(Acs) Perugia, 17 maggio 2011 - “Con il decesso della ragazza portoghese di 16 anni, salgono a venti le morti per aborto con la pillola Ru486. Se poi sommiamo a queste altre 12 di persone che avevano assunto la Ru486 per ‘uso compassionevole’, cioè al di fuori di protocolli stabiliti salgono a 32 morti accertate dopo la somministrazione della pillola abortiva”. Il consigliere regionale Maria Rosi (Pdl) interviene nella polemica sull’uso del medicinale Ru486 e ricorda che un recente studio australiano “ha segnalato che le complicazioni dopo l’aborto medico sono molto più frequenti di quelle a seguito di aborto chirurgico, in base ai risultati di 7000 aborti effettuati con la Ru486 nel sud dell’Australia, confermando così i dati già noti alla letteratura scientifica”.
Secondo l’esponente del Pdl, “visti i recenti fatti non possono esserci dubbi sul seguire le linee guida ministeriali per l’aborto farmacologico, che prevedono che l’intera procedura venga eseguita in regime di ricovero ordinario, per salvaguardare al meglio la salute delle donne. Per sterili ideologismi – sottolinea Rosi - non si può paragonare la pillola Ru486 a un farmaco ordinario da somministrare in regime di day hospital: i rischi connessi all'interruzione farmacologica della gravidanza si possono considerare equivalenti alla interruzione chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero''.
Rosi, sostiene che le istituzioni hanno il dovere di tutelare la salute dei cittadini: “Non possono portare avanti sterili battaglie legate a ideologismi di partiti quando è in gioco la vita delle donne e bambini. E il fatto sconcertante – aggiunge - è che si taccia davanti a tutte queste morti, che sia considerato un fatto normale e che la nostra istituzione non prenda una posizione per la tutela della salute della donna. E' vero che la donna ha il diritto scegliere – dice Maria Rosi -, ma è altrettanto vero che noi abbiamo il dovere di rendere la sua scelta sicura e consapevole. Non possiamo considerare l'aborto un fatto domestico – conclude - e non si può considerare La Ru486 come un semplice contraccettivo”. RED/tb