(Acs) Perugia, 24 novembre 2011 - “Dispiace che i fatti continuino a darmi ragione. Francamente disturba essere preso per il pazzo di turno, che predica nel deserto, quando ci sono invece situazioni che emarginano sempre di più Città di Castello con responsabilità precise e che emergono in tutta la loro crudezza visti i recenti fatti”. Lo afferma il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Pdl) secondo cui “non bastava comprare da Banca Intesa un bubbone come Palazzo Vitelli, che minerà il futuro stesso della Fondazione. A questo si aggiunge l’incapacità di interlocuzione della Fondazione stessa nel momento in cui si vanno a costituire i futuri poli dell’unica Cassa di Risparmio dell'Umbria”.
Lignani Marchesani, spiega che il risultato della trattativa, “a cui era presente anche l’Amministrazione comunale (che dimostra purtroppo il suo scarso peso politico nella geopolitica umbra): a Terni la sede; a Spoleto gli Uffici direzionali; a Foligno il back-office di valutazione; a Città di Castello niente. È inutile affermare che si vuole conservare una banca del territorio se poi in sede di trattativa non si ottiene nessuna funzione strategica. Si sarebbe potuto, per esempio – aggiunge -, richiedere la sede per la formazione e destinare Palazzo Vitelli all’uopo, con un indotto anche per le attività commerciali di gran lunga superiore a un inutile Centro di documentazione”.
Per l'esponente del Pdl “la sensazione amara è che ci sia una classe dirigente usurata, che pensa esclusivamente al proprio futuro, magari un posto nel futuro Cda della banca umbra, di molto prestigio ma di nessun potere sostanziale, e che non si rifletta su strategie di lungo periodo, che preservino il ruolo della Comunità e delle future generazioni. Occorre al più presto una nuova classe dirigente nei luoghi decisionali, anagraficamente più fresca e che voglia mettersi in gioco. Si vede invece – conclude Lignani Marchesani - una sorta di rassegnazione, in cui tutto viene supinamente accettato per il vantaggio di pochi ed il danno di quasi tutti, isolando e cercando di affossare le voci fuori dal coro. Ma tra poco si potrebbe governare su un cumulo di macerie”. RED/mp