QT 7 - “Riconoscimento vulvodinia e neuropatia del pudendo quali malattie croniche e invalidanti ed inserimento nei Lea”

All’interrogazione di Meloni (Pd) ha risposto l’assessore Coletto: “Solleciteremo l’inserimento nei Lea. Attiveremo un gruppo di lavoro multidisciplinare per definire l’iter diagnostico per poi valutare la sostenibilità di un percorso extra Lea”

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11 Lug 2023 13:09

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(Acs) Perugia, 11 luglio 2023 – Nella sessione riservata al Question time (Interrogazioni a risposta immediata), la consigliera Simona Meloni (capogruppo Pd) ha presentato un atto ispettivo per conoscere gli intendimenti della Giunta regionale circa il “riconoscimento della vulvodinia o sindrome vulvovestibolare e della neuropatia del pudendo quali malattie croniche ed invalidanti ed il loro inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”.

Nello specifico, Simona Meloni ha chiesto all’assessore Luca Coletto se l’Esecutivo: “intende attivarsi nelle sedi opportune affinché la vulvodinia o sindrome vulvovestibolare e la neuropatia del pudendo, siano riconosciute come patologie croniche ed invalidanti per le quali siano garantiti appropriati servizi e prestazioni contemplati nei livelli essenziali di assistenza (Lea); se intende ed in quali tempi mettere in campo azioni finalizzate a garantire un tempestivo riconoscimento ed un sempre più efficace trattamento di queste patologie per migliorare la capacità di risposta del nostro sistema sanitario regionale; se intende promuovere, sul tema, specifiche campagne di informazione e sensibilizzazione, nonché di formazione degli operatori e di informazione rivolte alle donne. Con queste patologie per il paziente significa affrontare la convivenza con un dolore cronico. Questa sindrome è ancora poco nota tra gli operatori sanitari, tanto che attualmente non esistono procedure codificate per la diagnosi e non sono stati ancora predisposti protocolli di cura con inevitabili ritardi nella fase diagnostica. In Italia sono ancora pochi gli specialisti che si occupano della vulvodinia, patologia non riconosciuta come invalidante, le cui cure e terapie sono interamente a carico delle pazienti. Studi rilevano che una donna affetta da vulvodinia è chiamata a sostenere spese dai 20mila a 50mila euro. Queste patologie, che colpiscono oltre 3 milioni di italiani, non sono inserite nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti previste dai Lea che danno il diritto all'esenzione per le prestazioni sanitarie. In Parlamento sono state presentati due disegni di legge per riconoscere la vulvodinia o sindrome vulvovestibolare come malattia invalidante. La necessità indispensabile è di abbreviare i tempi di diagnosi, incentivare la ricerca in materia, favorire la cura per definire una strategia in grado di affrontare il problema, non lasciando sole le donne. La Regione può svolgere un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione delle strutture del Servizio Sanitario regionale, nella formazione degli operatori e nel fornire informazioni alle donne. Il 15% delle donne è colpito da queste patologie. Sarebbe importante la diagnosi precoce. Il consultorio deve essere il primo punto di contatto per le donne che ancora non hanno scoperto il problema. Oggi le donne si appoggiano alle associazioni di volontariato, ma non può bastare”.

L’assessore Coletto ha risposto che “è ragionevole promuovere un percorso di inserimento di queste patologie nei Lea. Faremo la nostra parte per proporre l’inserimento nei Lea alla Commissione salute della conferenza Stato Regioni. La possibilità di attivare un percorso extra Lea merita l’attivazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare per definire l’iter diagnostico, per poi valutare la sostenibilità di un percorso extra Lea. Quando questo si attiva sono comprese anche campagne di informazione e formazione. Va bene il coinvolgimento delle associazioni, ma le sentinelle devono essere i medici di medicina generale, per fornire in prima battuta informazioni per intervenire alle prime avvisaglie di queste patologie”. DMB/

 

Ultimo aggiornamento: 12/07/2023