Protocollo generale d’intesa sottoscritto nel precedente mese di aprile, documento sottoscritto dalle organizzazioni sindacali AAROI, ANAAO-ASSOM ED, CIMO, FESMED, FVM, FASSID, CGIL, CISL e UIL, con il quale, tra l’altro, è stato evidenziato che emergerebbe, in molti punti, una unilateralità di visione a favore dell’Università, con notevoli discrepanze tra gli universitari e la dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e delle professioni sanitarie, non solo in termini di evoluzioni di carriera e di prestigio, ma anche negli aspetti didattico formativi e di ricerca. Infatti, è previsto nella convenzione che gli universitari dedichino all’attività clinica sui pazienti il 60 per cento del loro tempo lavoro e il restante 40 alla didattica e ricerca, mentre la dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e delle professioni sanitarie, pur dovendo comunque provvedere all’attività formativa (tutoraggio e ricerca), non ha definita nel proprio monte orario contrattualmente previsto, una distinzione di tale attività. Viene anche evidenziato che l’aspetto più controverso è sicuramente legato al ruolo che il Rettore assume in tutti i Tavoli in cui è presente una minima trattativa tra Regione e SSR; è protagonista nella nomina dei direttori generali, nella stesura dell’atto aziendale e della sua approvazione. Lo stesso Rettore sarebbe poi protagonista nella nomina dei responsabili di dipartimento ad attività integrata, nella nomina dei direttori di struttura complessa ed anche nella istituzione dei dipartimenti ad attività assistenziale. Appare dunque evidente l’eccessiva ingerenza che il Rettore potrebbe avere nella Governance dell’Azienda ospedaliera universitaria, cosa che non è parimenti valida per la Presidente della Giunta regionale, a discapito dei direttori generali. Il Rettore non risponde poi delle proprie scelte, in quanto a differenza degli Organi decisionali della Regione, non è eletto democraticamente dai cittadini e non è quindi sottoposto alla verifica del suffragio universale. Viene così a mancare, nel Protocollo, per i meccanismi dallo stesso generati, quella terzietà ed imparzialità che la Costituzione impone alla pubblica amministrazione, essendo presenti e purtroppo molto intrecciati tra loro, aspetti di interesse pubblico con quelli di interesse individuale. Inoltre, il Rettore non sempre è un esperto in materia di programmazione sanitaria e potrebbe dunque non avere conoscenze cliniche adeguate a valutare e giudicare professionisti esperti in materie sanitarie che ricomprendono al loro interno, specialità diverse. Sorge forte il dubbio, quindi, che potrebbe non essere perseguibile un risultato di qualità eccellente’, come il protocollo afferma di voler realizzare. L’Università avrebbe dovuto separare almeno il livello politico da quello più squisitamente tecnico. La Regione in questo accordo rischia di perdere molta di quella sovranità che i cittadini le hanno conferito con procedure democratiche, mentre mantiene la titolarità nella copertura di eventuali disavanzi di bilancio, dovendo però dividere eventuali utili con l’Università”.
La presidente Tesei ha risposto che “L’obiettivo della nuova convenzione con l’Università era atteso da dieci anni ed è stato uno dei primi obiettivi di mandato, un orgoglio averlo realizzato già ad ottobre 2022. Uno dei primi atti da me firmati, non a caso, fu il cosiddetto memorandum sulla salute con il Rettore Oliviero. È fondamentale integrare i rapporti tra Regione e Università per una migliore gestione delle aziende ospedaliere di Perugia e di Terni, i due ospedali maggiori a livello regionale, soprattutto per i cittadini. In Umbria abbiamo infatti 2 potenziali eccellenze che, purtroppo, nel tempo si sono appannate, a causa di lotte intestine, duplicazioni di funzioni, liste d'attesa mal gestite, gestione finanziaria scarsamente oculata, poca attrattività verso i grandi professionisti, e quindi verso i cittadini umbri e delle altre regioni. Occorre sì riavvicinare la sanità al cittadino, attraverso la sanità territoriale, ma è anche necessario avere due grandi ospedali che lavorino al meglio. La necessaria riforma dei due ospedali è possibile soltanto tramite la convenzione con l'università, perché soltanto tramite di essa è possibile la costituzione di due nuove aziende ospedaliere di Perugia e Terni, che comporterebbe l'azzeramento del precedente assetto e l'occasione storica di efficientare proprio la gestione, eliminando sprechi e disservizi. La Regione non perde alcunché della propria sovranità in materia di sanità regionale con questa convenzione, la programmazione della sanità si fa congiuntamente tramite apposito organo soltanto per quanto riguarda didattica, ricerca e servizi essenziali, e lo abbiamo dimostrato sia presentando il piano socio-sanitario regionale, su cui l'università ha espresso parere, sia deliberando il tempestivo piano di efficientamento e rilancio della sanità regionale. La Regione continuerà a occuparsi della gestione economico-finanziaria delle aziende, presidiando il fondo sanitario regionale come d'obbligo, e la convenzione non costerà alla regione un solo euro in più rispetto al recente passato. Non ho dubbi di incostituzionalità della convenzione e va ricordato che su di essa non è stato fatto nessun ricorso a norma di legge, né ci sono timori circa la supposta perdita di potere della presidente della Regione”.
Nelle considerazioni conclusive, Mancini ha spiegato che “l’intervento con questa interrogazione è chiaro: nessuno dice che la convenzione sia sbagliata, ma in commissione sono pervenute le perplessità delle sigle sindacali dei medici, con la lettera inviata a lei presidente, al presidente Squarta, ai capigruppo e ai direttori sanitari. Sempre in commissione, nell’audizione di un mese fa, il direttore D’Angelo ha detto che la convenzione è preadottata, quindi non efficace. Si tratta di un documento molto importante, politicamente è un fatto strano che non sia stata condivisa in commissione sanità, dato che è evidente che avrà ricadute sul Piano sanitario. Dal punto di vista politico quindi si va a fare una esclusione politica del Consiglio regionale. Doveva avere un percorso corretto. La delibera 364 parla fra le altre cose del trattamento economico del personale universitario, che è a carico dello Stato, parla del reclutamento del personale e dice che le aziende devono acquisire il preventivo nulla osta dell’Università prima del reclutamento, in capo al direttore delle aziende; gli utili si dividono mentre le perdite sono a carico della Regione. Il direttore generale ha detto che è preadottata, serve un passaggio politico per condividere queste scelte con il Consiglio regionale e anche con il mondo sindacale”. PG/
