(Acs) Perugia, 10 gennaio 2011 – “Mai avremmo pensato che in tema di psichiatria la Regione Umbria potesse solo prendere in considerazione la soluzione proposta dal direttore dell’azienda ospedaliera Walter Orlandi che ci riporta indietro di trent’anni riproponendo una filosofia manicomiale che ritenevamo superata e che azzera in un colpo solo la reputazione guadagnata negli anni dai servizi psichiatrici umbri”.
Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale che un anno fa presentò una sua interrogazione alla Giunta proprio sui problemi dei servizi psichiatrici umbri, boccia con queste parole la proposta dell’Azienda ospedaliera di Perugia riguardante il trasferimento del cosiddetto Repartino presso il Silvestrini.
Dottorini che considera l'ipotesi una “soluzione toppa, peggiore del buco creato da anni di dimenticanze e trascuratezza”, aggiunge: “Solo aver pensato di affidare un progetto di questa complessità a un direttore generale, abdicando al ruolo di indirizzo che è prerogativa della politica, la dice lunga su quanto sta avvenendo. Secondo il progetto-Orlandi, che la Giunta pare intenzionata ad avallare, il Repartino verrà smembrato in tre strutture, ospedalizzando l’intera compagine e prevedendo quattro nuovi medici psichiatri e 15 infermieri per l’Azienda ospedaliera. Il tutto mentre i servizi territoriali (basti pensare ai Cim) sono allo stremo, indeboliti da una carenza di personale cronica e da pensionamenti che non trovano ricambio. Sprezzanti del decoro - continua Dottorini - i proponenti prevedono anche l’istituzione di un nuovo primariato ospedaliero, rispetto al quale già nei corridoi si fanno nomi e si descrivono profili politici. E l’aggravante è che tutto sta avvenendo senza che né direttori di dipartimento, né operatori, né l’equipe nel suo complesso siano stati consultati. Pensare di dividere i pazienti tra acuti e sub-acuti, ospedalizzandoli tutti, e addirittura di mantenere un ulteriore reparto in via Dal Pozzo, istituzionalizzando anche i reinserimenti è molto grave e mortifica tutti coloro che hanno a cuore la battaglia sociale, culturale, politica e medica contro una visione manicomiale della malattia mentale. Se qualcuno ha ancora un briciolo di equilibrio e di buon senso, deve fermare questo disegno folle ed evitare operazioni troppo furbe e arretrate per essere credibili”.
“Per quanto ci riguarda – spiega Dottorini - ribadiamo che la soluzione reale del mancato trasferimento del Repartino e della mancata integrazione del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) di Perugia nella rete degli ospedali sta nella convenzione tra la stessa Asl2 e l'Azienda ospedaliera che dovrebbe normalmente regolare sia la collocazione del Repartino negli stabilimenti ospedalieri che i rapporti tra l’Spdc e gli altri servizi ospedalieri in uno spirito di reciproca utilità ed integrazione, nell'interesse dei cittadini. Infatti – aggiunge il capogruppo dell’Idv - sia la normativa nazionale che il Piano sanitario regionale ribadiscono che il Dipartimento di salute mentale è l'organismo di coordinamento ed integrazione della rete dei servizi di salute mentale finalizzata a garantire programmi di cura e riabilitazione individualizzati, continuità terapeutica, integrazione con soggetti ed istituzioni del pubblico, del privato e della società nella sua interezza. Gli Spdc sono dunque parte integrante della rete dei servizi della salute mentale e dei Dipartimenti di salute mentale delle Asl della nostra regione. Pensare oggi di smembrare quel servizio, creando addirittura tre strutture, significa azzerare in un colpo solo la reputazione guadagnata negli anni dai servizi psichiatrici dell'Umbria. Questo del Repartino - conclude Dottorini - è soltanto l'aspetto più evidente di una volontà politica che stenta a recuperare le ragioni di civiltà che avevano animato la riforma Basaglia. L’esito di questa improvvida scelta sarebbe quello di indebolire la capacità di tutela dei diritti del malato mentale. Ritengo che la nostra regione non possa accettarlo". GC/gc