PRIMA COMMISSIONE (1): “SICUREZZA REALE, REATI DENUNCIATI, SICUREZZA PERCEPITA” - PRESENTATO DALL'ASSESSORE PAPARELLI IL RAPPORTO SU CRIMINALITÀ E SICUREZZA IN UMBRIA. FORTI CRITICHE DALL'OPPOSIZIONE

L'assessore regionale Fabio Paparelli ha presentato oggi alla Prima Commissione il rapporto di ricerca “Criminalità e sicurezza in Umbria (2012)”, che riporta i dati registrati dalle Prefetture di Perugia e Terni nel periodo 2007/2010 e le risposte alle domande al sondaggio sulla sicurezza percepita realizzato sulla base delle risposte di 300 cittadini umbri nella primavera del 2012. L'atto, che dovrebbe essere trasmesso all'Aula di Palazzo Cesaroni per il solo esame, verrà votato nella prossima seduta; i commissari di Udc e Pdl, Monacelli e Monni, hanno espresso riserve e critiche al documento, ritenendolo datato e inutile alla comprensione delle reali dimensioni del fenomeno.

Data:

03 Lug 2013 01:00

Tempo di lettura:

14 minuti, 52 secondi


(Acs) Perugia, 3 luglio 2013
- Il rapporto di ricerca “Criminalità e sicurezza in Umbria (2012)”, che fa riferimento ai dati registrati dalle Prefetture di Perugia e Terni nel periodo 2007/2010 e alle risposte alle domande al sondaggio sulla sicurezza percepita realizzato sulla base delle risposte di 300 cittadini umbri nella primavera del 2012, è stato presentato oggi in Prima Commissione dall'assessore regionale Fabio Paparelli.

Il documento, la cui presentazione all'Assemblea regionale è prevista dalla legge regionale 13 del 2008, traccia un quadro storico (2007/2010) dell'andamento dei reati in Umbria, che verrà utilizzato per la comparazione dei dati più recenti, non appena questi verranno elaborati. La seconda parte invece registra, ai primi mesi del 2012, quale è la percezione dei cittadini sulla criminalità e la sicurezza nella città dell'Umbria. Dal rapporto, in sintesi, emerge un calo dei reati denunciati alle autorità di pubblica sicurezza nel periodo 2007 – 2010: in quest'ultimo anno in Umbria risultava denunciato un reato ogni 26 abitanti, a fronte di un rapporto di circa 1 a 23 sul territorio nazionale. In calo furti, rapine e lesioni mentre nel periodo indicato aumentano le denunce per danneggiamenti, detenzione e spaccio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile, violenza sessuale. Tra il 2009 e il 2010 si registra un aumento consistente (20-30 per cento) delle segnalazioni all’autorità giudiziaria per furti e violazioni alla disciplina degli stupefacenti. Gli extra-comunitari risultano essere circa un terzo delle persone segnalate all’autorità giudiziaria come presunti autori di reato, una percentuale ben maggiore di quella stimata come abitualmente domiciliata nel territorio della Regione Umbria. Più di 27mila reati con vittime (nel 40 per cento dei casi riferiti a donne) sarebbero avvenuti in Umbria nel 2009 e 2010. Tanto sul piano nazionale che su quello locale, le risposte hanno evidenziato la percezione di un generale aumento della criminalità nell'ultimo anno. In particolare, il 62,7 per cento degli intervistati, rileva l'aumento a livello nazionale, mentre il 56,7 per cento lo riscontra nel territorio del proprio Comune di residenza. La criminalità non viene percepita come un problema molto grave, se riferita alla zona di residenza degli intervistati. Una regione in cui il tenore di vita viene considerato positivo dalla maggior parte degli intervistati.

Dopo l'illustrazione da parte dell'assessore e un lungo confronto tra i consiglieri il presidente della Commissione, Oliviero Dottorini, ha deciso di rinviare il voto sull'atto alla prossima seduta, soprattutto a causa delle riserve e delle critiche al rapporto avanzate da Massimo Monni (Pdl) e Sandra Monacelli (Udc), che lo hanno valutato “datato e inutile alla comprensione delle reali dimensioni del fenomeno, privo di riscontri con la situazione delineata dal Questore durante l'audizione con la Commissione di inchiesta su criminalità e tossicodipendenza”. È stato anche chiesto di rendere noto il costo della convenzione stipulata con l'Università di Perugia per la redazione del rapporto. L'assessore Paparelli ha evidenziato la necessità di procedere affinché i dati vengano aggiornati in modo tempestivo e continuo, in modo da predisporre le basi per azioni efficaci da parte della Regione e degli enti preposti. Andrebbero inoltre semplificati gli organismi previsti dalla legge “13/2008” sulla sicurezza e verificata la possibilità di accedere a fondi nazionali per sperimentare l'estensione del Patto per Perugia Sicura anche alle altre città della regione.

I DATI. L’ANDAMENTO DELLE DENUNCE (da non confondere con delitti commessi, che possono essere stati denunciati in un momento successivo): nonostante il lievissimo incremento nel 2009 rispetto all’anno precedente (120 reati denunciati in più, per una incidenza dello 0,35 per cento), tra il 2007 e il 2010 il numero dei reati denunciati annualmente è diminuito di 3.377 unità (- 8,90 per cento). La criminalità denunciata ha subito questo calo significativo tra il 2007 e il 2008. Dal 2008 in poi non ci sono mutamenti significativi nella registrazione delle denunce di reati da parte della cittadinanza in Umbria. Nel 2010 come nel 2009, in Umbria risultava denunciato un reato ogni 26 abitanti, a fronte di un rapporto di circa 1 a 23 sul territorio nazionale. I REATI PIU' DIFFUSI. Spicca il calo dei furti che appare consolidato e, in termini assoluti, è commensurabile al calo complessivo dei reati (- 3268 nel 2010 rispetto al 2007). Stesso andamento per le rapine e quindi per le ricettazioni che, nel periodo, calano di più di un quarto della loro consistenza originaria. Calano costantemente le lesioni dolose, i sequestri di persona (dimezzati tra il 2007 e il 2010), le truffe e le frodi informatiche e gli incendi. Aumentano invece le denunce per danneggiamenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile. Tra i reati contro la persona, nonostante un lieve calo nel 2010, aumentano di più del 20 per cento le denunce per violenza sessuale. AZIONI DI CONTRASTO. Rispetto al totale delle denunce effettuate nel 2009 e 2010 sono stati individuati circa il 20 per cento degli autori dei reati, con differenze profonde tra diffusione dei reati e livelli di criminalizzazione. Il rapporto tra delitti denunciati e presunti autori individuati è destinato a incidere sull’efficienza del sistema giudiziario penale (sulla sua capacità di accertare la sussistenza dei fatti denunciati e delle relative responsabilità), non è dissimile da quello rilevabile a livello nazionale ed è in gran parte determinato da due tipologie di reato: i furti e i danneggiamenti. Entrambe le fattispecie figurano abbondantemente al di sotto della media determinata dal rapporto tra il totale dei delitti denunciati e il totale dei presunti autori di reato denunciati, assestandosi sotto il 5 e intorno al 3 nel rispettivo rapporto percentuale, appena sopra i dati del contrabbando e degli infanticidi, statisticamente poco o per nulla rilevanti. Al netto di furti e danneggiamenti, che costituiscono un vero e proprio buco nero della repressione penale, minacciata ma non perseguita dallo Stato, il rapporto tra denunce e presunti autori denunciati per gli altri delitti sale rapidamente dal 20 al 56,29 per cento.

IL CASO “DROGA”. Tra il 2009 e il 2010 si registra un aumento consistente (nell’ordine del 20-30 per cento) delle segnalazioni all’autorità giudiziaria per furti e violazioni alla disciplina degli stupefacenti, non congruente con un aumento delle denunce di fatti o persone, da cui è possibile desumere un particolare impegno delle forze di polizia nella ricerca degli autori di questi reati. Contemporaneamente calano significativamente (in termini sia percentuali che assoluti) le segnalazioni per truffe e frodi informatiche e per ricettazione. GLI AUTORI DEI REATI. Gli extra-comunitari risultano essere circa un terzo delle persone segnalate all’autorità giudiziaria come presunti autori di reato, una percentuale ben maggiore di quella stimata come abitualmente domiciliata nel territorio della Regione Umbria. Come si sa, però, questo dato non può indurci a trarre la conclusione di una naturale maggiore propensione alla devianza da parte degli extra-comunitari, dovendo essere tarato non solo sulle scelte di criminalizzazione primaria e secondaria operata dal legislatore e dalle agenzie del controllo e della repressione dei reati, ma anche sulla peculiare composizione socio-anagrafica degli immigrati extra-comunitari di prima generazione (età, genere, condizione lavorativa, economica, abitativa) fisiologicamente diversa da quella della popolazione autoctona. Spiccano anche qui i reati relativi agli stupefacenti, che vengono addebitati agli extra-comunitari nella misura dei due terzi dei casi registrati. Possiamo dire che gli omicidi colposi, le percosse, le minacce, le ingiurie, i furti, l’usura, l’associazione per delinquere, le truffe, le frodi e i delitti informatici, gli incendi, i danneggiamenti e finanche la contraffazione sono “reati da italiani”, per i quali c’è una netta prevalenza di italiani segnalati all’autorità giudiziaria. Al contrario le donne sono ampiamente sottorappresentate nelle segnalazioni all’autorità giudiziaria come autrici di reato, e anche questo è un dato consolidato, non solo in Umbria, non solo in Italia, non solo nel periodo di tempo considerato. Furti, truffe e frodi informatiche, ingiurie, i reati più frequentemente contestati alle donne. Marginali i reati gravi contro la persona, ma anche quelli relativi alla circolazione di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda i minorenni, quasi la metà delle segnalazione all’autorità giudiziaria fatte nei loro confronti sono dovute alla presunta responsabilità in furti. Seguono, quindi, in misura più contenuta, i reati di ricettazione (evidentemente connessi ai furti), i danneggiamenti e le violazioni alla legge sugli stupefacenti.

LE VITTIME DEI REATI. Più di 27mila reati con vittime sarebbero avvenuti in Umbria nel 2009 e 2010. Tra il 2009 e il 2010 il quadro non muta di molto: sui numeri piccoli, ma significativi, emergono gli aumenti dei tentati omicidi, degli omicidi colposi e dei sequestri di persona, mentre calano gli omicidi consumati; sui reati a maggiore diffusione meritano di essere segnalati solo l’aumento della rapine e la diminuzione degli incendi vittimizzanti. Al netto della “cifra oscura” e della propensione alla denuncia, le donne costituiscono circa il 40 per cento delle “vittime” dei reati registrati dalle forze dell’ordine, prevalentemente in relazione a furti, danneggiamenti, minacce e ingiurie. Significativi i “reati da (vittime) donne”, come quelli relativi alla sfera della sessualità (la generalità dei casi di corruzione e di atti sessuali con minori, la quasi totalità dei casi di violenza sessuale e di sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile), ma anche i sequestri di persona, che in una larga maggioranza di casi vedono come vittime persone di sesso femminile. Gli extra-comunitari risultano vittime con una frequenza di circa il 15 per cento dei casi, approssimativamente doppia rispetto alle stime di presenza del loro universo di riferimento sul territorio nazionale. Si può ipotizzare una significativa rilevanza della “cifra oscura”, determinata dalla scarsa propensione alla denuncia degli irregolari e comunque dalla condizione di precarietà (e subordinazione ai cittadini) degli immigrati anche di coloro che siano regolarmente soggiornanti nel nostro Paese. Va infine considerata la possibilità che una serie di fatti penalmente rilevanti non emergano perché più facilmente restano nel chiuso delle comunità di appartenenza.

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEI DELITTI. La distribuzione territoriale dei delitti denunciati (nel 2009) tra le province corrisponde grosso modo alla popolazione residente: se nella provincia di Perugia, alla fine del 2009 risultava residente il 79 per cento della popolazione regionale, il numero complessivo delle denunce riguardanti quel territorio sia nel 2009 che nel 2010 si aggira intorno al 75 per cento del totale, con una progressiva (ma minima) maggiore incidenza della provincia di Terni, dove le denunce dei reati, nel 2010, crescono di 200 unità, mentre nella provincia di Perugia decrescono di 246 unità. Nei comuni capoluoghi si registra circa il 45 per cento dei reati denunciati a fronte di una popolazione del 31 per cento del totale regionale. Nelle città di Perugia e Terni il dato è più rilevante, a conferma che le aree urbane sono quelle in cui è più frequente la denuncia di reati.

SCHEDA: SONDAGGIO SULLE PROBLEMATICHE DELLA SICUREZZA. Il sondaggio sulla percezione della sicurezza in Umbria è stato condotto attraverso l’intervista telefonica a un campione determinato casualmente composto da 300 abitanti dei 10 Comuni più popolati della regione (Perugia, Terni, Foligno, Città Di Castello, Spoleto, Gubbio, Assisi, Bastia Umbra, Orvieto e Corciano). PERCEZIONE DELLA SICUREZZA. Tanto sul piano nazionale che su quello locale, le risposte hanno evidenziato la percezione di un generale aumento della criminalità nell'ultimo anno. In particolare, il 62,7 per cento degli intervistati, rileva l'aumento a livello nazionale, mentre il 56,7 per cento lo riscontra nel territorio del proprio Comune di residenza. Da notare che ad entrambe le domande solo una minima parte del campione ha riscontrato una diminuzione della criminalità (1,3 per cento a livello nazionale e il 2,3 per cento a livello locale). Nonostante quanto sopra osservato, la criminalità non è percepita come un problema molto grave, se riferita alla zona di residenza degli intervistati. Nello specifico il 44 per cento degli intervistati pensa che la criminalità sia un fatto poco grave nella zona in cui vivono, mentre solo l'11,3 per cento di loro ritiene che sia un problema molto grave. Ciò probabilmente è dovuto al fatto che in Umbria è presente un elevato numero di persone residenti in piccoli centri, dove la conoscenza tra vicini è molto frequente. Nello specifico, il 57,4 per cento delle donne ritiene che la criminalità sia aumentata a fronte del 44,8 per cento dei maschi. LA QUALITÀ DELLA VITA. Giudizio abbastanza positivo circa la qualità della vita : il 29 per cento (88 intervistati sui 300 totali) vota “7”, il 22 per cento ha votato “8” ed il 12 per cento si distribuisce tra i giudizi di eccellenza (“9” e “10”); il restante 33,5 per cento dà un giudizio sotto la sufficienza (“6”)

I PROBLEMI PIÙ SENTITI. Il 32,39 per cento degli intervistati fa riferimento alla crisi economica e più di un quarto (il 25,35 per cento) al costo della vita. La disoccupazione è il problema più sentito tra i cittadini umbri: infatti ben 153 intervistati lo hanno indicato tra i problemi globali più preoccupanti (il 54,22 per cento di coloro che si sono espressi). Anche rispetto alla situazione giovanile c'è abbastanza preoccupazione, con riferimento alla loro educazione e al loro futuro, che rappresenta un problema per il 27,11 per cento dei rispondenti. Il problema dell'insicurezza dovuta alla microcriminalità è avvertito dal 21,1 per cento, segue la droga con l'11,8 per cento. I PROBLEMI LOCALI. 75 intervistati (il 25 per cento) ha riferito di non riscontrare alcun problema particolare a livello locale. Tra le problematiche più sentite si riscontrano l'uso (5,2 per cento) e il traffico di droga (6,6 per cento), e più in generale la presenza di tossicodipendenti (2,4 per cento). La presenza di droga negli spazi urbani, dunque, in relazione alle risposte date sembra essere il problema più avvertito dai cittadini umbri (14,2 per cento). Anche i furti in genere (5,9 per cento) e l'insicurezza ad uscire la sera (5,8 per cento) paiono essere avvertiti come preoccupanti. Anche a livello locale, viene indicata come problematica la disoccupazione, infatti questa è presente nel 6,6, per cento delle risposte. Le donne sono tra coloro che lamentano maggiormente l'insicurezza ad uscire la sera (7,4 per cento a fronte di 2,9 per cento degli uomini). Tra coloro che hanno indicato come problema quello dell'insicurezza ad uscire la sera, il 7,5 per cento sono giovani. La presenza di extracomunitari preoccupa in misura preponderante rispetto agli uomini le donne (3 per cento donne, 1 per cento uomini).
IMMIGRAZIONE. Il 43 per cento degli intervistati pensa che la presenza di immigrati nella città di residenza porti più svantaggi che vantaggi, mentre il 28 per cento sostiene che porti più vantaggi che svantaggi. Più radicali sono le posizioni dell'11,3 per cento degli intervistati che vede nella presenza di immigrati nel proprio territorio solo svantaggi e della minoranza del 3,7 per cento che in essa vede solo vantaggi. IMMIGRAZIONE E CRIMINALITÀ. La maggior parte degli intervistati trova che esista un nesso tra l'aumento della presenza degli immigrati e l'aumento della criminalità (il 62,3 per cento comprensivo delle prime due colonne in grafico 3.2.10). Tra questi il 32 per cento si è dichiarato abbastanza d'accordo con l'affermazione secondo cui l’aumento dell’una favorisce l’aumento dell’altra, il 30,3 per cento si è detto molto d'accordo con tale affermazione. Il 13,3 per cento degli intervistati non concorda con la connessione tra l'incremento del fenomeno migratorio e quello della criminalità, mentre un altro 19,3 per cento non sembra esserne convinto (è “poco d’accordo”). In relazione alla connessione necessaria tra la condizione di immigrato e lo svolgimento di attività illecite quali lo spaccio di droga e i furti il 38,3 per cento degli intervistati non è per niente d'accordo con l’affermazione secondo cui “la gran parte degli immigrati sono solo spacciatori e ladri”. Il 31 per cento è invece poco d'accordo. Va notato tuttavia come oltre il 25 per cento del campione sia molto (7,7 per cento) o abbastanza (18 per cento) d'accordo con tale affermazione.

LA FIDUCIA NELLE FORZE DELL’ORDINE. Per quanto riguarda la considerazione delle Forze dell'ordine, una parte cospicua degli intervistati, il 36,3 per cento, ha dichiarato di ritenere che queste controllino abbastanza la criminalità nella zona in cui abitano. Tuttavia ben il 31 per cento degli intervistati sostiene che le forze dell'ordine siano poco in grado di effettuare tale controllo, mentre il 17,7 per cento ritiene che non lo siano per niente. Solo il 6,3 per cento del campione pensa che le forze dell'ordine attuino un controllo molto efficacie della criminalità nella zona di residenza. RAPPORTI CON IL VICINATO. Per ciò che attiene ai rapporti con il vicinato, va posto in rilievo come in prevalenza essi siano cordiali (40,7 per cento) e collaborativi (24,7 per cento). Alcuni degli intervistati (il 24 per cento) dichiarano di poter contare sempre sull'aiuto dei propri vicini in caso di bisogno. Pochi sono gli intervistati che lamentano rapporti diffidenti (4 per cento) e conflittuali con i vicini, caratterizzati da liti frequenti (1,3 per cento).

VITTIME DI REATI. Solo un'esigua parte del campione dichiari di essere stato vittima di reati nei dodici mesi precedenti la ricerca. Infatti, nonostante il 56,7 per cento degli intervistati – come vedremo - ha dichiarato di aver percepito un aumento di criminalità nel comune di residenza nell'ultimo anno, solo il 19 per cento sarebbe stato vittima di reati, mentre l'81 per cento dichiara di non aver subito alcun reato. Il 10,3 per cento degli intervistati ha risposto di aver subito un furto, di questi il 38,7 per cento sono furti in appartamento. Tra coloro che hanno subito furti le donne sono il 45,2 per cento. INFORMAZIONE SUI FENOMENI DI CRIMINALITA'. Canali di conoscenza degli episodi di criminalità accaduti nel territorio di residenza. Il 48,3 per cento risponde che avviene tramite conversazioni private (tra questi il 53,2 per cento tra gli ultra 55enni, solo il 36 per cento tra i giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni); il 47,3 per cento si informa attraverso televisioni e radio locali (tra questi il 48,2 per cento degli ultra 55enni a differenza delle persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni solo il 41,5 per cento); mentre il 39,7 per cento attraverso giornali locali (tra questi il 40,4 per cento tra gli ultra 55enni, solo il 38,7 per cento tra i giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni).

FIDUCIA NELLE FORZE DELL’ORDINE E IN ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI. Per quanto riguarda i Carabinieri, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, più dei 65 per cento del campione dichiara di riporvi “molta” o “abbastanza” fiducia. Nei confronti della magistratura, della Scuola e della Chiesa il 60 per cento degli intervistati si dividono tra “abbastanza” e “poca. Per quanto riguarda gli amministratori del Comune di residenza, il campione risponde in modo eterogeneo, ma il 40 per cento (121 intervistati) ha dichiarato di avere “poca” fiducia negli amministratori locali. Molto alta la percentuale di fiducia nei confronti degli scienziati (il 58 per cento si dichiara tra l’averne “molta” ed “abbastanza”) e del volontariato (più del 50 per cento dichiara di averne “molta”, e il 35 per cento “abbastanza”). Circa il 35 per cento del campione ripone molta o abbastanza fiducia nei giornalisti. Per quanto riguarda invece il Governo e il Parlamento: solo un intervistato su 300 dichiara di avere “molta” fiducia nel Parlamento, mentre 238 intervistati oscillano tra “poca” e “nessuna” (79 per cento). Simili le risposte sul grado di fiducia nel Governo, anche se in questo caso si riduce parzialmente il giudizio negativo (33 per cento tra “molta” e “abbastanza” e 58 per cento tra “poca” e “nessuna” fiducia). Il campione mostra, infine una discreta fiducia nella personalità e nella istituzione del Presidente della Repubblica (24 per cento “molta”, 39 per cento “abbastanza”), così come – genericamente – “nel prossimo” (69 per cento tra “molta” e “abbastanza”). TB/MP

Ultimo aggiornamento: 03/07/2013