Qt 2 “Perdita delle scuole di specializzazione dell’Università degli Studi di Perugia”
A Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica) risponde presidente Proietti: “Abbiamo da subito avviato una intensa interlocuzione con l’Università di Perugia al fine di costituire un gruppo di lavoro e costruire un rapporto ancora più solido e virtuoso tra sanità pubblica e istituzioni accademiche. Le scuole citate nell’interrogazione sono in corso di riattivazione”
25 Mar 2025 12:20
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(Acs) Perugia, 25 marzo 2025 – Nella parte riservata alle interrogazioni a risposta immediata (Question time) il consigliere Nilo Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica) ha chiesto alla presidente della Regione, Stefania Proietti un aggiornamento circa la ‘Perdita delle scuole di specializzazione dell’Università degli Studi di Perugia”. Nello specifico: “Se sia a conoscenza della perdita di scuole di specializzazione presso l’Università di Perugia e quali siano le cause, considerando il grave problema dell’attrattività dell’offerta formativa e il conseguente rischio di depotenziamento dell’ospedale regionale; Quali azioni intenda intraprendere per evitare ulteriori chiusure e per garantire il mantenimento dell’offerta formativa, anche attraverso un possibile potenziamento delle risorse o un piano di rilancio delle scuole di specializzazione; Se sia previsto un confronto con l’Università degli Studi di Perugia e con il Ministero dell’Università e della Ricerca per affrontare il problema, analizzando il fenomeno degli abbandoni e delle non assegnazioni e valutando possibili strategie per rendere più competitiva l’offerta formativa”.
Arcudi, illustrando il suo atto, ha detto che “l’Università degli Studi di Perugia è un punto di riferimento per la formazione accademica e professionale in Umbria e a livello nazionale. Le scuole di specializzazione rappresentano un elemento fondamentale per la formazione di professionisti altamente qualificati, in particolare nel settore medico-sanitario e in altri ambiti strategici. Recenti notizie riportano il rischio di perdita di alcune scuole di specializzazione presso l’Ateneo perugino, con possibili ripercussioni sul sistema formativo regionale e sull’attrattività dell’Università. Nell’ultima tornata di assegnazioni sono state perse tre scuole di specializzazione: Otorinolaringoiatria (già persa in precedenza), Anestesiologia e Cardiologia. La chiusura o il trasferimento di scuole di specializzazione potrebbero ridurre le opportunità per gli studenti umbri e indebolire il sistema sanitario e professionale regionale. È necessario comprendere le cause di questa situazione, quali eventuali mancanze di finanziamenti, requisiti non soddisfatti o scelte ministeriali. La Regione Umbria ha un ruolo strategico nel sostenere l’Università e nel promuovere il mantenimento e il potenziamento dell’offerta formativa. I dati analizzati nel periodo 2020-2023, pubblicati dall’associazione degli specializzandi e reperiti dal sito Universitaly, confermano un trend preoccupante di abbandoni e non assegnazione dei contratti nelle scuole di specializzazione dell’Ateneo, aggravando ulteriormente la crisi formativa”.
La presidente Stefania Proietti ha risposto che: “Condivido l’alta strategicità della presenza in Umbria delle scuole di specializzazione che rappresentano un elemento fondamentale tanto per la formazione universitaria, quanto per quella professionale. Condividiamo anche le preoccupazioni in ordine a possibili riduzioni delle assegnazioni all’Ateneo perugino, con il conseguente rischio di ricadute non positive, non solo sulla formazione accademica, ma anche sul piano sanitario regionale. La riduzione delle assegnazioni alle scuole di specializzazione risale alla scorsa legislatura (2024). Abbiamo preso immediatamente contatti con l’Università e si è appreso che nell’anno 2023 le specializzazioni umbre sono state sospese per mancanza di organico. La crisi nazionale si riflette sulle scuole di specializzazione perugine, termometro della salute del sistema perché in Umbria 700 specializzandi medici e 48 non medici sono all’interno dei reparti. Nel 2023 le tre specializzazioni sono state sospese per mancanza di organico, ma già nel corso dell’anno sono state reperite le risorse da parte dell’Ateneo per effettuare reclutamenti ad hoc al fine di garantire il numero di docenti sufficienti alla riattivazione delle stesse. Pertanto le scuole citate non sono perse, ma sono in corso di riattivazione perché alla stessa riattivazione mancava purtroppo soltanto il parametro di numerosità dei docenti. Questa amministrazione regionale ha, sin dall’insediamento, avviato una intensa interlocuzione con l’Università di Perugia nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse competenze, al fine di costituire un gruppo di lavoro e costruire un rapporto ancora più solido e virtuoso tra sanità pubblica e istituzioni accademiche, nella consapevolezza che, per curare, formare i medici del futuro e innovare attraverso la ricerca occorrerà mettere in campo una strategia complessa, delineare un sistema integrato, prevedere un potenziamento tecnologico anche in attrezzature mediche d’avanguardia, per tornare a rendere l’Umbria competitiva nella formazione e dare prospettiva e visione ai medici specializzandi, disciplinando l’inserimento nelle strutture sanitarie e nelle reti cliniche regionali, impedendo l’esodo avvenuto negli ultimi anni verso altre realtà e altre regioni”.
Nella replica, Arcudi ha detto di “apprezzare il fatto della condivisione da parte della Giunta della preoccupazione sottolineata nell’atto. Segnaliamo questioni che possono essere affrontate nell’interesse della nostra comunità. Emerge che l’Università ha forse sottovalutato questo tema perché se si arriva alla sospensione delle scuole di specializzazione significa che non c’è stata programmazione. L’Università ha quindi l’obbligo di programmare una strategia per evitare di arrivare alla sospensione delle scuole di specializzazione. La questione va affrontata concretamente perché strategica e decisiva per la formazione dei nostri medici, per il futuro della sanità regionale e quindi per il tema della mobilità attiva e passiva”. AS/